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La scuola di Pinocchio? Un’ officina di libertà

Pubblicato il: 17/05/2012 17:23:00 -


L’intervista a Savino Roggia, autore di “Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino” (Tecniche Nuove Ed., Milano 2012), offre lo spaccato di una scuola fine ‘800 bigotta e poco accessibile e propone quella ambita da Collodi attraverso il suo combattente Pinocchio. Da illuminato la vorrebbe misurata a risvegliare l’intelletto dei giovani, a farli ragionare su come e quanto tra bisogni, passioni e pregiudizi siano burattini in mano ai burattinai dell’esistenza. La cura unica a tanta decadenza resta l’apprendimento attraverso strumenti, insegnanti e spazi liberi dall’influenza del “re”.
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Linda Giannini intervista Savino Roggia, scrittore e farmacista.

D. Savino Roggia, è vero che nello scrivere della scuola nel suo fresco di stampa “Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino”, hai prestato un occhio al tuo vissuto e l’altro al testo de “Le Avventure di Pinocchio”?
R. Interpretare un copione è sempre un raccontarsi e raccontare. Pensare alla mia esperienza alle elementari – con aule affollate di monelli dicitori fini in vernacolo e scrittori pessimi in italiano – e alla scuola serale – con spazi dedicati, insegnanti di livello e discenti motivati – ha reso facile il calarmi tra le fiamme che ardevano in Collodi.

D. Quale ruolo Collodi assegna alla scuola?
R. Trasformare i mastri Ciliegia dell’umanità in mastri Geppetto creatori di futuro, in scultori del proprio Pinocchio attraverso il quale ricostruire una società più virtuosa e attenta alla propria libertà.

D. Insomma il burattino non è il somaro in disamore con l’insegnamento?
R. Tutt’altro! Combatte la scuola bigotta attardata a formare bravi bambini, prossimi cittadini dalla coscienza omologata. Vorrebbe una scuola impegnata a risvegliare l’intelligenza dell’uomo. La martellata al Grillo parlante rompe con tanto passato e segna l’inizio de “Le Avventure di Pinocchio”.

D. Quale profilo d’insegnante propone Collodi?
R. Quello di Geppetto. Uomo fantasioso e riservato che agisce coerente all’invocazione dell’allievo immaginario: mostrami e ricordo, coinvolgimi e imparo. La scuola è in ogni dove e atto dell’uomo. L’errore resta il più formidabile dei maestri e il lavorarci sopra il più severo dei giudici. L’insegnante Geppetto è il padre-maestro che niente potrà asservire e mai sarà amico del figlio o complice di intenti sconvenienti.

D. Chi rema contro Pinocchio studente modello?
R. Il suo istinto a soddisfare, alla pari di ogni uomo, il bisogno del piacere disgiunto dai doveri. Poi ci sono il re e tutti gli interessati allo status quo: questi hanno creato e mantengono efficiente il servizio pubblico per trasportare i giovani dall’impegno per la polis verso il disimpegno del Paese dei Balocchi. E infine ci sono i coetanei suoi compagni, fans di una scuola prodiga nel promettere e avara nel pretendere.

D. E quale il senso dell’Abbecedario?
R. Collodi pur parte diligente del Risorgimento, canta fuori dal coro. Non condivide il ricorso a lotte e rivoluzioni. Per mutare la società assediata dall’immobilismo, quindi illiberale e superstiziosa, ne indica la cura nell’Abbecedario, la conoscenza appresa da testi fondamentali acquistabili in libreria e commentati da maestri in sedi indipendenti dal re.

D. La popolazione come reagisce alla scuola comunale?
R. La scuola non è sentita una necessità. Ragion per cui l’insegnante diventa il burattino nelle mani del primo cittadino, mal pagato e per questo spesso degradato di ufficio a fare anche il becchino. La popolazione, non avvertendo l’intrigo, si abbevera al secchio di coloro che ne sostengono l’inutilità. Beve persino la risibile diceria che avrebbe distratto i ragazzi dai lavori dei campi e delle stalle, fino a quella che lo star seduti per ore su un banco e lo studiare al lume di una candela avrebbe reso zoppi e nuociuto alla vista degli alunni.

D. Circa lo studiare: qual è la cifra di quel comprò… per pochi centesimi un grosso libro al quale mancavano il frontespizio e l’indice…
R. Pinocchio prossimo a diventare uomo sottolinea la passione di informarsi e formarsi che ogni uomo viator dovrebbe far sua. Indica in un corposo e poco costoso libro, la soglia obbligata per accedere alla conoscenza del sacro e del profano, della memoria individuale e collettiva, e quindi dell’universo in quanto espressione della rivelazione e del verbum di Dio, trasmessi per guidare gli uomini verso la comprensione del suo regno. Quel volume manca di frontespizio, ovvero del titolo, dell’autore e dell’editore: è il libro eterno della Tradizione; ed è privo dell’indice, dell’imprimatur dell’autorità vigile e tiranna.

ENGLISH ABSTRAC
The interview with Savino Roggia, author of “Pinocchio rediscovered, the power of recognising that we are all puppets” (Pinocchio ritrovato, la forza di riconoscersi burattino), Tecniche Nuove Ed, Milano 2012, offers a view of 19th century schooling as narrow-minded and inaccessible, while sponsoring that aspired by Collodi through his champion Pinocchio. As an enlightened individual, he longs for a school tailored to awaken the intellect of the young, making them contemplate on how they are all, in the face of desires, passions and prejudice, puppets in the hands of puppeteers of existence. The only cure to such decadence remains the knowledge gained through instruments, teachings and spaces free of the influence of the “king”.

***
Note sull’autore
Savino Roggia, a 14 anni, da Orta Nova giunge a Milano. Tra lavoro e studio serale si laurea in farmacia. Nel 1980 lascia l’attività di ricercatore farmaceutico per quella di titolare di farmacia in Vernante tra le Alpi di Cuneo. E’ giornalista pubblicista scrive su settimanali e nel 1998 pubblica Salute, farmacia e informazione II edizione Ed. Gribaudo, 1998.

Savino Roggia fa parte del gruppo Pinocchio 2.0 https://www.facebook.com/groups/139204519436108/

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