ClanDESTINI (quindicesima puntata)
Suor Annunciazione rilesse il pezzo e rimase con lo sguardo fisso nel vuoto per qualche istante. Poi prese un blocco di carta e si mise a scrivere anche lei. Scrivere le faceva capir meglio quello che pensava davvero.
Che parole che avevano messo in bocca a un personaggio dei fumetti! Non solo Obama li aveva colpiti, ma anche quell’eroe di carta nel testo che avevano buttato giù. Diceva cose serie… parole da ripensarci. Da quando è venuto Didier ci sono tante cose da pensare… la mia vita, la sua, come sono diventata. E poi ripensare alla vita nelle missioni, bellissima e tragica. Che parole pesanti sul tempo, chissà dove le avrà sentite Didier. Pensiamo sempre che le altre culture non abbiano spessore ed è un grave errore. L’avrà sentite in famiglia e poi, come me, dalla famiglia se ne è andato! A lui la divisa da soldato a me la tonaca. Magari le ha sentite alla radio, deve avergli fatto bene ascoltare quella trasmissione pacifista. La nuova Alba, Musekeweya. Da quando è fuggito da noi, non riesce ad ascoltarla più, non la trova nemmeno con la radio a onde corte che s’è procurato chissà come, un’ottima radio, ho visto. Ho sempre pensato che il regalo più bello da “fare” e da “ricevere” fosse il tempo. L’ho capito quando giovanissima mi son fatta suora, e donare un po’ di tempo a chi era solo, anziano o malato, era fonte di gioia, il sorriso che vedevo rifiorire nelle persone spente, fragili. In missione ho sperimentato la gioia sana e genuina di stare in semplicità ad ascoltare… dell’abitare con stupore nel silenzio di chi ha speso troppe parole e con te, magari, può permettersi il lusso di tacere. È bello offrirsi disarmati all’ascolto: ascoltare senza giudicare, amare tutti senza fare i maestri… In Africa o in Sicilia la felicità è saper abitare la realtà che ti è data. Sono una mendicante di tempo… lo siamo tutti.
Rilesse quanto aveva scritto, poi appallottolò il foglio e lo gettò via.
Stampò il testo che le avevano dettato e si recò al letto di Didier.
Era agitatissimo, aveva l’orecchio attaccato alla radio.
“Sono riuscito a prendere Radio Kigali!” grosse lacrime gli rigavano le guance “Musekeweya non c’è più” singhiozzò “hanno fatto saltare dove registravano la trasmissione… un attentato contro la pace nel mio Paese e son tutti morti.”
***
Tina chiuse un registro e sorrise. “Sono stupita anch’io di quanto si son messi, diciamo, a studiare. Stanno cercando le radio africane anche sul computer della sala giochi da quando gli ho detto che le radio in FM hanno un sito web dove è possibile ascoltare le trasmissioni.”
Linda, la volontaria, alzò le spalle “Ormai navigano su internet da soli: Didier, non so perché si è appassionato alla storia delle navi che vengono affondate coi rifiuti tossici…Kamal al processo che riesce a ricavare biogas dai liquami dei pozzi neri…insomma studiano a modo loro.”
“Certo Didier mi è parso distrutto per l’attentato a Radio RWANDA, c’era quella soap opera radiofonica, piena di intrighi, eroi, mascalzoni, e storie d’amore. Ma capisco perché Didier l’amava, non voleva solo intrattenere, cercava di evitare un nuovo genocidio … due villaggi gli abitanti in parte si odiano e in parte, attraverso i loro giovani si amano… Romeo e Giulietta, in versione ruandese, con in più la pace e la riconciliazione.”
“Hai notato come fanno squadra con Totuccio?Stanno sempre insieme.” Chiese Linda.
“A proposito sai che penso? Che i bambini soldato non ci sono solo in Africa e in Asia, ma anche da noi, sono quelli arruolati da mafia, ndrangheta e camorra…e ne abbiamo pure qui a Montelusa.”
“Come il figlio di Valaci, poveretto…. Bene, ti lascio, ho deciso di darti retta, vado dal collega che manda soldi e medicine in Africa. Se non hai bisogno di me per la programmazione.”
Linda uscì dall’ospedale e tirò fuori la macchina dal parcheggio. Era piena di sabbia venuta dal deserto oltre il mare.
