Ambienti innovativi e centralità dell’apprendimento

IL SETTING INNOVATIVO PER UNA SCUOLA DI QUALITÀ

L’articolo ha lo scopo di illustrare  le ricadute più evidenti del percorso di ricerca-azione sviluppato nell’Aula Laboratorio Polifunzionale del  nostro Istituto Comprensivo “ A. Manzoni” di Cava Manara (PV).  Nel gennaio 2020 è stato inaugurato l’ALP (1) pochi avrebbero potuto immaginare che la sua attività e la ricerca-azione ad essa connessa sarebbe potuta diventare non solo il fulcro della didattica attiva, ma anche, anticipando di due anni il PNRR, risorsa ante litteram  per la riduzione dei divari territoriali e della dispersione scolastica, di fatto già prefigurando tutto il confronto e il dibattito sugli ambienti di apprendimento portato avanti  di recente anche dalle scuole DADA (2) e da quelle  definite “innovative”.

Il primo elemento, macroscopico, che appare opportuno rilevare è, semplificando al massimo, che l’ALP, così come è stato configurato, ha permesso al dove di modificare la cosa e il come, creando così un nuovo modello di apprendimento, in cui lo spazio diventa co-protagonista del sapere. In altri termini, come ambiente di apprendimento innovativo e partecipato, ha permesso agli studenti di diventare soggetti propositivi della propria formazione, ha favorito la diffusione, nella didattica quotidiana, di approcci operativi, in cui il fare è diventato il fulcro delle attività e ha garantito una migliore sedimentazione delle conoscenze, oltre che l’acquisizione di competenze. L’effetto è stato quello di liberare una serie di potenzialità, sinora latenti, che hanno potuto dispiegarsi al meglio.

In seconda battuta va rilevato come il lavoro nell’ALP abbia inciso positivamente sulle dinamiche comportamentali, creando un clima di benessere diffuso tra gli studenti, in particolare tra quelli con BES, con il risultato di rendere effettiva e reale l’integrazione e l’inclusione. La gestione delle relazioni nella classe è infatti risultata meno problematica e ha quindi nettamente migliorato ciò che normalmente viene indicato con l’espressione “clima relazionale”, stemperando le tensioni, ammorbidendo le rivalità, favorendo le aggregazioni e le collaborazioni. In questo contesto, l’uso delle TIC, invece di costituire un evento una tantum nella didattica, è diventato parte integrante, costante, di lavori progettuali, realizzando compiutamente quella didattica integrata, che è l’obiettivo   del modello pedagogico offerto a partire dalle Indicazioni Nazionali del 2012 in poi. Ed è davvero stupefacente osservare con quale spontaneità e naturalezza l’ambiente attivi nei ragazzi, senza indicazioni e prescrizioni del docente, tutte quelle forme di didattica   attiva, che così faticosamente si cerca di innestare nella didattica “tradizionale “ in classe. 

E’ poi  forse ancora troppo presto per mettere in correlazione diretta  i migliori risultati ottenuti nelle Prove  INVALSI SNV dagli alunni della Scuola Secondaria  di primo Grado  al termine del loro percorso di studi con l’attività di ricerca – azione effettuata nell’ALP, ma certo la modalità di lavoro, basata sul problem solving, sulla condivisione di esperienze, sul peer tutoring, che spontaneamente, e vorrei  dare particolare enfasi a questo termine, gli alunni mettono in atto durante il lavoro nell’ambiente così configurato, ha già evidenziato i suoi primi riflessi sui risultati scolastici, non solo in termini di motivazione, ma  anche di innalzamento dei livelli di apprendimento.

Un’ultima, ma per questo non meno   significativa riflessione, riguarda le ricadute che sui docenti ha avuto l’attività nell’ALP. Innanzitutto, perché il lavoro in esso attuato ha dovuto mettere in campo una progettazione condivisa, una polifonia di voci, di interventi che, partendo dai confini, a volte molto stretti, del “disciplinare” è poi diventata, gioco forza, interdisciplinare, con un allargamento degli orizzonti, delle prospettive.   Si è attivato così innanzitutto un co-insegnamento, che proprio perché “trasversale” si è focalizzato non solo sui contenuti, ma soprattutto sulle competenze, segnatamente su quelle di cittadinanza. Questo ha innescato, altresì, di fatto, poi, un circolo virtuoso: il confronto tra i diversi approcci didattici, metodologici, relazionali ha costituito anche un momento formativo peer to peer tra gli stessi insegnanti che, sul campo, nel concreto, hanno dovuto sperimentare nuove interazioni, strategie, metodologie e hanno poi dovuto, inevitabilmente, condividere anche nuovi criteri valutativi. È infatti evidente che, al di là, della stretta valutazione degli apprendimenti, l’esperienza didattica nell’ALP ha richiesto un ripensamento degli strumenti e dei criteri di valutazione, che, basati sull’osservazione dell’alunno in situazione, hanno dovuto rilevare, a mero titolo d’esempio, l’atteggiamento, la partecipazione, la motivazione, la capacità di pro-azione, la riflessione sulle azioni intraprese, la capacità di metariflessione. Si può dunque affermare, in sintesi, che l’ALP ha costituito e costituisce, rispetto ad una didattica “classica” quell’elemento di rottura, di scarto, che in un sistema complesso, provoca la genesi del cambiamento, del ri-conoscimento, che dà un nuovo senso all’agire didattico.

 

Nota 1. Nell’ambito del progetto “Oltre i confini. Un modello di scuola. Aperta al territorio” capofila il Cidi di Milano, sono stati investiti, nell’a. S. 2018/19 oltre 500 mila euro per realizzare 45 Aule Laboratorio Polifunzionali, organizzate su una stretta connessione tra arredi flessibili (tavoli carrellabili, sedie ergonomiche, armadi multiuso) e tecnologie multimediali e informatiche (panel touch, netbook, stampante laser, e videocamera), intesi come ambienti innovativi adatti a svolgere, attraverso metodologie cooperative, una didattica incentrata sul coinvolgimento attivo delle studente.

Nota 2. DADA – Didattica per gli Ambienti di Apprendimento.

 

Nota redazionale

La riflessione della Dirigente Scolastica Marisa Oglio nasce dalla partecipazione del suo istituto al progetto nazionale diretto dal Cidi di Milano: “Oltre i confini: un modello di scuola aperta al territorio”, selezionato dall’Ente Con i Bambini – nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa. Ed ha come obiettivo il contrasto della dispersione scolastica nella fascia di età che va dagli 11 ai 17 anni. il progetto, giunto al quinto anno, coinvolge 70 partner tra istituti scolastici ed enti del terzo settore, distribuiti in 9 regione di cui 4 al Nord (Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto) e 5 regione del sud e isole (Puglie, Sicilia, Basilicata, Campania e Sardegna); tra le sue 9 azioni, la principale  è stata la trasformazione di 45 aule tradizionali (una per ciascuna scuola partner) in ambienti innovativi di apprendimento denominati ALP cioè  Aula Laboratorio Polifunzionale, predisposti con arredi flessibili e strumentazione tecnologica ad hoc. Attraverso mirati percorsi di formazione nella modalità della ricerca-azione, i docenti coinvolti sono stati guidati nella progettazione e sperimentazione di unità di apprendimento focalizzate sulla prevenzione e il contrasto dell’abbandono scolastico in questo setting innovativo.

 

Marisa Oglio, Ds IC Manzoni – Cava Manara (PV)