E-book nella scuola: ma come?
L’articolo 15 della legge 133/2008 (la legge finanziaria per il 2008) ha introdotto, nel campo dei libri di testo per la scuola, una innovazione su cui si è molto discusso. “A partire dall’anno scolastico 2008-2009 (…) i competenti organi individuano preferibilmente i libri di testo disponibili, in tutto o in parte, nella rete internet. (…) A partire dall’anno scolastico 2011-2012, il collegio dei docenti adotta esclusivamente libri utilizzabili nelle versioni on line scaricabili da internet o mista”.
Gli e-book – o meglio, i libri di testo distribuiti anche o esclusivamente on-line – entrano dunque nella scuola. Ma prima di rallegrarsi per l’apertura alla rete, lo svecchiamento delle pratiche didattiche, l’alleggerimento degli zaini degli studenti, l’uso di bit al posto della poco ecologica cellulosa e le prevedibili economie nel costo, è forse bene fermarsi un momento a riflettere: cosa sono, esattamente, i libri di testo on-line?
La rete è da tempo veicolo di distribuzione di contenuti di apprendimento multimediali (i cosiddetti learning object, più o meno organizzati e strutturati), e la loro crescita – qualitativa e nel numero di pratiche e situazioni d’uso – rappresenta senz’altro un fenomeno positivo e un enorme arricchimento degli strumenti didattici a disposizione dei docenti. Il libro di testo, tuttavia, ha un ruolo del tutto diverso da quello dai learning object e dai vari tipi di sussidi multimediali che le tecnologie digitali ci mettono oggi a disposizione anche via rete. Il libro di testo conserva infatti due funzioni specifiche: quella di rappresentare un po’ il punto di riferimento e il filo narrativo che accompagna lo svolgimento del programma, e quella di offrire il primo (e purtroppo in molti casi unico) incontro con quella che è stata per secoli la forma principale di organizzazione del sapere: la forma-libro. L’integrazione del libro di testo con altre forme di sussidi e strumenti didattici è più che desiderabile, ma non ne fa venir meno queste importanti funzioni.
Il passaggio del libro al mondo del digitale è un passaggio probabilmente obbligato e per molti versi benvenuto, perché permette di allargare la forma-libro a nuove tipologie di contenuti, in particolare a contenuti multimediali, avvicinandola al mondo dell’esperienza giovanile. Ma è un passaggio che, evidentemente, richiede comunque il pieno supporto per quella che è la base stessa della forma-libro: il testo scritto. Paradossalmente, però, mentre disponiamo di buoni dispositivi digitali di ‘lettura’ per suoni e musica (a cominciare dai lettori MP3) e per il video (schermi digitali, media player portatili), i dispositivi di lettura per testi elettronici (i ‘libri elettronici’) sono ancora costosi e poco funzionali. Nonostante lo sviluppo di tecnologie come l’inchiostro elettronico (su cui si basa il dispositivo di lettura di casa Amazon, il Kindle), non abbiamo ancora, insomma, un ‘iPod per la lettura’, utilizzabile con facilità, in particolare in ambito didattico.
I libri elettronici che la legge 133/2008 vuole sostituire ai libri di testo su carta mancano dunque ancora di un valido supporto tecnologico. In questa situazione, il risultato è facilmente prevedibile: i famosi ‘libri di testo on-line’ si ridurranno a file PDF che, in assenza di supporti digitali adatti, gli studenti si troveranno a studiare sullo schermo del computer – un dispositivo che per la lettura è assai più scomodo e stancante del libro su carta – o finiranno per stampare a casa, o negli uffici del papà o della mamma. Al posto del libro avremo una pila di fogli sciolti, che saranno usati separatamente e faranno perdere ancor più alle nuove generazioni il contatto con la forma-libro.
In questa situazione, il gioco non vale la candela. Ben vengano testi elettronici che affianchino quelli su carta, ben vengano contenuti di apprendimento e materiali multimediali integrativi di ogni tipo, ben vengano le sperimentazioni, ma prima di togliere ai nostri studenti l’ultimo contatto con il buon vecchio libro su carta forse sarebbe bene aspettare di avere effettivamente a disposizione quel valido sostituto tecnologico, quel dispositivo digitale capace di permettere una lettura realmente facile e comoda anche di testi elettronici lunghi e complessi, che ancora ci manca.
Gino Roncaglia