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La traccia nel deserto di Claudio Imprudente

Pubblicato il: 08/06/2011 17:20:19 -


“Ogni errore è servito per andare avanti. Cercare, sbagliare, dubitare delle nostre idee e ricominciare, e darne conto al mondo. Cercare insieme. Lasciare il segno”. Appunti sulla laurea ad honorem a Claudio Imprudente.
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C’è, non ha mai smesso di esserci, ma è senza voce. È anche lui nel deserto. Il deserto, si sa, non ha margini; là ci si può orientare in tante direzioni, potresti andare ovunque, senza impedimenti: ma è proprio questo il fatto che impedisce. Nel deserto devi costruirti una strada con le tue forze e la tua fantasia, devi stabilire una direzione, continuare a inventare giorno per giorno, e, attraverso quello che mano a mano impari, ad ogni passo decidere strumenti, scegliere strategie che ti portino verso il punto cruciale, quello che vuoi trovare. E poi devi renderne conto al mondo. Qui, nel deserto, c’è qualche traccia di chi ci è già passato; qualche traccia è visibile, qualcuna è cancellata. Non sai chi era andato nella direzione giusta, e se qualcuno era andato nella direzione giusta. Qui ogni giorno ti svegli, e tu sei troppo stanco, hai camminato tanto, ma ogni giorno qui è come il primo giorno, è come quando eri partito. Se da qualcosa ti accorgi che hai sbagliato la strada, devi ricominciare. Ma se vedi che qualche cosa inizia a formarsi, devi continuare a stimolare fino a stringere i denti per la fatica, andare avanti, mantenere la strada.

Il deserto della conoscenza è immenso come la non conoscenza. È troppo misterioso, pericoloso, non tutti sono forti, non tutti sono scienziati. E proprio tu non sei uno scienziato, non ce la farai, sei debole. Nel mondo disincantato di Nietzsche, per esempio, ne dissuaderebbero tanti, li indurrebbero a lasciare il pericoloso mistero, inadatto per i deboli, per quelli che non sono i forti, ti stanchi, tu sei debole, non ti è permesso, fermati. Rispetto al Superuomo, ci sono gli incapaci a priori, quelli che non sarebbero in grado di elaborare stili di vita autonomi. Sono altri, i forti, che debbono occuparsi di loro, difenderli, aiutarli, tracciare per loro la direzione. Nel deserto della conoscenza puoi capitare ovunque: troppo rischioso, devi tornare a casa, tu non sei adatto. Invece no. Si diventa, scienziati. E come afferma Elena Cattaneo, “si continua a diventare scienziati sempre di più nel deserto, giorno per giorno”.

Tutti possiamo continuare a camminare, a inventare e ad ogni passo decidere, scegliere le strategie. Dovremo adoperare “l’attrezzatura nostra fisiologica” di cui ci parla Andrea Canevaro. Poi, come dimostra Claudio Imprudente, “La creatività e l’inventiva sono produttive”. E produttivo, per Claudio, “è lasciare un segno agli altri e ricevere il loro. Comunicare… è condividere i segni”. (C. Imprudente, L. Giommi, R. Parmeggiani, “Omino Macchino e la sfida della tavoletta”, Trento 2009, p. 39). I segni nel deserto, le tracce visibili e quelle in parte cancellate, le tracce di chi è già passato. È meglio, a volte, che il vento le abbia cancellate? “…che disgrazia, signora!”. Ogni errore è servito per andare avanti.

Cercare, sbagliare, dubitare delle nostre idee e ricominciare, e darne conto al mondo. Cercare insieme. Lasciare il segno.

Giulia Jaculli

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