Rapporto sugli alunni non italiani
Il rapporto nazionale sugli “Alunni con cittadinanza non italiana” (2013/2014) è il frutto di un lavoro ormai consolidato del gruppo dei ricercatori della Fondazione Ismu e dei rappresentanti del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Nel corso degli anni sono già usciti vari studi, quello appena uscito “Alunni con cittadinanza non Italiana. Tra difficoltà e successi” si avvale della collaborazione dell’Osservatorio Nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura, istituito nel 2014. Il lavoro è molto interessante: fornisce un quadro articolato della presenza degli alunni stranieri nella scuola italiana, ricco di analisi statistiche per tutti i livelli di scuola, segue l’evoluzione del fenomeno su tutto il territorio nazionale e nei contesti regionali, e, arricchendo via via un approccio longitudinale, ricostruisce le esperienze di questi studenti nell’a.s. 2013/14, evidenzia discontinuità e persistenze in un tempo dilatato, rispetto al singola anno scolastico, e usa indicatori già utilizzati nei rapporti precedenti, che contestualizzano i nuovi dati e le nuove analisi.
Le maggiori evidenze possono essere così sintetizzate: dal 2001-02 al 2013-14 gli studenti stranieri sono quadruplicati ( dal 2,2% al 9% del totale della popolazione scolastica), ormai si tratta di più di 800.000 alunni in valori assoluti. L’impennata si registra a partire dal 2009, da quel momento gli stranieri sono aumentati del 19% mentre negli stessi anni si assiste al decremento degli studenti italiani -2,0%; aumentano anche le presenze nelle scuole non statali + 16% mentre gli italiani, nello stesso tipo di scuola, diminuiscono del – 7,5%.; la istituzione del biennio obbligatorio nella secondaria superiore sembra favorire la prosecuzione nei percorsi di secondaria superiore ed anche la presenza di bambini e ragazzi con difficoltà e/o disabilità. Nelle regioni del Centro nord sono presenti le concentrazioni più consistenti di questi studenti (Lombardia al primo posto, l’Emilia Romagna, il Veneto, il Lazio e il Piemonte), appare comunque difficile parlare di questi alunni/ studenti come stranieri, perché per il 51,7% sono nati in Italia ( il primato di questi non cittadini italiani si registra ancora in Lombardia).
La buona documentazione del rapporto apre uno spaccato estremamente critico sulle politiche di accoglienza, sulle strategie e sui drammi legati ai processi migratori, ricongiungimenti familiari, arrivo di minori non accompagnati, tentativi di ricostituire nuclei parentali dispersi in Europa ecc., per nominarne solo alcuni, si tratta di criticità che arrivano alla scuola come conseguenze di problemi più lontani, sui quali la scuola agisce con responsabilità, senza tuttavia poter intervenire sull’ insieme dei fatti che li determinano, ma che la scuola registra ed evidenzia (la diminuzione dal 2007 al 2013/14 degli alunni Rom, Sinti e Camminanti, nella scuola primaria e dell’infanzia, per esempio, non sembra corrispondere a spostamenti delle popolazioni di riferimento).
Il rapporto tuttavia mostra in modo chiaro la difficoltà del sistema scuola italiana che non riesce a muoversi verso una normalità di funzionamento, che ormai la consistenza del fenomeno richiede. Senza retorica e/o polemiche recriminazioni l’analisi dei dati raccolti dalle indagini internazionali e nazionali sui giovani 15enni ( Pisa e test Invalsi) vengono lette nel rapporto e usate per inquadrare il caso italiano entro il gruppo di paesi definiti Poor and Unequal Educational opportunità system e per indicare in modo propositivo quello che qualsiasi progetto di rinnovamento della scuola dovrebbe sostenere, per consolidare percorsi di giustizia ed equità educativa e formativa per tutti.
a) Alleggerimento del numero di alunni per classe per consentire inserimento immediato dei nuovi arrivati;organico funzionale aggiuntivo per laboratori di L2;
b) Coinvolgimento dei genitori sulla importanza della scuola per l’infanzia;
c) Indicazioni chiare e strumenti normativi precisi sulle modalità di inserimento, attivazione di periodi pre-scolari per il sostegno linguistico;
d) Definizione del cosiddetto “adattamento del programma” ;
e) Informazione alle famiglie e agli studenti delle opportunità e caratteristiche del sistema scolastico italiano;
f) Laboratori linguistici di L2, tempi extra scolastici per l’apprendimento linguistico con l’apporto dell’associazionismo, del volontariato ecc.;
g) Corsi delle lingue di origine dei ragazzi inseriti nelle scuole italiane ;
h) Accordi a livello locale per un’ equa distribuzione di studenti nella formazione delle classi;
i) Incoraggiamento della partecipazione dei genitori stranieri, diffusione di materiale informativo plurilingue ecc.;
j) Formazione di tutti i docenti sul tema della pedagogia e didattica interculturale, percorsi di educazione alla con-cittadinanza.
Per approfondire: leggi il Rapporto “Alunni con cittadiananza non italiana“
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Immagine in testata tratta da Scuola Integra Culture (Prato)
Vittoria Gallina