Home » Studi e ricerche » La Ricerca-Formazione come motore del cambiamento

La Ricerca-Formazione come motore del cambiamento

Pubblicato il: 25/02/2017 15:14:07 -


Possibile conciliare l’attività di ricerca educativa svolta dei ricercatori con l’esigenza, sempre crescente, di formazione degli insegnanti?
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

E’ questo l’interrogativo che sta guidando l’attività del CRESPI (Centro di Ricerca Educativa Sulla Professionalità degli Insegnanti) di Bologna, formato da ricercatori di diverse università italiane. Le prime risposte sono emerse nel convegno nazionale “Costruire insieme. La Ricerca-Formazione come motore del cambiamento”, che si è svolto a Bologna il 16 e 17 febbraio 2017.

Il convegno ha concluso una prima fase di riflessione sul tema della Ricerca-Formazione, così definita dal CRESPI: “significa fare ricerca empirica avvalendosi di metodologie di ricerca differenziate e proponendosi di promuovere la professionalità degli insegnanti (e degli operatori educativi all’interno delle istituzioni scolastiche e dei servizi per l’infanzia) attraverso la costruzione di percorsi comuni di ricerca, in un quadro di collaborazione inter-istituzionale.” Si tratta di una decisa scelta politica, volta a promuovere quelle attività di ricerca che coinvolgono il mondo della scuola e della formazione e possono avere una ricaduta effettiva sull’innovazione educativa e la professionalità degli insegnanti.

Nel convegno sono state discusse le possibili criticità di questo approccio di ricerca, sia dal punto di vista dell’università, sia da quello della scuola, sottolineando altresì le importanti opportunità di collaborazione, a partire dall’introduzione di Ira Vannini(Università di Bologna), che ha sottolineato i compiti da svolgere per attuare l’approccio della Ricerca-Formazione (R-F):

1. una esplicitazione chiara della finalità della ricerca in termini di crescita e sviluppo della professionalità degli insegnanti direttamente coinvolti e un’attenzione a documentare e analizzare le ricadute in termini di cambiamento;

2. la creazione di un gruppo di R-F di cui facciano parte ricercatore/i e insegnanti, nel quale vengano chiariti i diversi ruoli dei partecipanti e in cui vengano negoziati e chiariti obiettivi e oggetti, scelte valoriali e metodologiche della R-F;

3. la centratura sulle specificità dei contesti – istituzionali e non – in cui si svolge la R-F, che si concretizza in tutte le fasi della ricerca attraverso un’analisi dei vincoli e delle risorse in essi presenti;

4. un confronto continuo e sistematico fra i partecipanti alla ricerca sul la documentazione dei risultati e dei processi messi in atto nei contesti scolastici e in quelli della formazione;

5. l’attenzione alla effettiva ricaduta degli esiti nella scuola, sia per l’innovazione educativa e didattica, sia per la formazione degli insegnanti.

Ruoli e attori nella Ricerca-Formazione

La prima sessione di lavoro è stata dedicata alla riflessione sui diversi ruoli svolti dai ricercatori e dalle diverse figure educative (insegnanti, formatori, educatori, ma anche dirigenti), condotta da Michela Schenetti (Bologna) e Elisabetta Nigris (Milano Bicocca), che ha evidenziato le peculiarità della R-F rispetto alla Ricerca-Azione, già molto diffusa in ambito educativo, e alla Ricerca Collaborativa. L’aspetto comune di questi diversi approcci di ricerca è costituito dall’esigenza di superare la spaccatura fra ricerca teorica e sperimentale, per cui molti risultati di ricerca non riescono a trovare applicazione nella “vita in trincea” (come la definiva Lucia Lumbelli) degli insegnanti. Portare la ricerca nella scuola è stato sempre un obiettivo della riflessione pedagogica, da Dewey a Lewin, con la necessità di definire ruoli precisi per le diverse figure coinvolte, in primo luogo ricercatori e insegnanti, e le modalità di compartecipazione di tutti gli attori. Per il riscontro dei diversi ruoli sono state considerate le ricerche presentate da Lucia Balduzzi e Arianna Lazzari (Bologna) e Anna Bondioli e Donatella Savio (Pavia), discusse da Gabriella Agrusti (Roma LUMSA) e Roberto Trinchero (Torino).

Il confronto finale ha riguardato il problema della sostenibilità della R-F, e Martin Dodman ha introdotto la riflessione, molto operativa, svolta dalla Preside Lidia Cangemi del liceo Kennedy e dalla vicepreside Savina Ieni del liceo Labriola, due scuole di Roma accomunate dall’innovativo progetto DADA (Didattiche per Ambienti Di Apprendimento), che prevede una fattiva collaborazione tra scuola e università (Roma Sapienza, rappresentata nella discussione da Giorgio Asquini), in primo luogo per svolgere il monitoraggio del progetto, ma con importanti ricadute attese sulla professionalità di tutti gli attori scolastici. Ripercorrendo le tappe fin qui svolte del DADA è stato possibile riflettere sui compiti dei diversi attori, sulla necessità di condivisione di obiettivi e metodologie, sulle potenzialità di una proposta innovativa, poiché si è creata una rete di scuole che hanno deciso di applicare il modello DADA, per cui la crescente necessità di monitorare la sperimentazione e costruire paralleli percorsi di formazione degli insegnanti per sfruttare al meglio le potenzialità dei nuovi ambienti di apprendimento.

