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Lo spazio duplice: didattico e “affettivo”

Pubblicato il: 01/02/2012 15:58:00 -


Attraverso l’esperienza del laboratorio didattico di italiano L2 e del suo setting, torniamo a riflettere sull’importanza dell’ambiente di apprendimento, e sulla necessità che si configuri non solo come spazio didattico, ma anche come spazio affettivo dove poter esprimere esperienze e vissuti emotivi. Una esperienza presentata al 2° convegno di Education 2.0.
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L’ambiente di apprendimento del laboratorio didattico di italiano L2 è stato, da una parte, spazio didattico in cui apprendere contenuti linguistici comunicativi, dall’altra, spazio in cui scambiare e condividere le proprie esperienze e vissuti emotivi scolastici, in cui apprendere competenze sociali (di gruppo e di aiuto reciproco).

Fisicamente, lo spazio del laboratorio di italiano L2 si configura come un aula dedicata al corso di italiano L2, con una lavagna a gessi vecchio stile, un armadietto-biblioteca dotato di materiali didattici condivisibili (tra cui vocabolari visuali e dizionari linguistici), un computer non particolarmente veloce, ma dotato di connessione a internet che permette di effettuare ricerche, di utilizzare materiale audio video e i programmi di scrittura.

Non solo l’aula dedicata al laboratorio di italiano è spazio didattico, ma anche la scuola intera, in particolare i corridoi, le aule, l’atrio e i luoghi di lavoro dell’amministrazione, che vengono, in una prima fase di ambientazione, esplorati dagli studenti con la guida dell’insegnante.

Il setting pensato per l’italiano L2 non è mai setting frontale, ma lo spazio è organizzato in modo da favorire il confronto tra tutti o a piccoli gruppi:
• cerchio o semicerchio di sedie;
• tavoli a isole;
• coppie di sedie;
• spazio vuoto;
• tavoli al centro per la festa finale.

L’ambiente di apprendimento è percepito, quindi, in modo diverso dagli studenti rispetto a quello delle lezioni del mattino, in cui prevale la disposizione dei banchi frontale; questo va spiegato e negoziato di volta in volta con studenti provenienti da retroterra e culture scolastiche diverse. È, tuttavia, di solito ben accettato dagli studenti, che si rendono conto di essere fin da subito chiamati a partecipare in primo piano e attivamente, nelle attività a coppie o a piccoli gruppi.

Lo spazio del laboratorio, inoltre, non è mai solo spazio didattico: con il tempo e con la conoscenza reciproca, diventa spazio in cui lentamente e graduamente aprirsi ed esprimere le proprie difficoltà o condividere le proprie gioie, ciascuno in maniera libera e graduale.

Diventa, quindi, anche “spazio affettivo”, denso di relazioni, che spesso viene percepito come rassicurante da chi, provenendo da un Paese o da un’altra cultura, si trova a doversi inserire in un contesto scolastico e socioculturale diverso e lontano.

Francesca Angonova

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