Natura e genesi del pregiudizio
Il progetto dell’Ucei “Natura e genesi del pregiudizio” è stato realizzato dopo una prima azione di ricerca e formazione pubblicata con il titolo “Prevenire il pregiudizio, educare alla convivenza” (Giuntina, Firenze, 2020) [1]. Il volume dà conto, tra l’altro, della dinamica tra valori proposti dalle religioni, in particolare monoteiste, e valori propri della tradizione democratica proposti dalla Costituzione italiana. La materia – dopo una disamina di carattere teorico – è stata alla base di un percorso di formazione degli insegnanti e di azione educativa, con bambini delle scuole pubbliche, dell’infanzia e superiori (in Toscana e in Sicilia)[2].
In sede educativa, i quesiti, posti da docenti e studenti sono stati chiari e difficili: come deve operare il sistema educativo se la formazione ai valori avviene in una famiglia che accede per la prima volta alla cultura del nostro Paese? Quale connessione costruire tra conoscenze, usi, tradizioni differenti? Come garantire il pluralismo delle diverse identità e il futuro della convivenza civile?
Si osservava come la realtà sociale si fosse progressivamente complicata: i fattori concomitanti erano diversi, ma emergeva con forza l’impatto del mutamento della composizione sociodemografica della popolazione italiana: non si trattava più di ragionare in termini di nuova o vecchia immigrazione. Si doveva affrontare in termini inediti la forma di una democrazia che dovrà salvaguardare forme di convivenza civile faticosamente conquistate nel rispetto di diversità dei costumi, delle fedi, delle sensibilità, delle molteplici forme di accesso al sapere e alla cultura.
Le sfide pedagogiche connesse si evidenziavamo nella loro ineludibile e inedita difficoltà. Se la conoscenza è l’esito di un complesso processo di acquisizione, trasformazione, elaborazione, acquisizione del sapere, essa dipende dal modo con cui determinati contenuti o argomenti sono proposti o, incidentalmente, osservati, ascoltati o sperimentati. E’ l’esito del legame tra esperienze pregresse, modalità con le quali ci si confronta con la realtà. E’ frutto di un legame permanente tra presente, passato, futuro. E’ fondamento della costruzione di una propria identità.
Oggi sappiamo che ogni percorso di costruzione culturale è l’esito di dinamiche molteplici di trasmissione, di trasformazione e di elaborazione delle idee, condizionato dal modo con cui determinati contenuti o argomenti sono recepiti in relazione alle esperienze pregresse. Il sistema di valori si lega al sapere in misura limitata e scaturisce da percorsi lunghi di definizione e sviluppo, dalla condizione del contesto, economico e sociale, dalle caratterizzazioni di classe e di genere, dalle diversità linguistiche, etniche, demografiche, generazionali. La persona vive nel proprio ambiente in un processo che J. Dewey chiama di “transazione” continua.
Il confronto è naturale, ma sono molte le forme per aggredire il diverso: la psicologia, la cultura, i costumi, le istituzioni. Il discorso del razzista, peraltro, non è sicuro nelle sue basi, non è coerente nel suo sviluppo, non è giustificato nelle sue conclusioni: è una scelta passionale o deliberata, che non si riconosce come tale per il timore di non essere più credibile; è anche una concezione dell’uomo e dei rapporti umani in cui il conflitto è esaltato e la vittoria del più forte giustificata.
Il progetto ha cercato di costruire dei materiali utili per chiarire la forma varia e contraddittoria del pregiudizio e le modalità con le quali operare per affrontarlo e cercare di superarlo.
In concreto, sono state costruire delle unità didattiche nell’ambito delle quali è stato analizzato il tema per proporre, on line, un saggio introduttivo corredato di bibliografia di riferimento, una intervista all’Autore o Autrice, una proposta didattica.
Si è cercato di chiarire quale modalità di pensiero sia alla base della costruzione di antiche e nuove forme del pregiudizio; su come questo sia fortemente legato ad ogni approccio non razionale e non scientifico all’esame della realtà; su come il pregiudizio stesso dipenda da una semplificazione nella disamina dei problemi ai quali sono date risposte arbitrarie ed errate; su quali caratteristiche abbiano oggi i discorsi di odio, nella loro diffusione anche on line o, in ambiti, come quello dello sport, in cui non dovrebbero sussistere; su quale modalità di analisi sia possibile ricorrendo ai documenti originali che possono essere ricercati e utilizzati in sede educativa. Questo anche in relazione alle “Linee guida sul contrasto all’antisemitismo nella scuola” che legano la lotta al razzismo all’educazione civica in tutti gli ambiti educativi.
L’articolazione delle unità ha un carattere multidisciplinare e unisce l’informazione di merito, tramite un saggio e un’intervista all’Autore o all’Autrice, a indicazioni di metodo, con relativi strumenti, per un lavoro con i giovani.
I saggi – che, in linea di massima sono destinati agli insegnanti, ma possono essere, anche per alcune parti, fatti leggere anche agli allievi. Infatti, non hanno un carattere sequenziale; vanno usati scegliendo quelle che interessano; non hanno, in ogni caso, un ordine prestabilito; possono essere utilizzati in toto o in parte.
Le interviste – che, come i saggi, tendono a privilegiare come destinatari gli insegnanti, ma possono essere, anche per alcune parti, fatti ascoltare agli allievi – seguono la stessa logica dei saggi stessi.
Le proposte di lavoro sono prioritariamente destinate a una discussione, senza escludere altre modalità di accompagnamento, come la ricerca e lo studio preliminare di documenti. L’obiettivo è quello di favorire un confronto tra pari assistito da materiali che possano favorire un approfondimento e una messa in discussione di idee pregiudiziali e precostituite.
[1] Tutti i materiali sono consultabili nel sito “Storia e memoria” che l’Ucei cura con il Ministero dell’Istruzione
[2] Ibid. Il progetto è stato affiancato da altri due studi specifici: il primo sui caratteri del pregiudizio antiebraico, con l’analisi del tema, da parte di diversi studiosi, confluita in un libro dal titolo “L’ebreo inventato” (Giuntina, Firenze, 2021); il secondo – dal titolo “Not in my name” – ha affrontato, in relazione a diverse componenti religiose, la questione della discriminazione e della violenza contro le donne.
Saul Megnagi