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Le culture dei nuovi licei, tecnici e professionali

Pubblicato il: 01/09/2009 15:43:34 -


Nel riordino della secondaria la conferma della tradizionale tripartizione in Licei, Istituti Tecnici e Istituti Professionali non dovrà, e forse neanche potrebbe, riproporre culture separate e gerarchie. I diversi percorsi dovrebbero avere pari valore culturale e fondamentali tratti comuni. Ma questo non è automatico e dipende da come si completerà il quadro dei decreti e dall’attuazione. Intanto si può ragionare sui profili culturali proposti dalle bozze di decreto.
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Per circa un trentennio è stata coltivata l’idea (un sogno per alcuni) di un modello unico di scuola secondaria superiore articolata su pochi vasti indirizzi tutti caratterizzati da cultura e professionalità di base. Dopo una serie di sperimentazioni e vicende istituzionali che non ripercorriamo, alla fine la corsa si è fermata sul riordino dell’assetto tradizionale dei tre settori. Quello che, come sappiamo, è stato la base per una netta distinzione fra percorsi accademici e professionali, per la gerarchia dei saperi e, inutile negarlo, per le gerarchie sociali (come si proponeva esplicitamente la riforma Gentile): tutto quello che l’idea del modello unico pensava di superare.

Quindi si è perso un pezzo di storia? Si torna all’origine? Le cose, in realtà e per fortuna, non dovrebbero andare proprio così. Vediamo perché. Anzitutto è cambiato completamente il contesto, rispetto ai decenni in cui il vecchio modello si consolidò. Basta ricordare pochi elementi decisivi:
a) la società non è più strutturalmente gerarchizzata e stratificata,
b) le culture costituiscono un sistema molto più complesso nel quale, per esempio, la scienza e la tecnologia, la loro interazione e l’interazione con tutti i saperi hanno un ruolo decisivo,
c) il lavoro, almeno a livelli medio-alti, richiede una cultura ricca di competenze non solo tecniche,
d) le culture giovanili, basta pensare al rapporto con la musica e a quello con le tecnologie, prescindono in buona parte dalle classi sociali e offrono difficoltà/opportunità molto simili in tutti i tipi di scuola.

Questo rende improduttiva e, in ultima analisi, velleitaria, una netta separazione fra culture e una loro disposizione gerarchica e spinge verso percorsi culturali diversi, ma di pari valore.

In che misura il riordino proposto dai tre decreti porta in questa direzione? Per saperlo bisogna aspettare alcuni anni. Per ora si può ragionare su quello che ci propongono le bozze di decreto e qui ci limitiamo ai profili culturali proposti dai tre decreti. In questi ci sono molti tratti comuni, che prefigurano un alto profilo intellettuale. Ad esempio: porsi con atteggiamento razionale e critico di fronte alla realtà, e collocare le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche in una dimensione storico-culturale.

Nell’Istruzione Tecnica e Professionale il versante “riflessivo” si arricchisce poi della capacità di analizzare criticamente il contributo apportato dalla scienza e dalla tecnologia allo sviluppo dei saperi e dei valori di riferimento, al cambiamento della vita e della fruizione culturale. E anche di atteggiamenti che, pur legati alla professionalità, sono valori della cittadinanza: avere un orientamento al risultato del lavoro, comprendere il valore sociale della propria attività. Naturalmente si sviluppano poi le varie competenze tecniche di settore, ma hanno grande spazio anche alcune competenze trasversali come, prima di tutto, il metodo della progettazione. L’Istruzione Tecnica è inoltre connotata come “scuola dell’innovazione tecnologica” (si veda l’articolo di De Toni nella sezione Politiche Scolastiche) e quindi prevede la capacità di trovare soluzioni innovative e migliorative.

Nel profilo dei Licei c’è un’evidente maggiore enfasi sulla riflessione “sopra” i saperi. Ad esempio: riconoscere, nei diversi campi disciplinari studiati, i criteri scientifici di affidabilità delle conoscenze e delle conclusioni, distinguendo il valore conoscitivo delle diverse scienze in relazione ai loro diversi metodi di indagine; comprendere il tipo di indagine propria delle discipline scientifiche, la modellizzazione dei fenomeni, la convalida sperimentale del modello, l’interpretazione dei dati sperimentali. Infine trasformare i saperi in organica consapevolezza dell’unità della cultura: dove traspare il ruolo della filosofia come “coronamento” dell’educazione. Il problema che emerge nel caso dei Licei è una scarsissima attenzione alla dimensione della operatività: come se la capacità di rapportarsi concretamente ai problemi non fosse una dimensione culturale indispensabile e la riflessione razionale sul mondo fosse possibile senza avere sperimentato in prima persona il modo in cui in esso si opera.

Le indicazioni per l’apprendimento potranno precisare meglio l’impianto culturale e anche modificarlo. L’obbiettivo di un sistema scolastico articolato, ma sostanzialmente equilibrato è raggiungibile anche con i tre ordini distinti. Ci sono però molte difficoltà da superare. A cominciare da vecchie prassi.

Non è possibile, ad esempio, che in un Liceo Scientifico l’unica opportunità di affrontare un problema sia monodisciplinare e riguardi sempre e solo la Matematica, non a caso tema fisso della seconda prova scritta di maturità. E non è possibile escludere quasi totalmente la dimensione tecnologica nello studio delle scienze, perché questo crea un vero non senso rispetto a quello che accade nel mondo reale.

Nei Tecnici debbono essere superati due vecchi schemi. Il primo è la separazione fra un area comune che si assume tutto il compito di “fare cultura” e un’area di indirizzo esclusivamente dedita alle competenze tecniche. Il secondo è un rapporto fra scienza e tecnologia che vede la prima solo come propedeutica alla seconda, ignora il rapporto circolare e permanente fra le due.

Per raggiungere quegli obbiettivi di riflessione critica sul mondo e specifica sui saperi e le pratiche di pertinenza, anche in prospettiva storica, occorre chiedere ai docenti delle discipline tecnologiche di farsi anche un po’ scienziati, epistemologi e, persino, storici: una vera rivoluzione culturale.

Mario Fierli

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