Antifrasi DADaista
«Di fronte [alla pluralità di fini della Didattica a distanza e supportata dalle tecnologie], mi permetto di elaborare un modello negativo, in 21 punti di cattiva [didattica]. Naturalmente è un modello fittizio [….] Ma come in tutti i modelli fittizi che, come tutte le caricature, nascono dalla aggiunzione di cervici equine su corpi umani con code di sirene e squame di serpente, credo che ciascuno di noi possa ritrovare in questo modello negativo i ricordi lontani [(magari)] di proprie avventure nelle più sperdute [scuole] del nostro Paese.»[1]
- La didattica a distanza deve mettere al centro il docente: è lui il protagonista, la fonte della conoscenza, il modello imprescindibile, l’artefice e il ‘creatore di cose belle’. Lui plasma le menti dei discenti che devono solo mostrare la giusta gratitudine.
- Il sapere deve essere concepito come liquido che viene riversato nelle vuote menti dei discenti, anche e soprattutto a distanza.
- L’obiettivo deve essere quello di riempire le menti dei discenti ‘a più non posso’ (volendo, riempire anche i dispositivi di memoria digitale degli stessi).
- Il metodo frontale non perde nulla della sua efficacia nemmeno a distanza: la video-lezione in sincrono consente di ottenere gli stessi risultati misurabili in presenza.
- Il docente deve trasmettere – a distanza e con qualsiasi mezzo tecnologico – contenuti e stop. Chi parla di competenze vuole vendere ‘aria fritta’.
- «Io sono il docente, tu sei l’alunno»: non si ascoltino le sirene ingannevoli che spingono a far lavorare la classe in team. Diavolerie!
- La video-lezione è l’unico sistema che garantisce l’apprendimento: l’asincrono è asintomatico e ricorda solo ‘Fuori orario’ di Rai 3!
- Il rasoio di Occam vale anche per le piattaforme: «Pluralitas non est ponenda sine necessitate». Quindi G-Suite e non se ne parli più!
- Deve essere considerato come assioma che gli studenti hanno la tendenza a voler fregare il docente: quindi non può essere presa in considerazione nessuna forma di valorizzazione.
- Non si può valutare in DAD: come si può fare uno scritto sul foglio protocollo?
- Non si può valutare in DAD: come posso interrogare facendo uscire alla lavagna?
- I libri di testo cartacei sono sempre validi: nell’eventualità della video-lezione si può sempre condividere lo schermo per mostrarli agli studenti e viceversa.
- La didattica cosiddetta rovesciata può funzionare solo nei Paesi dove si scrive e si legge da destra a sinistra.
- La DAD è ormai pratica diffusa nelle scuole italiane: da sempre si è fatta, da sempre la tecnologia è utilizzata, da sempre i docenti hanno familiarità con la tecnologia («l’abbiamo sempre fatto» –«e che ci vuole» – «per noi non cambia nulla»).
- La DAD non crede nei lavori di gruppo: «…che poi succede come architettura a Venezia negli anni ’70. Si prendeva 30 anche solo a passare sotto la facoltà ….».
- La DAD è lautamente retribuita con sovvenzioni mirate del MIUR, in aggiunta della PAT e sembrerebbe anche della Fondazione Caritro.
- La DAD è la versione scolastica dello smart working … tanto smart che alcuni dirigenti costringono i docenti a farla da scuola.
- La DAD non richiede alcuna formazione. Tutti i docenti ‘sono nati pronti’.
- «La DAD non è come la Didattica in presenza». Dirlo più volte pare abbassi il colesterolo.
- La DAD non è empatica, non è simpatica, forse metereopatica, certamente
- La DAD è ………[ognuno insersca la sua personale definizione
Esistono ancora modelli didattici del genere? Questo lo lascio decidere a voi, ….
*Docente di lettere al Liceo
[1] L’idea è di Umberto Eco che, in occasione dei 25 anni della Biblioteca Comunale di Milano, si rivolgeva così ai presenti: «Di fronte a questa pluralità di fini di una biblioteca mi permetto adesso di elaborare un modello negativo, in 21 punti di cattiva biblioteca. Naturalmente è un modello fittizio tanto come quello della biblioteca poligonale. Ma come in tutti i modelli fittizi che, come tutte le caricature, nascono dalla aggiunzione di cervici equine su corpi umani con code di sirene e squame di serpente, credo che ciascuno di noi possa ritrovare in questo modello negativo i ricordi lontani di proprie avventure nelle più sperdute biblioteche e del nostro Paese e di altri Paesi. »
Stefano Lotti docente di Latino e Greco Liceo “Andrea Maffei” di Riva del Garda TN