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La formazione della 107 con gli Snodi formativi territoriali

Pubblicato il: 08/06/2016 18:01:04 -


Pubblicati i Bandi, si propone una prima valutazione sui punti di forza e sulle criticità di questa “grande offensiva formativa”.
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Il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD) ha come vision quella dell’educazione digitale: il lifelong learning, il lifewide learning, lo smart learning, il creative learning (e ancora), attraverso la via digitale. È stato avviato come operazione di sistema con la Legge n. 107 del 13 luglio 2015 all’articolo 1, commi 56-57-58-59, poi, con Decreto ministeriale attuativo n. 851 del 27 ottobre 2015.

Con una selezione nazionale alla quale sono state chiamate tutte le scuole italiane si è proceduto alla definizione di scuole “speciali” – note come snodi formativi territoriali – deputate alla organizzazione ma, come vedremo, anche alla definizione di “contenuti speciali” della formazione.

Compito degli snodi è formare il personale della scuola alle competenze digitali relative ai processi di digitalizzazione e di innovazione tecnologica dei propri settori di servizio, promuovere “didattica aumentata”, cioè per via delle tecnologie digitali; dare vita alle “reti augmented”, attivare azioni di orientamento, di supporto e di collegamento con il territorio per lo sviluppo di un sistema di formazione integrata che dalle reti fisiche e territoriali ambisca a reti digitalmente strutturate.

In Italia sono stati istituiti 279 snodi: 8 in Abruzzo, 5 in Basilicata, 12 in Calabria, 36 in Campania, 16 in Emilia Romagna, 5 in Friuli-Venezia Giulia, 25 nel Lazio, 5 in Liguria, 38 in Lombardia, 8 nelle Marche, 2 in Molise, 18 in Piemonte, 23 in Puglia, 10 in Sardegna, 29 in Sicilia, 17 in Toscana, 5 in Umbria, 17 nel Veneto. Sui siti degli USR si trovano gli elenchi delle scuole individuate come snodi.

Se prendiamo il Lazio come esemplificazione della distribuzione territoriale, abbiamo 16 snodi a Roma, 3 a Latina, 3 a Frosinone, 2 a Viterbo e a Rieti 1. Qui si è proceduto all’istituzione di una rete regionale coordinata dall’istituto magistrale Margherita di Savoia (e costituita, tra le altre scuole, dal Liceo Giulio Cesare, dall’ITIS Giovanni XXIII, dal Liceo Kennedy, dall’ISS Lucio L. Radice, dal Liceo Russell). La rete – riunita in un gruppo di lavoro fattivo e costruttivo, supportato dal Dott. Lacovara dell’USR – ha prodotto una “matrice culturale di contesto” condivisa per una “formazione unificata”, non solamente per l’organizzazione, con una evidente ed etica presa d’atto della necessità di una sussidiarietà orizzontale, ma anche, e soprattutto, per il raggiungimento di finalità didattiche di alta qualità e con un elevato grado di efficacia degli apprendimenti. In tale senso, si è ottenuto un bando condiviso sul reclutamento dei formatori che avesse lo scopo di selezionare formatori di qualità su contenuti organizzati con una strategia di “efficacia formativa”, sia rispetto all’impianto organizzativo che rispetto alle finalità didattiche.

La novità del bando, e suo punto di forza, è la produzione obbligatoria di un progetto didattico articolatamente valutato nella griglia di selezione. In questo modo, si è dato rilievo al project work che si proporrà. Ognuna delle scuole snodo sta pubblicando i suoi bandi (i primi destinati ai corsi di formazione dei dirigenti scolastici e dei direttori SGA). Degno di nota è che gli elenchi dei formatori saranno utilizzabili da tutti gli snodi della rete. Con un intervento di rete presso il MIUR si è ottenuto uno slittamento dell’avvio dei due suddetti corsi all’inizio del prossimo anno scolastico, in virtù della necessità di una ex-ante co-progettazione di qualità con i formatori.

Il punto critico, in questa “grande offensiva formativa”, è nell’idea di formare tutto il personale, per tipologia e per numero, e quindi l’ambizione di una “formazione di sistema”. Si dirà che non è mai stato fatto e, quindi, ci si potrebbe accontentare anche del fatto che si è partiti. Ma non è così. Ricordo che una delle iniziative dell’ex ministro Berlinguer fu quella di coinvolgere il governo Prodi alla formazione sulle tecnologie didattiche e digitali con i famosi corsi per i Tutor A e i Tutor B (i primi segnatamente sull’emulazione dei corsi ECDL e i secondi destinati ai docenti pronti all’innovazione didattica con le tecnologie digitali). Anche la stessa idea di dare tale importanza e rilievo alla figura del tutor veniva da un percorso che partiva dal libro bianco di J. Delors, nel quale si introducevano già le diverse forme di apprendimento (formale, informale e non formale). Il punto è che l’Italia è un “grande paese dalla piccola memoria” e, appena cambia governo, immediatamente dimentica quel che si è fatto, spostando inesorabilmente le priorità altrove e generando uno spreco di risorse finanziarie spese e di personale formato destinate alla pauperizzazione in pochi anni; ed in pochi anni – appunto – si deve ricominciare tutto da capo.

Quindi, siamo giunti agli evidenti e grossolani punti deboli che, con la premessa appena fatta, rappresentano un’evidente nota di disappunto e amarezza in nuce, già presenti prima di cominciare (ahimé).

I docenti del Lazio sono 63.713, la stima dei docenti che saranno formati è 8.250, cioè il 13%. Non ci sono stati criteri di priorità nella scelta dei docenti da formare, pertanto la maggior parte dei corsi è destinata ad ultra 60enni che tra pochi anni (nonostante la Fornero) andranno in pensione (e quindi oggi poco motivati all’ennesima formazione). I contenuti della formazione sono appiattiti sulla “scuola augmented” o sul versante metodologico, poco o nulla sulla questione dei contenuti didattici e dei loro bisogni epistemologici. Come se l’evoluzione del sistema scolastico dipendesse dai suoi aggiornamenti tecnologici (l’hanno capito tutti, ormai, questo punto, almeno nelle scuole). Ma, anche se fosse, ricordiamo che una didattica digitale ha bisogno di una struttura di tecnologie e di impiantistica che l’Italia non ha e che i recenti e miseri finanziamenti PON poco possono da questo punto di vista (ovviamente una rivoluzione strutturale implica oggi la volontà degli imperi industriali e finanziari di partecipare alla trasformazione e non un governo che per quanto traffichino si limiti alle briciole – la scuola è la spina dorsale di un paese e per questo è un costo e deve essere un costo calcolato e voluto). Basti pensare a quel Liceo che installate le sue bellissime 20 LIM (lavagne interattive) è rimasto al buio perché, una volta accese, l’impianto elettrico non ha retto il carico.

Arturo Marcello Allega

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