Europarlamentari per un giorno

Il 14 maggio ho accompagnato un gruppo di studenti del terzo anno dell’istituto commerciale di Genova all’Università.
In mano i ragazzi spiegazzavano una proposta di risoluzione per promuovere il consumo responsabile dell’acqua e prevenire i numerosi conflitti a essa collegati. Era il frutto di un lavoro iniziato trattando di consumi, per l’appunto, nella maniera più tradizionale possibile: reddito e consumi, beni inferiori, grafici… niente che lasciasse intravedere la vita reale. Avevamo proseguito con un wiki, in cui gli studenti – a coppie – avevano analizzato i diversi aspetti del consumo di acqua in Italia e nel mondo: si tratta di un lavoro che suscita più di un sospetto in noi insegnanti, riducendosi spesso a un taglia e incolla meccanico.
A questo punto però si era inserito il progetto Hopeurope del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Genova[1] che ci proponeva un percorso di conoscenza dell’UE, culminante nella simulazione di una seduta dell’Europarlamento, in cui gli studenti avrebbero svolto il ruolo di europarlamentari; divisi in gruppi politici, i ragazzi dovevano presentare, discutere e votare delle risoluzioni.

Benché le ricerche dei miei alunni contenessero già tutti gli elementi necessari a formulare una risoluzione, la trasformazione non è stata semplice: le frasi lette e copiate andavano collocate in una delle tre parti che compongono questo tipo di documenti:
1) il “Visto” che si riferisce prevalentemente a norme già in vigore;
2) il “Considerando” che descrive ed evidenzia i caratteri salienti di un fenomeno;
3) la volontà politica del PE.
I wiki andavano dunque analizzati a fondo e ne doveva essere messa in luce la natura logica: l’ho trovato un compito assai stimolante che riprenderò nei prossimi anni, aldilà della concreta possibilità di partecipare a simulazioni di assemblee parlamentari.
Inoltre esprimere una volontà (“il PE invita la Commissione a realizzare una campagna di sensibilizzazione…”), sia pure non personale, ma riferita a un’istituzione abbastanza lontana e sconosciuta, mobilita le energie personali, come ho avuto modo di constatare nei giorni successivi, quando i ragazzi mi informavano del tempo, ridotto, passato sotto la doccia o del fatto che avevano chiuso il rubinetto, mentre si lavavano i denti.

La simulazione ha avuto, in effetti, un impatto fortissimo sulla classe.
Ciò è dovuto soprattutto alla partecipazione degli studenti universitari di Scienze Politiche, che hanno inglobato i ragazzi delle superiori nei gruppi politici (noi siamo andati con i Verdi dato l’argomento della risoluzione) e hanno animato la riunione con grande entusiasmo. Gli studenti universitari – come hanno notato con stupore e fascinazione i miei – credevano nel loro ruolo, erano battaglieri nel sostenere le loro posizioni, appassionati nel difendere e attaccare, instancabili nel cercare alleanze con gruppi similari o vizi nelle argomentazioni degli avversari. Nessuno cercava la pausa, l’uscita per bere un caffè: la riunione è durata tre ore per noi, per loro è andata avanti protraendosi nel pomeriggio.
Senza che questi ragazzi avessero l’intenzione o il compito di insegnare qualcosa, hanno di fatto trasmesso la passione per la politica, virtù che in questi tempi non è facile da reperire.
Non è da sottovalutare, infine, l’importanza di assumere un ruolo attivo: un’alunna della mia classe ha letto e presentato la nostra risoluzione, trovandosi anche nella necessità di rispondere alle obiezioni dei gruppi avversari. Parlare in pubblico, davanti a un centinaio di persone sconosciute e certo più informate e disinvolte di te, non è facile neanche con un testo scritto: la voce risuona sottile e la mano che regge il foglio tende a tremare; d’altra parte parlare in pubblico è un’arte che i cittadini di una democrazia devono imparare.
Sono quindi soddisfatta del voto di una delle ragazze presenti: “Magari la prossima volta parliamo tutti”, da cui si arguisce che lei spera che ci sia una prossima volta e si augura di poter partecipare da protagonista.
Mi unisco a lei, invitando l’Università a riprendere questo bel lavoro e le numerose assemblee di rappresentanti che abbiamo in Italia (dai Municipi in su) a far spazio ai rappresentanti di domani.

Note:
[1] Il progetto Hopeurope è stato coordinato dalla prof.ssa Daniela Preda, referenti dott. Giorgio Grimaudi, Guido Levi e Lara Piccardo.

Chiara Saracco