Laboratorio innovativo di servizi per la chimica

Il progetto va a simulare la costituzione di una cooperativa tra diplomati che offra supporto di servizi analitici a consulenti professionisti Chimici.

Disporre di un tale servizio affidabile in termini sia di qualità sia di non cortocircuitazione nei rapporti con il Cliente, può rappresentare un’opportunità di rilancio della professione di Chimico.

Questa ha oggi un vastissimo potenziale di mercato in settori di grande attualità: agroalimentare, ambientale, energetico ma anche nel non meno strategico campo della ricerca Industriale e del trasferimento d’innovazione tecnologica.

Ma non bastano al Chimico l’adeguata preparazione universitaria, la conoscenza dei propri limiti e la curiosità che gli sono proprie.

La professione di consulente aziendale chimico necessita, forse più di altre, di dati certi, dei valori cioè di quei parametri individuati come significativi per indagare un processo produttivo, il suo impatto sull’ambiente esterno e quello di lavoro, la qualità di un prodotto e che derivano da una complessa e costosa filiera che va dall’esame della situazione, alle misure, al campionamento, al rapporto di prova.

Realizzare un’analisi aziendale iniziale è oggi sempre più necessario per cogliere adeguatamente le significative implicazioni di un singolo problema.

In campo medico si sta verificando l’anomalia del check-up che precede la visita del Medico, prassi irrituale, concausa di una spesa pubblica per prestazioni mediche tanto vasta quanto poco efficace.

Nel caso della consulenza chimica in un’azienda – dove per fortuna non interviene il sostegno del servizio sanitario pubblico! – il supporto di dati analitici sposta assai il baricentro economico del rapporto del professionista con il Cliente.

La consulenza chimica è così sempre più appannaggio di Organizzazioni e non di professionisti “non a responsabilità limitata”.

Queste possono sia avere obiettivi commerciali e offrire il servizio analitico come mezzo per fidelizzare il Cliente ovvero rappresentare un’evoluzione della figura del Chimico in imprenditore.

In entrambi i casi la figura del Chimico professionista va a rarefarsi e con essa la spinta di giovani diplomati a iniziare un impegnativo percorso universitario.

Se dunque la consulenza è proposta da organizzazioni profit che, nel migliore dei casi, si avvalgono di chimici dipendenti, quanto questi è libero di esercitare la professione secondo deontologia e avere “a cuore” la risoluzione al meglio del problema che si offre alla sua capacità di Chimico, quando la sua principale occupazione è quella del manager che deve far quadrare il bilancio della sua azienda-laboratorio?

E, venendo al caso nostro del futuro professionale dei ragazzi che “escono” dal quinquennio liceale tecnologico, quanto realisticamente proponibile è questo “sbocco professionale storico” per un giovane e di norma squattrinato neo laureato in Chimica? Se proprio ci si vuole iscrivere a Chimica oggi l’aspettativa è trovare un ruolo nella ricerca o nell’industria, pubblico o privato che sia, ma da dipendente.

Ho azzardato per ruolo storico quello che riguarda la mia storia personale di chimico figlio di un chimico libero professionista che ho visto sempre affiancato dal suo perito, esperto di manualità di capacità nel fare quelle analisi per le quali mio padre non era (anche lui come me) portato.

Ma non soltanto di questo era esperto il Watson di mio padre Sherlock ma di elementi pratici nella gestione delle opportunità di lavoro e poi erano amici e al tempo stesso un po’ rivali.

Si creava tra di essi un antagonismo professionale la cui vitale risultante produceva effetti non immaginabili se non in coppia.

Abbiamo immaginato, Marcello ed io, che l’evoluzione della figura del perito che ho richiamato possa evolvere oggi in un “laboratorio a norma” che affianchi con “dati certi” la classe dei “consulenti”, senza interferire con i rispettivi concordati campi di attività.

Il progetto realizzerà un percorso formativo che va dall’approfondimento verticale delle tecniche analitiche all’organizzazione d’impresa, al marketing, all’economia aziendale, e alle stesse attività di consulenza professionale alle quali offrire supporto, alla conoscenza applicativa dei sistemi di garanzia di qualità e di certificazione. L’organizzazione intende inoltre svilupparsi principalmente (come core program) all’interno di una rete di competenze professionali individuate nelle scuole o tipologie di indirizzi coinvolte in filiera orizzontale.

Offrire agli studenti del prezioso quinquennio liceale l’opportunità di una conoscenza trasversale dei colleghi con altro indirizzo, riteniamo sia la premessa per la loro aggregazione produttiva e sociale anche prima dell’eventuale esperienza universitaria.

Il tipo di organizzazione che abbiamo previsto di esaminare per il Laboratorio Innovativo è, proprio per valorizzare la forte spinta dei giovani verso una concreta sostenibilità, quello della società cooperativa sociale.

Il progetto parte dal lavoro svolto nel progetto GALAT e più in generale dalle esperienze del Parco Scientifico Romano e terrà conto della Carta dei Servizi degli ItalianBioParks ma anche delle innovative opportunità di aggregazione offerte da modelli come il Consortium Agreement e gli Accordi di Rete d’Imprese.

Il progetto IFS andrà a offrire ai ragazzi uno scenario della loro possibile professione più ampio rispetto a quelle di un impiego da diplomato o del perseguimento di un titolo superiore Qualora non addivengano poi all’effettiva realizzazione di un’iniziativa autonoma, gli alunni avranno comunque acquisito una conoscenza delle problematiche di gestione di un’impresa, che risulterà in una migliore prestazione complessiva del servizio offerto, sia che essa sia fornita come professionista sia come responsabile dipendente.

LA PRESENTAZIONE DELL’ESPERIENZA
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Uranio Mazzanti e Arturo Marcello Allega