Come, dove e quando si acquisiscono gusto, curiosità e capacità di apprendere  in età adulta ?

Il 5 giugno 2021 è stato presentato a Parigi il più recente ‘punto di vista’ che l’Ocse dedica all’apprendimento per la vita. Il testo [ OECD Skills Outlook 2021: Learning for Life] non si limita a registrare come  la diffusione del Covid  e le misure adottate nei vari Paesi per contenerla  hanno agito e continuano ad agire  sulle politiche di istruzione rivolte alla popolazione adulta, sulle tipologie di offerta formativa e sulla partecipazione a queste, ma riprende il tema dei cambiamenti tecnologici, dell’accelerazione qualitativa e quantitativa nei processi di globalizzazione; in questo contesto  evidenzia come lo shock , cui la pandemia ha sottoposto i vari sistemi, ponga l’urgenza di nuovi compiti per  governi ma soprattutto la necessità di forme di protagonismo nuove  da parte dei soggetti che devono e dovranno continuamente apprendere a tutte le età. Se i governi restano comunque il supporto essenziale per evitare i drammatici rischi che i cambiamenti comportano, si intravede la necessità di dar vita a una nuova cultura del lifelong learning, perché i cittadini possano diventare soggetti e non oggetti dei cambiamenti. 

Quali le vie migliori per sostenere gli individui in modo che  possano acquisire emantenere autonome capacità di imparare a  imparare?   È un nuovo viaggio, così lo definisce il rapporto, che  si avvia a partire da  una ricognizione comparativa sul ruolo che giocano fattori emotivi ed emozionali  correlati e correlabili ad atteggiamenti  e  pratiche orientate all’apprendimento. Si tratteggiano quindi le caratteristiche di un recovery specifico per il lifelong learning a partire dagli strumenti che si forniscono  ai giovani dentro la scuola, ai NEET e ai gruppi socialmente vulnerabili.  

La pandemia ha accelerato i processi che trasformano le società, non solo le economie, e quindi il bisogno continuo di nuove abilità, competenze, conoscenze. Questo il messaggio centrale della indagine: ««In the recovery efforts, skills will make the difference between staying ahead of the curve or falling behind in a world in constant flux». I Paesi devono investire parte delle risorse   in programmi di lifelong learning individuando priorità e target precisi: giovani, donne, lavoratori impiegati attualmente in lavori che si trasformano e che rischiano di escluderli, per evitare che la distanza tra chi resta al passo con i mutamenti e chi resta indietro si allarghi

Ben prima della pandemia solo 2 su 10 adulti a bassa scolarità partecipavano alla formazione sul lavoro, mentre i più qualificati partecipavano nella misura di 6 su 10 e la percentuale complessiva di chi partecipava al life long learning era già molto diversificata (dal 25% in Grecia, Italia, Messico e Turchia, al 55% in Danimarca, Finlandia, Nuova Zelanda Norvegia e Svezia) 

La pandemia ha interrotto lo svolgimento regolare delle lezioni per bambini e adolescenti, determinando quindi un rischio per l’acquisizione di competenze socio-culturali di base, di attitudini motivazionali all’apprendimento e soprattutto al contenimento degli abbandoni scolastici; tutto questo aumenterà inoltre le ineguaglianze di genere nella fruizione successiva di opportunità di formazione.  Dalle indagini Ocse pre-pandemia risulta che il 28% di donne adulte inattive (contro l’8% degli uomini) si dichiarava tuttavia motivata a partecipare alla formazione, ma impedita da impegni di vario tipo, familiari, soprattutto in presenza di figli. Il problema quindi è l’accessibilità alla formazione in età adulta, e su questo il rapporto indica alcuni elementi strategici:

  • Porre chi apprende al centro dei processi:le offerte formative devono essere inclusive, sostenibili, accessibili e adattabili alle esigenze dei soggetti;
  • Rinforzare le abilità necessarie nel corso della vita:non solo literacy, numeracy, motivazione e abitudine ad apprendere, ma anche capacità di uso delle tecnologie che oggi amplificano e creano nuove ineguaglianza;
  • Connessione tra apprendimento di qualità e processi di inclusione:offerte formative non generiche, ma mirate alla qualità e al livello di capacità e competenze possedute o desiderate, valorizzazione di queste. Importantissime sono le procedure di riconoscimento, validazione e accreditamento in modo da rendere visibile e trasferibile ciò che si è già appreso e ciò che si apprende.

 Il peso della pandemia sulla formazione dei bambini e ragazzi di oggi

1,6 miliardi di studenti hanno interrotto le attività in presenza e si sono dovuti adattare a nuove modalità di studio. Mentre alcuni erano già pronti a passare all’apprendimento a distanza, soprattutto i più giovani e gli appartenenti a realtà socio-svantaggiate sono rimasti drammaticamente indietro. Questo si ripercuoterà sugli assetti socio-economici dei vari Paesi per molto tempo. Il sostegno delle famiglie, la disponibilità di strumenti adeguati, l’esperienza e la motivazione dei docenti ad agire in modo innovativo hanno pesato e peseranno anche in futuro, traducendosi in disaffezione all’apprendimento, perché riguardano proprio gli atteggiamenti, mentali ed emotivi, che  influenzano il piacere a imparare scrivendo, leggendo ecc. La presenza fisica dei docenti e dei compagni è un supporto e uno stimolo continuo nei processi di auto-riconoscimento, di valutazione di gruppi di pari e di apprendimento cooperativo, caratteristiche malleabili e rinforzabili proprio in età scolare. Il ruolo dei docenti è apparso quindi evidente nello sviluppo di interesse allo studio e all’attitudine all’apprendimento continuo, attraverso la sollecitazione di forme di cooperazione e collaborazione tra scuola e famiglia, anche in relazione alla necessità di rinforzare e creare abilità di uso delle ICT (Information and Communication Technology); tutto questo però ha prodotto, per la presenza di diverse condizioni di partenza,   ulteriori differenze e ineguaglianze.

Già dai dati PISA 2018 è emerso quanto l’entusiasmo dei docenti nel lavoro in classe influenzi la motivazione, l’impegno di chi apprende e il desiderio di andare avanti. Le pratiche più efficaci per sviluppare motivazione e aspirazione a raggiungere obiettivi chiaramente condivisi si sono rivelate, oltre l’entusiasmo e la passione per lo studio del docente, anche la guida nell’utilizzo di materiali ben organizzati, l’attenzione continua alle domande e alle richieste dei  singoli studenti, mentre la pratica di  fornire un generale feed-back finale complessivo, anche sui risultati individuali, non sembra correlato con la promozione di una positiva propensione ad apprendere. Questo dimostra l’importanza dell’investimento nella formazione continua di chi svolge la professione docente, soprattutto nell’incentivare la cooperazione e la condivisione di diverse modalità di lavoro. Si tratta di investire sulle scuole e anche su tutti gli strumenti tecnologici, piattaforme e utili per rendere più solidi e fruibili metodi e interventi professionalizzanti. Il ruolo dei genitori nel mantenere interesse e motivazione allo studio, che si era già evidenziato in PISA 2018, è apparso decisivo durante la pandemia, per sviluppare abilità, attitudini e interesse all’apprendimento continuo e anche per stimolare le tante e diverse forme attraverso le quali si suscita e si promuove il gusto e curiosità per lo studio (musica, recitazione, espressioni artistico-creative).

 

Vittoria Gallina