Rigore metodologico e flessibilità operativa

La seconda sessione di lavoro, introdotta da Mirella D’Ascenzo (Bologna) e Roberta Cardarello (Modena e Reggio Emilia) ha affrontato i nodi metodologici della R-F. Esistono due indirizzi prevalenti di ricerca, il primo di tipo conoscitivo, centrato sulle pratiche educative e didattiche realizzate, il secondo di tipo trasformativo, focalizzato sulla costruzione e sperimentazione di strumenti e procedure innovative. Entrambi gli indirizzi però devono da una parte essere garantiti da un rigore metodologico completo, dalla definizione delle ipotesi alla rendicontazione dei risultati, pur dovendosi attuare in situazioni reali che richiedono una forte flessibilità di azione. Un elemento chiave di questa tensione è la documentazione dell’attività di ricerca, da curare con grande attenzione da parte di tutti gli attori della R-F. Anche per questa tematica l’esemplificazione è venuta da due ricerche già in atto, presentate da Luisa Zecca (Milano Bicocca) e Maja Antonietti e Chiara Bartolini (Bologna). Sono stati evidenziati i nodi metodologi incontrati per svolgere un’attività di ricerca che coinvolge scuole e insegnanti, nodi non facili da sciogliere, come hanno sottolineato Maria Cristina Matteucci (Bologna) e Patrizia Magnoler (Macerata), chiamate a discutere gli aspetti metodologici delle ricerche.

La tavola rotonda che ha chiuso la sessione è stata dedicata ai giovani ricercatori, considerati dal CRESPI un patrimonio importante da valorizzare, tanto più in una fase assai critica, dal punto di vista delle risorse e di conseguenza delle prospettive professionali, per la ricerca italiana. Guido Benvenuto (Roma Sapienza) ha coordinato gli interventi di Barbara Balconi (Milano Bicocca), Andrea Ciani (Bologna), Valeria Damiani (Roma Tre), Luca Ferrari (Bologna), Barbara Gobbetto (Pavia), Elisa Guerra(Bologna), che hanno presentato i loro percorsi di ricerca in atto, svolti tutti in collaborazione con istituzioni educative. Sono emerse le difficoltà legate spesso ai tempi lunghi di questo tipo di ricerche e ai vincoli dovuti ad un lavoro svolto in contesti complessi. E’ stata altresì sottolineata la necessità, per le nuove leve della ricerca, di continuare a svolgere attività di ricerca nella scuola e con gli insegnanti, anche per acquisire una visione più ampia e completa dei problemi educativi e formativi.

I vincoli della Ricerca-Formazione

L’ultima sessione di lavoro del convegno è stata dedicata ai contesti in cui si svolge la R-F e alle risorse necessarie, con la guida di Patrizia Sandri (Bologna) e Bruno Losito (Roma Tre). Inevitabile riprendere e sistematizzare le criticità più forti già emerse nelle precedenti sessioni, che costituiscono i vincoli che condizionano il lavoro comune di ricercatori e insegnanti. In primo luogo i tempi, che da un parte sono necessariamente lunghie dall’altra si devono uniformare alle scadenze dei calendari scolastici, che incidono fortemente sugli impegni degli insegnanti e di conseguenza sul loro grado di consapevolezza e sul livello di competenza necessari per svolgere attività di ricerca, poiché l’impegno e la motivazione iniziale non bastano certo a garantire il successo. C’è poi la necessità , se non l’obbligo, di una copertura istituzionale, cioè un rapporto formalizzato fra istituzione scolastica e universitaria, in cui tutti i soggetti definiscano preventivamente obiettivi e risorse dell’attività di ricerca comune. Infine il vincolo dell’effettiva spendibilità dei prodotti della ricerca, affrontando anche il problema della trasferibilità dei risultati, spesso molto legati a contesti specifici. Ma d’altra parte è proprio quest’ultimo vincolo una delle peculiarità più importanti della Ricerca-Formazione. A rappresentare questi temi sono state le ricerche di Cristiano Corsini e Raffaella Strongoli (Catania) e Davide Capperucci (Firenze), discusse da Giovanna Guerzoni (Bologna) e Giovanni Bonaiuti (Cagliari).

Infine il gruppo di discussione finale, coordinato da Roberto Dainese (Bologna), è stato dedicato al tema delle diverse prospettive disciplinari in cui è possibile realizzare la R-F. Gli interventi di Beatrice Borghi, Giorgio Bolondi, Dina Gugliemi e Elena Luppi (tutti dell’Università di Bologna) hanno evidenziato soprattutto le difficoltà dei “disciplinaristi” nell’attuale quadro della formazione degli insegnanti, scarsamente considerata in ambito accademico e in continua evoluzione normativa, sia per quella iniziale, sia per quella in servizio. D’altra parte la pressione delle scuole per costruire percorsi di formazione in collaborazione con l’università è forte e non può essere elusa.

Per il CRESPI il convegno ha rappresentato il primo momento di confronto pubblico sul tema della Ricerca-Formazione, a cui hanno partecipato oltre un centinaio di ricercatori, insegnanti e formatori. E’ molto importante vedere come il coinvolgimento di molte realtà universitarie nazionali possa concretizzarsi da una parte in una riflessione comune e trasversale, dall’altra nell’impegno a proseguire e rinforzare i legami di collaborazione con le istituzione educative, finalizzate alla crescita professionale di tutti gli attori della Ricerca-Formazione.

Per un ulteriore approfondimento:

Il sito del Crespi link

Giorgio Asquini

51 recommended
3300 views
bookmark icon