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Da Saint Exupéry a guardie e ladri: la DAD in maschera

Pubblicato il: 28/04/2021 02:42:32 -


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I vari provvedimenti, piovuti sulla società italiana per contenere i danni provocati dalla pandemia e per cercare di evitarne l’ulteriore diffusione, hanno agito  talora come una specie di specchio deformante, che ha amplificato storture, evidenziando prassi e comportamenti che troppo spesso appaiono normali, necessarie routine di una quotidianità che abitua il cittadino a destreggiarsi tra burocratiche indicazioni, espressione di bisogni personali e sociali cui si risponde con soluzioni   piattamente automatiche. 

Non si può pensare che la vita della scuola, bruscamente interrotta e avviata negli sconosciuti meandri della didattica a distanza, si sia potuta sottrarre a queste derive. Forse però le immagini deformate, che lo specchio ci ha spesso rimandato, fanno vedere come ciò che sembra normale prassi consolidata nel funzionamento della scuola, sia una soluzione aberrante, escogitata come banale risposta a questioni che richiedono ben altra cura. Sicuramente l’immagine della studentessa bendata per garantire a chi l’ha istruita la sicura e genuina paternità delle sue risposte, frutto di un preciso apprendimento, capace di restituire quanto è stato trasmesso, amplifica quella che si potrebbe definire la ‘sindrome’ di controllo, che affligge molti di quanti operano nella scuola.  La benda che impedisce quello scambio di sguardi, su cui ogni relazione significativa deve essere costruita, mortifica il lavoro di chi dovrebbe insegnare e di chi dovrebbe imparare, riducendo il senso dell’apprendere a una sorta di gioco, in cui io nascondo l’abuso che sto operando (copiatura o lettura di appunti o altro) e tu trovi il modo di cogliermi in flagrante per  punirmi e rimettermi in riga.  La scena mi evoca un famoso e amaro film, Guardie e ladri,   in cui Aldo Fabrizi e Totò, due sconfitti che pure si trovano su opposte sponde, si scontrano in uno scambio continuo di tristi schermaglie.  

Per fortuna lo specchio amplifica alcuni aspetti e ne nasconde altri, che forse insegnano qualcosa di più  sensato ed utile. La reclusione forzata dovuta al Covid 19 mi ha costretta a sistemare libri, appunti, foto; tante cose ammucchiate lì e mai più guardate. In questo lavoro ho trovato  la pagina di uno di quei quadernetti che, tra compagne di scuola, ci regalavamo per far scrivere pensieri alle amiche a agli insegnanti, o meglio alle insegnanti.  Quando ho visto, ancora una volta recentemente, la foto della studentessa bendata dalla sua insegnante perché non imbrogliasse durante l’interrogazione ? pare del resto che non sia stata l’unica docente a fare questa pensata ? mi è tornata in mente la pagina di quel mio quadernetto, che forse ci permette di guardare al di là delle immagini che gli specchi deformanti riproducono. Mi rendo conto che questo mio ricordo può  apparire patetico, ma forse non è male ricordare, con prove di fatto, che il gioco di guardie e ladri non ha proprio nulla a che vedere col lavoro di chi insegna e di chi impara. 

Riporto qui, traducendola dal francese, la pagina del mio quadernetto, che la professoressa mi aveva dedicato.

 

“«Il grande valore di un mestiere è forse soprattutto quello di unire gli uomini: è il solo vero lusso, ed è quello delle relazioni umane»  A. De Saint Exupery,   Terre des hommes

«Anche il mio umile “mestiere” mi permette questo lusso: quando vi aiuto ad accostarvi a qualche capolavoro immortale, è soprattutto la sensazione di aver stabilito  tra voi e me  “delle relazioni umane”, che mi riempie di  una gioia profonda. Sono sicura che non mi sbaglio: la luce nei tuoi occhi di adolescente me lo ha confermato tante volte» 

                                                                              Ortensia Lami Leonardi

1° aprile 1955  – a casa mia, dopo la matinée del Tristano

 

È lo scritto di una docente che coglieva tutte le occasioni utili per ‘aprirci la testa’. L’occasione da cui era nata questa pagina era duplice. Prima di tutto era un congedo dall’alunna che dopo il V ginnasio avrebbe frequentato il liceo (allora si sosteneva un esame di ammissione al primo liceo e quindi si abbandonava lo studio della lingua straniera). Ma a questo si aggiungeva un altro  fatto: avevamo trascorso  una mattinata, a casa della professoressa,  per  ascoltare, sotto la sua guida, Tristano  e Isotta ( diretto da Furtwräengler e riprodotto su dischi a 78 giri su un vecchissimo giradischi );  in questo modo ci preparavamo  allo spettacolo wagneriano cui avremmo assistito tutte insieme  con la professoressa ,spettacolo che doveva essere preparato ‘seriamente’.

La docente non era una patetica vecchietta, ma una solida ‘compagna’ che aveva insegnato nella Roma liberata insieme a Mario e Anna Maria Manacorda nel Convitto dei Partigiani. 

Vittoria Gallina

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