Comunicare e confrontarsi: dall’esperienza con i bambini nasce un sito web

Da alcuni mesi ho aperto un sito web.
Quando facevo il maestro sentivo la mancanza di strumenti per comunicare e confrontarmi con chi, come me, era mosso dalla passione del fare scuola.
Ho rimediato come ho potuto: frequentando corsi, leggendo e scrivendo articoli, pubblicando libri e discutendo nelle associazioni professionali.
Come scrittore per l’infanzia ho stampato a mie spese le prime filastrocche andando io a distribuirle nelle librerie e nelle edicole. Farle conoscere a un pubblico un po’ più vasto non è stato facile.

Come formatore, la necessità di proporre scelte e percorsi didattici nuovi è stata sempre forte fin da quando, nei primi anni ’70, tentai i primi passi nella direzione della “Scuola attiva”. Documentarne ogni progresso e ogni fallimento è stata prima di tutto una necessità personale: dovevo avere chiaro in mente cosa avevo fatto e come l’avevo fatto, in modo da valorizzare le intuizioni felici e non far troppo pagare ai bambini gli errori che sempre si compiono.
Ma coniugare il “fare” con il “dar conto” di quello che si fa, consente anche di trasmettere l’informazione tra chi è dentro e chi è fuori dalla scuola; permette – come dice Aldo Specchia – di “capitalizzare” la cultura elaborata per farla diventare patrimonio comune, rendendo le esperienze leggibili, fruibili, ma soprattutto riproducibili.
I filmati, in particolare, danno voce al “sommerso” facendogli superare gli angusti confini della quotidianità, consentono ai ragazzi di riconoscersi in un prodotto che attesta un’identità collettiva e riconoscono alle famiglie il diritto di essere informate su quello che nella scuola avviene.

Per tutto questo, un sito web è di grande aiuto ed è una grande risorsa.
Avvicina, mette in contatto, fa conoscere; è a nostra disposizione in qualunque momento e da qualunque parte ci si trovi. Chi avrà la pazienza di digitare il mio indirizzo, www.marco-moschini.it/, ci troverà, oltre ai libri, il racconto delle mie fatiche come alunno che ha attraversato “da somaro” i primi anni di scuola (“Un’avventura della mente e del cuore”); ci troverà la forza che può dare il “raccontarsi” a chi deve sopportare il peso di un grande dolore (“Raccontarsi come cura di sé”), ma anche l’esempio di “nobiltà d’animo” di una ragazzina di terza media che, unica, si è alzata per difendere un suo compagno.
Potrà conoscere alcune idee per contrastare l’ottusità e la prepotenza (“Bullismo precoce: come intervenire”) e leggere il resoconto dettagliato di un intervento per sostenere un ragazzino di prima media testimone di violenza familiare (“Relazione di lavoro”).
Chi si occupa di far nascere nei bambini l’amore per la lettura potrà leggere le ragioni per le quali oggi, nel 2014, sono ancora importanti le fiabe e, alla voce “Incontri”, forse apprezzerà uno spettacolino che parla al cuore e alla mente, dove la Poesia prende vita e movimento se viene abbinata a giocattoli che entrano in azione (“Poesia e giocattoli”).
Avendo tempo da perdere potrà anche assistere a una lezione sulla Letteratura per l’infanzia che sono stato invitato a tenere all’Università di Macerata.
Se poi vorrà sapere quali sono i “dieci modi per far odiare la lettura” li potrà scoprire entrando nella voce “Citazioni”.

Da poco è presente un nuovo settore: “Didattica viva”; dove si potranno vedere bambini impegnati nella realizzazione di documentari (“La Preistoria”), di telegiornali, (“Fare un telegiornale a scuola”), di reportage (“Dal Marocco a Fermo”) e di cartoni animati (“Produrre cartoni animati con i bambini”).

Ma perché far questo con i bambini?
Intanto perché “sentirsi protagonisti” aiuta la crescita del senso di responsabilità, inoltre gestire uno strumento come la telecamera attiva una sorta di vaccinazione mentale che stimola la produzione di anticorpi concettuali utilizzabili in caso di necessità.
Ma il motivo è anche un altro: il semplice “mettere insieme” persone diverse contribuisce ben poco, o per nulla, a ridurre l’intolleranza; anzi, talvolta l’ostilità aumenta invece che diminuire. Quello che può davvero fare la differenza è lo sforzo quotidiano teso al raggiungimento di un obiettivo comune (quale può essere, ad esempio, la produzione di un telegiornale): in questo gli stereotipi si spezzano.

Per restare sull’argomento “diversità”, alla voce “Citazioni” si può trovare la ragione che s’è fatta una madre sul perché è toccato proprio a lei un figlio disabile (“La madre speciale”), mentre entrando nel settore “Libri” si potrà avere qualche indicazione su come “educare lo sguardo” nei confronti dei “diversi”.
Ma perché lo sguardo?
Perché ciò che un bambino “diverso” – disabile o immigrato – pensa di sé dipende, in gran parte, da quello che legge negli occhi degli altri: allora è lo sguardo degli altri, nei suoi confronti, che va curato e coltivato.

Marco Moschini