Antifrasi DADaista

«Di fronte [alla pluralità di fini della Didattica a distanza e supportata dalle tecnologie], mi permetto di elaborare un modello negativo, in 21 punti di cattiva [didattica]. Naturalmente è un modello fittizio [….] Ma come in tutti i modelli fittizi che, come tutte le caricature, nascono dalla aggiunzione di cervici equine su corpi umani con code di sirene e squame di serpente, credo che ciascuno di noi possa ritrovare in questo modello negativo i ricordi lontani [(magari)] di proprie avventure nelle più sperdute [scuole] del nostro Paese.»[1]

  1. La didattica a distanza deve mettere al centro il docente: è lui il protagonista, la fonte della conoscenza, il modello imprescindibile, l’artefice e il ‘creatore di cose belle’. Lui plasma le menti dei discenti che devono solo mostrare la giusta gratitudine.
  2. Il sapere deve essere concepito come liquido che viene riversato nelle vuote menti dei discenti, anche e soprattutto a distanza.
  3. L’obiettivo deve essere quello di riempire le menti dei discenti ‘a più non posso’ (volendo, riempire anche i dispositivi di memoria digitale degli stessi).
  4. Il metodo frontale non perde nulla della sua efficacia nemmeno a distanza: la video-lezione in sincrono consente di ottenere gli stessi risultati misurabili in presenza.
  5. Il docente deve trasmettere – a distanza e con qualsiasi mezzo tecnologico – contenuti e stop. Chi parla di competenze vuole vendere ‘aria fritta’.
  6. «Io sono il docente, tu sei l’alunno»: non si ascoltino le sirene ingannevoli che spingono a far lavorare la classe in team. Diavolerie!
  7. La video-lezione è l’unico sistema che garantisce l’apprendimento: l’asincrono è asintomatico e ricorda solo ‘Fuori orario’ di Rai 3!
  8. Il rasoio di Occam vale anche per le piattaforme: «Pluralitas non est ponenda sine necessitate». Quindi G-Suite e non se ne parli più!
  9. Deve essere considerato come assioma che gli studenti hanno la tendenza a voler fregare il docente: quindi non può essere presa in considerazione nessuna forma di valorizzazione.
  10. Non si può valutare in DAD: come si può fare uno scritto sul foglio protocollo?
  11. Non si può valutare in DAD: come posso interrogare facendo uscire alla lavagna?
  12. I libri di testo cartacei sono sempre validi: nell’eventualità della video-lezione si può sempre condividere lo schermo per mostrarli agli studenti e viceversa.
  13. La didattica cosiddetta rovesciata può funzionare solo nei Paesi dove si scrive e si legge da destra a sinistra.
  14. La DAD è ormai pratica diffusa nelle scuole italiane: da sempre si è fatta, da sempre la tecnologia è utilizzata, da sempre i docenti hanno familiarità con la tecnologia («l’abbiamo sempre fatto» –«e che ci vuole» – «per noi non cambia nulla»).
  15. La DAD non crede nei lavori di gruppo: «…che poi succede come architettura a Venezia negli anni ’70. Si prendeva 30 anche solo a passare sotto la facoltà ….».
  16. La DAD è lautamente retribuita con sovvenzioni mirate del MIUR, in aggiunta della PAT e sembrerebbe anche della Fondazione Caritro.
  17. La DAD è la versione scolastica dello smart working … tanto smart che alcuni dirigenti costringono i docenti a farla da scuola.
  18. La DAD non richiede alcuna formazione. Tutti i docenti ‘sono nati pronti’.
  19. «La DAD non è come la Didattica in presenza». Dirlo più volte pare abbassi il colesterolo.
  20. La DAD non è empatica, non è simpatica, forse metereopatica, certamente
  21. La DAD è ………[ognuno insersca la sua personale definizione

Esistono ancora modelli didattici del genere? Questo lo lascio decidere a voi, ….

*Docente di lettere al Liceo

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[1] L’idea è di Umberto Eco che, in occasione dei 25 anni della Biblioteca Comunale di Milano, si rivolgeva così ai presenti: «Di fronte a questa pluralità di fini di una biblioteca mi permetto adesso di elaborare un modello negativo, in 21 punti di cattiva biblioteca. Naturalmente è un modello fittizio tanto come quello della biblioteca poligonale. Ma come in tutti i modelli fittizi che, come tutte le caricature, nascono dalla aggiunzione di cervici equine su corpi umani con code di sirene e squame di serpente, credo che ciascuno di noi possa ritrovare in questo modello negativo i ricordi lontani di proprie avventure nelle più sperdute biblioteche e del nostro Paese e di altri Paesi. »

Stefano Lotti docente di Latino e Greco Liceo “Andrea Maffei” di Riva del Garda TN