Luciano e la maturità del futuro
“L’ignoranza acceca gli uomini”: titolo della versione di greco (Luciano) per la maturità classica; il testo ha un forte significato, allora perché in futuro non pensare anche a un commento che possa incidere sulla vera maturità dei ragazzi.
Maturità 2014: nella prova di greco i ragazzi dei licei classici si sono misurati con Luciano. La suggestione attuale dei classici li attende già dal titolo: “L’ignoranza acceca gli uomini”.
Il messaggio è forte: la conoscenza è la strada per costruirsi uno spirito critico. Allora perché accontentarsi della traduzione di un testo così ricco e non pensare, per il futuro, a una prova che preveda anche un commento “maturo” da parte degli studenti.
Il testo assegnato agli studenti è l’incipit di “Non si deve credere facilmente alla calunnia” di Luciano di Samosata (ca.120-post 180 d.C.). “L’ignoranza (agnoia) è certamente una terribile sciagura e fonte di molti mali per gli uomini, poiché sparge come una nebbia sui fatti, oscura la verità (aletheia)… In effetti, tutti siamo simili a chi vaga nelle tenebre, o per meglio dire ci troviamo in una condizione analoga a quella dei ciechi… Proprio tale condizione ha già fornito ai poeti tragici numerosissimi argomenti per i loro drammi, i Labdacidi e i Pelopidi… Effettivamente, si potrebbe notare che quasi la maggior parte delle sventure che vengono messe in scena sono guidate dalla regia dell’ignoranza come da una sorta di demone tragico. Parlo considerando, oltre agli altri aspetti della questione, in particolare le calunnie prive di fondamento riguardanti i familiari e gli amici, a causa delle quali sono state già rovinate famiglie e intere città sono state distrutte, padri in preda alla follia si sono accaniti sui figli e fratelli sui fratelli e figli sui genitori e amanti sugli amati: persino molte amicizie sono state spezzate e giuramenti sono per avere dato credito alle calunnie (pithanotetos)”.
Luciano è amato dagli studenti per la “Storia Vera”, racconto di un’avventura fantastica in cui i protagonisti fanno un viaggio sulla luna e vengono inghiottiti da una balena, come accadrà a Giona e a Pinocchio.
L’autore fu un tipico esponente della seconda sofistica, fenomeno dell’età imperiale greco-romana in cui la retorica, cioè l’arte della parola, costituisce il centro dell’interesse ed è usata in modo fine a se stesso. Colpisce sentir parlare nel “De magia” di Apuleio, che è pur sempre un’orazione giudiziaria, di un “Elogio del dentifricio” o di un “Elogio della mosca” di Luciano. Ma quest’ultimo fu molto di più, fu un uomo di notevole caratura intellettuale che ha fatto della parodia, presente in gran parte delle sue opere, il suo strumento retorico-letterario privilegiato. Gli studenti sono pronti a cogliere l’intelligenza e la chiave di lettura brillante nelle sue opere.
Arrivando al testo in questione, il messaggio di Luciano è notevole: le calunnie sono pericolose, minano il giudizio personale e persino i rapporti affettivi. Per esemplificare il concetto, l’autore allude alla tragedia attraverso le vicende dei Labdacidi (saga di Edipo) e dei Pelopidi (saga di Agamennone): l’ignoranza è il motore degli eventi, essa è la fonte primaria dei mali per gli uomini. Solo dalla conoscenza e dal senso critico possono venire azioni autonome.
La scelta di questo testo contiene un dono che si può trasformare in “possesso” per i maturandi e vederlo “solo” come una prova di traduzione la trovo un’occasione sprecata.
Mentre osservavo i miei studenti alle prese con il vocabolario, pensavo che la traduzione pura all’esame di Stato rischia proprio di far perdere loro di vista il messaggio di ciò che traducono e dunque il senso autentico dell’aver studiato il mondo greco e romano per cinque anni.
Diverso sarebbe se la seconda prova d’esame al liceo classico fosse pensata “riducendo” la richiesta della traduzione, non dimentichiamo che i ragazzi sono stati valutati sulle abilità linguistiche per cinque anni e “ampliando” la voce dei classici.
Concretamente, partendo dal brano di Luciano, dato il testo, queste potrebbero essere le richieste (con un massimo di righe da indicare):
• contestualizzazione storico-culturale: questione della decadenza dell’oratoria, tema di grande attualità negli autori latini e greci dal I sec d.C.;
• analisi e riflessione etimologica, linguistica: ad esempio la riflessione su “agnoia” e “aletheia”. L’”ignoranza”, “a” privativo + la radice del verbo “gignosco”, “sapere” la “verità”, vocabolo che in greco è il risultato di una negazione, “a” privativo + “lanthano”, che suggerisce l’idea del nascondere: la verità è, per i greci, un non-nascondimento, una ricerca continua;
• cuore del messaggio a partire da “pithanotes” la fede che si presta alle calunnie;
• approfondimenti sul teatro, facoltativi, a partire dal cenno ai Labdacidi e ai Pelopidi;
•riflessioni legate all’oggi, a partire dal tema del testo (argomentate da libri, articoli, tesine…).
La somma di queste riflessioni tra l’antico e il moderno è il vero “possesso per sempre” che possiamo donare ai futuri maturandi.
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Cristina dell'Acqua