ClanDESTINI (cinquantatreesima puntata)
“Non mi va di mangiare” ribatté Didier “non mi va tanto neanche di vivere se devo ancora fare come una volta.” Allora il cuoco, ciondolando la testa, prese la spadetta per spezzare le ossa della carne e si avvicinò a Didier. Con la mano libera gli strinse i ricci dei capelli “Nenti sentirai.”
“Poi ci sono le isole, le 82 isole dell’arcipelago di Bijagos, sono gran parte del territorio nazionale.” riprese Hansen” La fitta giungla sulla terraferma è il 38% del paese. Questa piccola ex-colonia portoghese è diventata lo snodo ideale del traffico mondiale dei latino-americani. Perché la stessa particolare composizione morfologica garantisce che la maggior parte delle regioni della Guinea-Bissau sia fuori dal controllo del governo centrale.”
“Minchia, vero, un paradiso è!”
“Per lo più il territorio è in mano ai signori della guerra, i Buruli del posto e poi ai militari. Diverse bande comandate da generali delle forze armate… Poi altri hub sono anche Senegal, Gambia, Mauritania Mali che funzionano anche come basi di stoccaggio, esistono ampi depositi per parcellizzare le partite di droga e ridurre il fattore rischio… poi vanno via mare e via terra: via mare al triangolo marittimo…”
“Che sarebbe? Dammi la pentola con l’acqua dei finocchietti.” ordinò al cuoco. Ci aggiunse altra acqua salata e preparò i maccheroncini.
“Isole Canarie, Capo Verde, Azzorre, quello che resta dell’isola di Atlantide, che era grossa come l’Egitto, e di lì è facile il trasporto diretto in Spagna e Portogallo. Ma c’è anche la rotta via terra, che passa per il Mali e arriva ai gruppi di Al Qaeda nel Maghreb islamico. Bisognava reagire. In fondo con Barzai siamo alleati! E Al Qaeda è il nemico dell’America e della missione di pace…”
“Peace keeping e peace enforcing, conosco” annuì Cascio Ferro “in fondo anche qui possiamo dire che siamo alleati in una missione di pace!”
“Sai Lando, è più forte di me, un po’ mi vergogno a sentir dire che in questo momento anche noi siamo alleati.”
“Gerlando” precisò il capo mafia “Nuddu si pigghia si nun s’assumigghia. Noi siamo sempre stati un po’ Stato e voi siete sempre stati un po’ Mafia.”
“Noi no! Così pensa il Generale. Mentre io sono un uomo d’affari.”
“Pregiudizi!” mise i maccheroncini nell’acqua in ebollizione ”Basta immaginare cosa succederebbe se tutto il crimine organizzato lasciasse l’Italia, non solo noi, ma anche camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita. Tutti. E non dico solo finanziariamente, ma se portassimo da un’altra parte le nostre risorse imprenditoriali, gestionali, organizzative… i contatti, le relazioni, la corruzione. Tutto.
Primo risultato: un esercito di senza lavoro e il PIL in picchiata libera. E l’esodo è possibile, siamo presenti in maniera radicata nel resto d’Europa, nelle due Americhe, in Canada, in Australia, qui in Africa e anche in Asia. Secondo risultato: l’Italia uscirebbe dal G8 e, a stento rimarrebbe nel G20!”
“E lo dici a me?… È proprio per evitare questo sfacelo che voglio prendere il posto del Generale!”
Cascio Ferro sorrise, scuotendo la testa “A proposito di vergogna, che dovrei dire io che vado contro la saggezza popolare? Dice Nun tiniri amicizia cu li sbirri. Ca cci perdi lu vinu e li sicari. Nel senso di sigari, non di sicari, che in quel campo ho avuto veramente una grossa perdita! Per colpa di quel Didier!”
“A parte qualche killer e qualche picciotto, non hai perso niente finora.”
“Solo perché Didier, a Montelusa s’è voluto imbarcare e ti è caduto tra le braccia!” disse indicando il ragazzino. “Per il resto site come noi, Amicu cu tutti e fidili cu nuddu. Vuol dire Amico con tutti e fedele con nessuno!”
Hansen rise. “No, no, io sono nei secoli fedele!”
“Lo dice anche il Generale per cui saresti un deviato! Dovete chiarirvi tra voi, o vedere chi sopravvive. Allora perché lo fai?”
Il colonnello Hansen non rispose.
“Allora per il potere, lo fate per quello! Il potere sì!”
Il colonnello Hansen stavolta rispose “Armi, rifiuti tossici, droga, è tutta la stessa monnezza che fa accumulare potere e denaro. Cioè la cosa più importante: il controllo sulle persone. Come singoli o come gruppi, è la stessa cosa, quello che conta è che il controllo sia più esteso possibile.”
“A mia lo dici?”
Hansen s’avvicinò a Didier “È arrivato il momento che tu ci spieghi perché il Fratello maggiore della Morte ti vuole morto anziché vivo… ho cercato nella mia testa una spiegazione, ma non l’ho trovata.”
Cascio Ferro continuava a ondeggiare la mezzaluna sulle cipolle e una lacrima comparve sul suo viso.
“Datemi un po’ d’acqua.” chiese Didier.
