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Sogno di lavorare per i giovani al fine di educare e istruire

Pubblicato il: 23/05/2012 18:56:52 -


Si vuole forse mortificare la cultura tecnologica che, da quest’anno, non appartiene più all’ambito disciplinare di Matematica-Scienze e Tecnologia? Ci rimetteranno i ragazzi… e i docenti, che vedranno sempre più allontanarsi il sogno di lavorare per i giovani al fine di educare e istruire.
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Senza dubbio la famiglia è il primo fattore per la crescita e l’educazione del ragazzo, innanzitutto sul piano umano. Ma rimane indubbiamente la scuola l’altro fattore dell’educazione in cui si incontrano due aspetti fondamentali e inscindibili: l’educazione e l’istruzione. Educare è introdurre il giovane alla realtà totale e questo ha bisogno di una tradizione viva con cui confrontarsi. Nell’idea di riforma della scuola occorrono menti di vivace intelligenza che rinnovino tale tradizione promuovendo un’esperienza di amicizia vera tra professori e alunni; di autentici maestri ai quali non viene privato il tempo per svolgere con autentica passione il loro lavoro, che diventa espressione di coinvolgimento umano con i ragazzi, e che siano capaci di trasmettere anche contenuti tecnici in modo più efficace. L’idea del ministro Berlinguer di promuovere un sistema paritario tra scuole libere e scuole gestite dallo Stato può essere sicuramente visto come una forza di propulsione per spingere la realtà statale con un vento di concorrenza che non può che arricchire il nostro sistema formativo. Ma a oggi, che fine hanno fatto la legge 59 del 1997 sull’autonomia e la legge 62 del 2000 che riconosce il servizio pubblico svolto dalle scuole paritarie; leggi che hanno segnato un passaggio da un sistema centralistico a uno fondato sull’autonomia dei soggetti sociali? Ora desidero cadere in polemica.

Io ho avuto la fortuna di insegnare per tanti anni Educazione Tecnica nella scuola Cattolica e oggi insegno la stessa disciplina, che chiamano Tecnologia, nella realtà statale. Ho potuto vedere sulla mia pelle e su quella dei miei ragazzi come l’azione del ministro Moratti si è maggiormente rivolta alla ridefinizione dei percorsi scolastici piuttosto che agli aspetti strutturali anche se ha favorito, e questo è vero, l’introduzione di un monte ore opzionale e facoltativo che avrebbe potuto condurre a una differenziazione dell’offerta formativa delle scuole, premiando le scuole più attente ai reali bisogni degli alunni e delle famiglie, ma che in itinere è stato completamente vanificato a causa della mancanza di fondi. Tale mancanza di fondi non esiste nella scuola paritaria… ovviamente! Anche il tempo curricolare è stato ristrutturato mortificando diverse materie – tra le quali quella che io insegno, che ha subito dei veri e propri attentati – con una drastica riduzione di ore e che il ministro Gelmini, nell’ottica del risparmio economico, ha bloccato. Mancano i fondi e le scuole non possono differenziarsi nell’offerta formativa. Delle tre ore di tecnologia previste per ciascuna classe ne restano solo due. La terza ora è stata per alcuni anni utilizzata per l’insegnamento dell’Informatica che oggi è stata eliminata dal curricolo e così la Tecnologia si insegna per sole due ore in ogni classe. Arduo è gestire seriamente il programma, per educare e istruire, in due ore e per di più su altre tre classi per coprire l’intera cattedra di 18 ore. Questo, naturalmente, ha comportato la riduzione del personale docente. In tutto questo al monte ore è stata aggiunta un’ora alla Matematica. Nasce il sospetto che si vuole mortificare la cultura tecnologica che, da quest’anno, non appartiene più all’ambito disciplinare di Matematica-Scienze e Tecnologia. In tutta questa logica del risparmio chi ci rimette sono i ragazzi… oltre ai docenti che vedranno sempre più allontanarsi il sogno di lavorare per i giovani al fine di educare e istruire.

Massimo Ceccaccio

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