Un saluto a un caro amico

Apprendo sgomento la notizia della scomparsa di Claudio Abbado. Non pensavo potesse mai avvenire. Mi ha colto di sorpresa e ho la sensazione di un grande improvviso vuoto nella sfera dei punti di riferimento veri, non solo nel mondo della musica ma in tutte quelle componenti di empatia sociale dove pure è stato Maestro.

Il suo rigore filologico nell’analisi del testo e la sua profonda capacità interpretativa nell’esecuzione del brano, per cui unanimemente viene riconosciuto tra i più grandi direttori d’orchestra del XX secolo, si fondevano all’innata sensibilità e alla naturale predisposizione verso una concezione della musica che potesse coinvolgere tutti e migliorare ciascuno.
La sua visione del “Fare musica tutti” lo fece incontrare con il Maestro José Antonio Abreu, fondatore in Venezuela di un sistema didattico di pratica collettiva della musica, e a sostenere con coraggio e passione anche in Italia la valenza formativa della musica.
Consapevole che l’esperienza del suonare e cantare insieme non solo educa i giovani al rispetto dell’altro e alla collaborazione con gli altri, ma contribuisce anche alla crescita intellettuale e sociale dei futuri cittadini nel riconoscimento dei principi dell’eguaglianza e della differenza, si prodigò perché il valore dell’educazione musicale, sia come esercizio pratico-attivo sia come studio storico-teorico, diventasse fondamentale per lo sviluppo complessivo del bambino e del ragazzo.

In tale prospettiva ebbi modo di “lavorare” con lui alla costruzione di un programma che si rivelò unico. Gli chiesi se voleva darmi un aiuto nel sostenere le iniziative, in navigazione non sempre agevole, del Comitato Nazionale per l’apprendimento pratico della Musica del MIUR. Non mi lasciò quasi parlare e disse che, sì, gli veniva un’idea, ma era difficile: produrre il Te Deum di Hector Berlioz con i ragazzi. Un capolavoro di enorme impatto che nella sua mente aveva il merito di far confluire al progetto vari gruppi orchestrali, due cori di adulti e… un coro formato da 600 bambini! Proprio 600 come puntigliosamente prescritto in partitura dallo Berlioz.

Lì per lì rimasi frastornato ma certo non potevo fuggire davanti a un’occasione del genere. Nel gennaio 2008 il Comitato iniziò a lavorare insieme all’Orchestra Mozart e all’IRRE con il massimo impegno e una certa preoccupazione per organizzare la complessa operazione di reclutare, preparare, far provare tanti bambini, che avrebbero cantato sotto la direzione attenta di un Maestro così esigente.

Il 25 ottobre al Paladozza di Bologna andò in scena l’esecuzione più emozionante a cui abbia mai assistito. Le tre orchestre (per la prima volta l’Orchestra Mozart di Abbado venne affiancata dall’Orchestra Cherubini di Riccardo Muti e dall’Orchestra Giovanile di Fiesole di Piero Farulli), i Cori del Comunale di Bologna e della Verdi di Milano e specialmente le 32 classi corali di altrettante scuole rispondevano tutti al gesto di un uomo, di un artista che riusciva a infondere in ciascuno di loro, con semplicità e umanità, sicurezza, pensiero, musica e poesia.
Del resto fu di per sé un evento di grande rilievo nel quadro delle manifestazioni musicali del nostro Paese che musicisti provenienti da diverse orchestre, sotto la sua “bacchetta magica” pervenissero a un’unica impareggiabile armonia di intenti. Il teatro sembrava trasformato dalle novecento persone che davano voce a quell’immenso capolavoro del compositore francese, con tanta intensità da creare un suono che non potrò dimenticare. Ma ancor più sembrava trasformato il vasto pubblico che ebbe la fortuna di poter vivere un momento irripetibile. D’altro canto Abbado volle che la prova generale fosse aperta per dare anche alle famiglie dei piccoli alunni la possibilità di partecipare a quella emozione.

Grazie Claudio, non ti saremo mai abbastanza riconoscenti, per questo, per quello che hai rappresentato nel mondo, per la nostra amicizia.

Luigi Berlinguer