Inclusione scolastica e ambienti di apprendimento 2.0

La scuola, oggi, si deve porre l’obiettivo di fornire gli strumenti (acquisizione del sapere e utilizzo delle tecniche) necessari per colmare le differenze socio-culturali che esistono nella società, puntando anche alla sensibilizzazione civica mediante la valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio.
Il concetto di “società” deve essere inteso come ambiente comune, in cui interagiscono individui dotati di caratteristiche univoche. Il primario obiettivo, che una scuola di qualità deve porsi, è quello di diffondere la conoscenza e la condivisione di valori democratici e di solidarietà migliorando il contesto territoriale; far acquisire linguaggi e tecniche comuni, nel rispetto delle tradizioni e con orientamento verso il futuro.

Una scuola di qualità deve porsi come mediatore sociale, che sappia garantire l’attività formativa dei discenti qualsiasi sia il loro “bisogno educativo”, garantendo in tal modo un miglioramento dell’inclusione scolastica e dell’integrazione nelle comunità di apprendimento, che siano in rete (virtuali) o reali (in classe).
L’impegno scolastico deve anche passare per un attivismo civico, che sensibilizzi gli allievi alle problematiche territoriali di salvaguardia e di valorizzazione dei beni culturali.

Le Tecnologie dell’Informazione e delle Comunicazioni (TIC) devono essere utilizzate al fine di attivare strategie formative in grado di far dialogare, interagendo fra loro, gli strumenti tecnologici con gli obiettivi didattici della scuola moderna.
Gli obiettivi primari devono essere quelli dell’”inclusione scolastica” e dell’”integrazione di soggetti” con Bisogni Educativi Speciali (BES).
L’utilizzo delle TIC in ambienti scolastici, che mirano all’integrazione e all’inclusione di soggetti con BES, ha bisogno di riprogettare l’organizzazione della scuola. Per far ciò, essa deve modificare il suo modo di concepire le attività formative tradizionali, abbracciando nuovi modelli, metodi e tecniche d’insegnamento che utilizzano tecnologie a supporto della didattica in classe e condividendo le risorse e i saperi in ambienti di apprendimento in rete (Virtual Learning Environment-VLE).
A tale scopo, si possono utilizzare ambienti di apprendimento virtuali di tipo “learner-centered” che migliorano, in termini d’inclusione e integrazione, l’utilizzo delle piattaforme eLearning (VLE).

In ultimo, si vuole porre l’attenzione verso le nuove opportunità offerte dalla didattica in rete basata su tecnologie Web 2.0 con l’utilizzo di strumenti d’”interazione intelligente”. Queste tecnologie consentono di realizzare percorsi di formazione interattivi e collaborativi che focalizzano l’attenzione sulla persona che apprende (learner-centered), potendosi adattare alle peculiari caratteristiche del discente (adattività) qualunque sia il suo stile cognitivo, in maniera continua per tutto l’arco dell’attività scolastica, in diversi contesti e ambiti spaziali (widelong learning).
I soggetti con BES, che potrebbero avere difficoltà nell’utilizzare tecnologie eLearning tradizionali, possono in tal modo fare uso di applicazioni “intelligenti” che si adattano alle loro esigenze.
Basandosi sull’utilizzo delle tecnologie della comunicazione Web 2.0, gli “ambienti di apprendimento virtuali” diventano “luoghi” in cui gli studenti e i docenti s’incontrano e interagiscono all’interno di un percorso formativo che si trasforma in vere e proprie community di apprendimento flessibili e dinamiche (cooperative learning).
Ampliando la concezione tradizionale di strumenti eLearning, si passa a un concetto più ampio di sistema che integra i social network e che dà vita ad ambienti di apprendimento che Wilson definisce come “Personal Learning Environments”[1], nei quali assume un ruolo fondamentale l’ePortfolio dell’utente (studente e/o docente) con tutta la sua rete di relazioni nel network.

Note:
[1] Wilson S.(2005), “Future VLE – The Visual Version”

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Raffaella Bilotta e Rossella Mancina