Il cuoco s’avvicinò ai lavandini, riempì un bicchiere e l’accostò alle labbra screpolate del ragazzino.
Il trito di cipolle era finito e gli occhi del Ragioniere si erano riempiti di lacrime. Si fece dare un piatto resistente al fuoco molto fondo e cominciò a disporre uno strato di pasta e, sopra, una di sarde intere, poi due cucchiaiate di salsa e così via, strato dopo strato. L’ultimo con la pasta.
Didier bevve lentamente “Io preferirei morire oggi, al caldo, in questa cucina. Il collo poggiato su quel ceppo di legno laggiù, e un colpo secco di quella mannaia si porta via tutti i miei guai.”
“Si chiama ciocco da macellaio” precisò il cuoco a bassa voce ”e la mannaia si chiama spadetta.”
“Non ti ho chiesto cosa preferisci tu.” insisté Hansen.
“Buruli ha un esercito sterminato di bambini soldato che sono cresciuti e hanno combattuto sotto i suoi ordini e quelli dei suoi ufficiali, ma avendo sempre me come costante punto di riferimento in battaglia.” Didier si passò la lingua sulle labbra.
“Un bambino guarda quello che fa un altro bambino” disse Salvatore “ancora di più di quello che gli dice un adulto.”
“E così per quell’esercito tu sei il mito da seguire.” osservò Hansen.
Cascio Ferro si asciugò gli occhi con il bordo del grembiule del cuoco “Finché non l’hai tradito, il tuo comandante e professore, e ora deve mettere la tua testa in cima a una picca per far capire alla classe indisciplinata qual è la punizione. Lo capisco, è quello che dovrò fare pure io con Cola, che ha salvato i negri in mare invece di proseguire il viaggio con le armi.”
Didier abbassò lo sguardo mentre indietreggiava lentamente verso un tavolo dove aveva adocchiato un coltello per disossare la carne.
“E allora vuoi dirci che Buruli ti teme tanto da vivo da non voler rischiare neanche che ti riconsegniamo a lui?” chiese Hansen.
Didier si era appoggiato al tavolo mentre le sue mani cercavano il coltello “Certo, questo è quello che vuole lui e anch’io lo voglio, perché, se mi consegnate, la mia fine sarà ben più dolorosa di quella che mi aspetta in questa cucina.”
“I tuoi commilitoni bambini potrebbero salvarti” se ne uscì Salvatore “e comunque Buruli avrebbe la sua gatta da pelare, che per noi potrebbe essere un vantaggio… Forse avevi capito troppo, che le armi servivano anche per la guerra nel Mali e che qualche signore della guerra vicino a Buruli non avrebbe gradito troppo che rifornisse Al Qaeda.”
“Chi se ne fotte di Al Qaeda!” sbottò Cascio Ferro con gli occhi rossi per il pianto, poi si rivolse al cuoco “Ora basta, fai come ha detto u’ picciriddu, mettigli la testa sul ciocco e staccagliela con la mannaia. Poi prepara basso il forno che venti minuti deve cuocere… no la testa.”
Il cuoco si asciugò le mani unte sulla barba “Gli neghiamo anche l’ultima cena, preparata da vossia?”
Il Ragioniere e Hansen, il venditore bianco, si scambiarono un’occhiata “Sì!” dissero insieme.
“Non mi va di mangiare” ribatté Didier “non mi va tanto neanche di vivere se devo ancora fare come una volta.”
Allora il cuoco, ciondolando la testa, prese la spadetta per spezzare le ossa della carne e si avvicinò a Didier. Con la mano libera gli strinse i ricci dei capelli “Nenti sentirai.”
In quell’istante vide baluginare una lama sottile e affilata, allentò la stretta mentre il coltello da disosso gli penetrava nel ventre, sempre più in basso. Una larga chiazza rossa si disegnò sul grembiule bianco.
Didier sfilò il coltello e un fiotto di sangue uscì dal grande ventre del cuoco. Indietreggiò verso la porta del retrocucina quando vide Salvatore che aveva già estratto la sua Beretta d’ordinanza, si fermò e lanciò con forza il coltello insanguinato dritto verso la sua testa.
La lama lo colpì al collo, all’altezza della carotide. Un colpo fortunato. Non riuscì a gridare per il sangue che gli aveva riempito la gola, cadde a terra con gli occhi sbarrati. L’ultima immagine che vide fu quella di Didier che spariva dietro la porticina.
Una pozza di sangue scuro si formò tutt’intorno alla sua testa.
La sorpresa era tutto, gli aveva insegnato Buruli…
Ancora la capacità d’uccidere di quando era un bambino-soldato: era vivo per quella sua maledizione.
Didier, mentre infilava i vicoli bui di Chisimaio, pensò alla grossa sorpresa che ora era in grado di fare, lui, al Fratello maggiore della Morte.
(continua)
(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).
L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice
La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI
Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini
È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.
Qui le modalità per l’acquisto del libro.
Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)
http://www.luigicalcerano.com
http://www.giuseppefiori.com
GLI EBOOK DI CALCERANNO E FIORI SU PINOCCHIO 2.0
http://www.descrittiva.it/calip/ebook-pinocchio2punto0.htm
Calcerano e Fiori