Quale prospettiva per le politiche educative?

L’OCSE avvia una nuova serie di testi che descrivono il profilo dei vari sistemi educativi nazionali.
Di seguito ne vengono illustrati gli aspetti più significativi.

I paesi OCSE, e anche quelli che non ne fanno parte, esprimono la necessità di avere a disposizione un punto di vista coerente su politiche e prassi presenti nei sistemi di istruzione. Sicuramente le “competenze” sono considerate da tutti i governi la “chiave”, lo strumento essenziale per garantire la crescita di un paese e una più equa distribuzione delle opportunità.

I politici sentono tuttavia il bisogno di lavorare su studi comparativi che li aiutino a riflettere sui diversi elementi che sostengono le riforme, comprese le scelte politiche, le modalità di attuazione e l’impatto di queste.

I dati a disposizione sono ormai molti e consistenti, soprattutto come risultato dell’impegno dei paesi OCSE, ma questa mole di informazioni rischia di disperdersi e di apparire difficile da analizzare. Per offrire supporto ai governi nella progettazione e nell’attuazione delle politiche che possono “fare la differenza” nei risultati educativi, la Direzione Istruzione OCSE avvia il nuovo progetto “EDUCATION POLICY OUTLOOK”, una serie di pubblicazioni che, utilizzando dati e conoscenze noti, presentano un quadro organico delle politiche di istruzione e delle riforme in atto nei paesi OCSE.

Questo lavoro non si baserà tuttavia solo su dati già disponibili, ma si propone di rappresentare un ulteriore valore aggiunto, perché fornirà e aggiornerà continuamente analisi sistematiche, secondo una prospettiva comparativa.

Questi testi conterranno quindi:
a) analisi di contesto dei singoli paesi (istituzioni istruttive e formative, sfide e politiche);
b) approfondimenti e comparazioni sulle politiche e le riforme finalizzate a intervenire su problemi specifici entro ambiti ben identificati.

Punto di interesse, anche a lungo termine, sono le possibili scelte politiche e le diverse alternative atte ad aumentare il rendimento scolastico; le pubblicazioni articoleranno quindi i seguenti temi.

• Identificazione delle leve di politica strutturale che possono agire: sul miglioramento dei risultati degli studenti (equità e apprendimenti), sul miglioramento della qualità delle istituzioni (miglioramento dei sistemi di assessment e di valutazione della scuola ) e sulle indicazioni da dare al sistema in termini di governance e di risorse.
• Analisi delle tendenze delle politiche educative sviluppate come:
– panoramica sistematica e comparata che presenta le riforme e le misure adottate in tutti i paesi, con uno sguardo al futuro delle politiche educative nel singolo paese;
– profili nazionali, sintesi delle questioni politiche fondamentali, delle sfide e delle riforme possibili.
• Pratiche riformatrici sviluppate a livello di singolo paese in aree precisamente individuate, con lo scopo di comprendere le scelte e i processi di attuazione di interventi di cambiamento.

Nel corso del 2013-14 saranno pubblicati separatamente i profili relativi alle policy dell’OCSE e quelli di alcuni paesi partner.
Se infatti i dati OCSE possono aiutare, e di fatto aiutano, i paesi a leggere elementi di forza e di debolezza del proprio sistema, il problema è un altro e può essere così formulato: qual è il modo migliore per capitalizzare gli elementi di forza e per intervenire sulle debolezze?
Forse i decisori politici potranno trovare risposte riflettendo su quelle che altri paesi hanno dato a problemi simili.

Qualche esempio tratto dai profili attualmente disponibili appare utile a presentare il progetto.

Australia: si colloca tra i migliori paesi nei risultati di PISA, ha alti tassi di diplomati e laureati; i punteggi di PISA tuttavia sono fermi dal 2000.
Questo paese si sta impegnando nella definizione di un sistema più trasparente e più semplice per analizzare la qualità dei docenti e dei dirigenti delle scuole, mentre avvia interventi di finanziamento per il miglioramento dei risultati

Nuova Zelanda: altro paese in cima alla graduatoria di PISA, tra i paesi OCSE è quello che ha il maggior numero di istituti scolastici e accademici autonomi.
La sfida per questo paese è rappresentata dall’integrazione della popolazione nativa nel sistema educativo. Strategie specifiche vengono quindi adottate, rivolte ai Maori e agli abitanti delle isole del pacifico, attraverso la definizione di standard e di curricula nazionali.

Nell’emisfero opposto l’Irlanda: si colloca nella media dei risultati di PISA, ha una quota di popolazioni immigrate crescente; a partire dal 2005 ha adottato una politica di supporto alle scuole (Delivering Equality of Opportunity in Schools) che ha portato a un aumento nella conclusione della scuola secondaria per quello che riguarda gli studenti che presentavano i risultati più modesti. Più recentemente una national literacy and numeracy strategy ha portato ad aumentare le ore di studio di lingua e matematica e a offrire opportunità di sviluppo professionale a docenti e dirigenti.
La sfida per questo paese oggi è rappresentata dalla necessità di mantenere questi interventi in una situazione di forti limitazioni della spesa pubblica in conseguenza della crisi.

Nella Repubblica Ceca, dove i risultati di PISA in comprensione della lettura e matematica sono peggiorati, sono state promosse attività di valutazione, anche sulla base di test standardizzati a livello nazionale. Per migliorare la qualità dei docenti e dei dirigenti sono stati innalzati gli stipendi in ingresso per i docenti giovani, si è definita una nuova carriera per il personale e sono cambiate le regole per la assunzione e la dismissione dei dirigenti.

Per ora questi sono i testi disponibili, ma gli spunti di riflessione che suggeriscono sono già sufficienti per valutare il senso e la portata del progetto.

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Vittoria Gallina