Comunità di Pratica e Teatro di Impresa. Una combinazione possibile?

L’approccio metodologico di riferimento che, in questi ultimi anni, è al centro dell’attenzione di studiosi ed esperti del settore è il modello delle comunità di pratica, introdotto da Etienne Wenger sul finire degli anni Ottanta. Le tre parole chiave che contraddistinguono le teorizzazioni di Wenger – che possiamo considerare come fondamenti per affinare laboratori di praticità dei saperi – sono rappresentate dal 1) campo tematico, che nella comunità delimita il quadro delle conoscenze attraverso la partecipazione dei membri, guidando l’apprendimento e dando un senso alle loro azioni; 2) la comunità stessa, che crea il “tessuto sociale dell’apprendimento”, incoraggiando l’interazione e lo scambio delle conoscenze in rete; 3) la pratica, definibile come “alimentatore” di idee, strumenti, informazioni, linguaggi, cornici di significato, storie ed esperienze condivisi dai membri della comunità.

Il Master GESCOM “Gestione e sviluppo della conoscenza nell’area delle risorse umane” (www.master-gescom.it) – coordinato dalla Prof.ssa Giuditta Alessandrini dell’Ateneo Roma TRE – ha attivato e animato comunità di pratica con l’impegno dei corsisti a riflettere e a elaborare progetti di ricerca comuni, tra i quali la sperimentazione di logiche comportamentali di impresa attraverso la filosofia della teatralità. La lezione-laboratorio è stata concepita per favorire lo sviluppo di competenze nell’ambito della leadership con l’obiettivo di permettere a ogni partecipante di aumentare la consapevolezza di sé stesso, delle sue competenze relazionali e delle modalità di gestione del proprio gruppo di lavoro attraverso simulazioni che sono state proposte in aula grazie all’applicazione della metodologia del teatro d’impresa come sostanziale alternativa all’approccio della formazione tradizionale, comunemente conosciuta come formazione d’aula.

L’obiettivo del lavoro è stato quello di studiare e proporre un approccio pedagogico innovativo alla formazione come risultato della “messa in scena” delle conoscenze condivise e coltivate nelle comunità e l’importanza di essere in grado, come individuo e come gruppo, a integrare la comprensione intellettuale dei problemi e delle soluzioni con l’esperienza attraverso il coinvolgimento del corpo, mente ed emozioni. La combinazione delle due metodologie ha fatto emergere spunti di riflessione e formule indicatoriali per definire, attraverso la filosofia della coltivazione, prospettive innovative di gestione della conoscenza. In particolare: comunità come fonte di lettura della responsabilità collettiva per favorire la creazione di valore; guidare e saper orientare la comunità verso lo sviluppo di idee complesse generate dalla negoziazione e dalla coerenza intessuta tra storie condivise, tradizioni locali diverse attraverso un loro progressivo raffinamento, ristrutturazione e ricollocazione pragmatica; valorizzare e orientare la comunità a cogliere i problemi che scaturiscono dall’esperienza vissuta in modo da essere concepiti come concrete occasioni per affinare la comprensione dello scenario e per favorire un’efficace metodologia di lavoro creativa e comune; facilitare “alleanze di apprendimento” tra professionalità diverse e comprendere la multiappartenenza degli attori in gioco; richiamare la pratica discorsiva alla costruzione della conoscenza anziché centrarla sull’apprendimento; valorizzare la comunità come processo di soluzione ai problemi legati alla complessità degli scenari.

La finalità è consistita nel favorire, attraverso la combinazione riuscita delle metodologie, un nuovo modo di “approcciarsi pedagogicamente” al teatro, da intendersi come contesto ludico e virtuale di scambio e condivisione dei vissuti per la costruzione dei saperi. Il case study testimonia l’interesse che negli ultimi anni viene dedicato alla sfera pedagogico-sociale della comunità di pratica e del teatro di impresa che sempre più contribuisce a legittimare la formazione come una delle risorse strategiche per il contesto politico-istituzionale e attenta al cambiamento.

Claudio Pignalberi