Relianza 4.0: una catena di valore tra scienza, tecnologia, industria, istruzione e società. Parte prima – di Arturo Marcello Allega e Paolo Di Nardo
Lunedì 15 maggio 2017, come è noto ad oltre tre milioni di telespettatori, la trasmissione d’inchiesta di Report della RAI – TV ha presentato un servizio centrato intorno ad una proposta di progetto di stupefacente innovatività. Il progetto è complesso ma intrigante perché mostra come diversi bisogni dell’umanità sono oggetto di una nuova relianza 4.0: creare ricchezza nelle periferie metropolitane, avviando percorsi di welfare nei quali l’integrazione si sposa con gli obiettivi UE sull’inclusività, fino ad una filiera dell’edilizia riorganizzata in un processo efficace e totalmente ecosostenibile. La proposta è incentrata intorno a priorità assolute: pulire il pianeta da diverse forme di inquinamento (ad esempio, la eliminazione delle plastiche ‘dure’, la più massiva nei nostri oceani, e la produzione delle plastiche vegetali da scarti alimentari e non solo) adottando una nuova vision della produzione alimentare e della tutela della salute del cittadino di domani. Come è noto da diverse indagini del CNR e da Greenepeace alcune particelle di plastica sono state rilevate nella pesca commerciale, per intenderci, quella che finisce sulle nostre tavole. Un progetto che nasce dal basso, dalle scuole protagoniste nei singoli territori e si apre ad una sinergia essenziale tra queste, l’università, gli enti di ricerca, le industrie 4.0, il terzo settore, le associazioni edili, le società a supporto dell’innovazione e della nascita delle start up, le associazioni edili e, ovviamente, laddove, la politica è sensibile e pronta, le amministrazioni locali, regionali e nazionali.
La sfida posta dalla competitività a livello globale comporta l’adozione di nuovi modelli di sviluppo in tempi brevi, al fine di migliorare la produttività e la sua efficienza mediante l’adozione di modelli più flessibili di organizzazione del lavoro. In questo contesto di fondamentale importanza è cruciale il reclutamento dei “migliori” (cominciando, appunto, dai “vivai” delle scuole). Questi dovranno imparare a rapportarsi con la complessità dei nuovi sistemi di produzione e con la necessità di cooperare mediante social media. I sistemi di produzione, resi flessibili, devono essere ottimizzati in modo radicale, non solo a livello locale, ma anche nel contesto di una rete globale di unità di produzione (anche non dello stesso operatore) in grado di auto-adattarsi e auto-organizzarsi in funzione delle necessità che, di volta in volta, dovessero emergere.
Il concetto di migliore non è discriminatorio. In ogni contesto si distinguono le eccellenze e, spesso, queste vengono fagocitate dalla mediocrità che si cela nell’esagerata ricerca dell’equità. Equità, invece, significa valorizzare le capacità di tutti e di ognuno, che per i livelli che raggiunge o le scelte che opera sono necessarie nei diversi contesti alle molteplici funzioni che l’azione chiede. Nel nostro sistema di istruzione superiore e universitaria, di ricerca, e così via, si assiste invece ad una nitida penalizzazione dei migliori (fuga dei cervelli all’estero o semplicemente dall’università e dalla ricerca) e di una diffusione senza precedenti dei livelli di mediocrità appiattiti dalle diverse forme di analfabetismo. Questo progetto si fonda su una esigenza etica rinnovata dove si vorrebbe assicurare ad ognuno un percorso di vita a seconda delle proprie capacità. Inserire la “persona” significa “includerla” in un percorso di vita e “valorizzarla” per il suo livello (qualunque esso sia), destinato a migliorare se all’interno di un processo. Ciò non significa affatto valorizzare senza un’operazione di misura. La misura deve essere parte integrante del processo mediante un sistema rigoroso di valutazione che consente l’avvio dei cicli di miglioramento (ad es. il ciclo di Deming).
Vorremmo sottolineare che la proposta progettuale della quale Report è proponente, in realtà, è molto più ampia, poiché interessa sia la produzione di plastiche vegetali da scarti alimentari (per la realizzazione di moltissimi layout come i piatti di carta, le posate,…), ma anche la stampa 3D di tessuti organici o protesi con applicazioni cliniche immediate (si pensi alla grande quantità di plastica utilizzata quotidianamente nelle operazioni chirurgiche), la realizzazione di acquari brevettati con la funzione di eliminare l’inquinamento indoor che, secondo l’OMS, miete oltre 250.000 vittime all’anno e tanto altro. La proposta di Report vede tutti questi processi inseriti in un quadro valoriale essenziale che assolva ad impegni umanitari di alto profilo etico. Infatti, occorre unificare le nostre forze in una catena valoriale che parta dai bisogni delle realtà emergenti (come la migrazione ‘forzosa’) e l’acquisizione di sistemi etici essenziali (vedi le nuove forme di terrorismo) con uno sviluppo sostenibile e concreto, che oltre alle priorità dettate dal bisogno di equità, si traduca in uno sviluppo del lavoro spendibile in un ambiente pulito, nel quale le necessità dell’industria non confliggano con quelle della scienza (e, soprattutto, con quelle della ricerca di base).
Arturo Marcello Allega e Paolo Di Nardo