Dopo aver attraversato in macchina il centro di Montelusa, Linda prese la strada per Vigata e, dopo circa un chilometro, si fermò di fronte ad un palazzotto sottratto al patrimonio della mafia e assegnato all’ONG Urgently.
Salì la scalinata e si affacciò nell’atrio che era stato attrezzato con alcuni tramezzi a contenere posti ufficio.
Nel secondo comparto Linda, trovò il professor Natis, volontario e filosofo.
“Che ti devo dire” borbottò dopo che lei gli ebbe chiesto informazioni “ di rifiuti tossici e navi affondate non so niente, per il resto… organizzazioni come la nostra fanno arrivare finanziamenti, alimenti e farmaci in Africa. Da qualche tempo abbiamo inserito tra i nostri obiettivi fondamentali la vecchia linea del pesce, ma continua ad esserci bisogno di mandare soldi, cibo e medicine, specie per le emergenze.”
“La vecchia linea del pesce?” sorrise Linda. “Quella che se regali un pesce a un uomo lo sfami per un po’, se gli insegni a pescare lo sfami per sempre?”
“Ha a che vedere con la scuola, non ti pare? Il fatto è che è meglio non dare soldi a quelli del posto, che se li rubano, ed è consigliabile anche che ci procuriamo noi derrate e medicine… quindi poi bisogna farle arrivare fino a lì.” Natis si accese un mezzo toscano con uno zippo d’acciaio “Ti ricordi Zenone un filosofo greco, quello che provava a dimostrare che il piè veloce Achille non sarebbe mai riuscito a raggiungere la tartaruga… be’ anche i fondi che mandiamo si fermano ad ogni stazione e diminuiscono, e ne arrivano molto pochi ai destinatari. Quando arriva una nave col riso o col grano ci sono i soldati che cercano di impossessarsene, alcuni sono bambini, addirittura, bambini con un mitra in mano. Li chiamano boy soldiers, child warriors, kid militianen.”
“Appunto. È perché lavoro con uno di loro, alla scuola in ospedale, che sono qui.”
“Col latte in polvere ci tagliano la droga, i medicinali vengono rivenduti a chi può permetterseli, a volte tornano perfino in Occidente. E quelli di lì sono lasciati a morire, di AIDS, per esempio, ma non solo!”
“Riuscite ad evitare questi crimini?”
Il professor Natis alzò le spalle. “Solo in parte, perdiamo in genere il 25% della roba, e già ci va bene! Se troviamo gente onesta, poi c’è il problema politico, sono governativi, a volte, e l’opposizione si infuria, molti poi vogliono che il popolo stia male, perché la sofferenza e la fame sono rivoluzionarie, poi ci sono i fondamentalisti…”
“I fondamentalisti islamici.”
“Di fondamentalisti, grazie a Dio siamo pieni, ce ne sono in tutte le religioni. I migliori sono gli ex-assassini, i mercenari pentiti, che vogliono in qualche modo trovare espiazione per le stragi che hanno fatto…”
Linda guardò preoccupata l’orologio “Torniamo ai boy soldiers, volevo sapere se pensavi che dal Ruanda, qualcuno potesse perseguitare un bambino, sia pure un bambino che è stato soldato, fino al punto, come dice lui, da volerlo uccidere… ma non è finita la guerra da più di un decennio? Pensi possa venir qui in Italia uno di loro? E come lo ritroverebbe? Da quel che mi dici, a parte i militari, anche da certi avvoltoi potrebbe venire un pericolo per Didier, che dici, secondo te è possibile? Quando in ospedale abbiamo parlato col maggiore Hansen non ne abbiamo fatto cenno, perché sembra poco credibile, tu che ne dici?”
L’altro ci pensò un attimo. “Guarda, Linda, da chi recluta bambini ci possiamo aspettare qualsiasi cosa… però mi pare un po’ difficile… un accanimento contro un singolo francamente mi sembra sproporzionato, considera quanto costerebbe una azione di questo genere, considera quanto sarebbe complicata… Non è che questo Didier racconta balle?”
Linda s’era un po’ tranquillizzata, ma non del tutto. “E se magari ha rubato qualcosa? Qualcosa di prezioso, che so, piani di guerra, diamanti, oppure ha visto qualcosa che non doveva vedere e altra roba del genere?”
“E dove si sarebbe nascosto i diamanti nel viaggio?”
“Che sia un mitomane? La fantasia ce l’ha… dovresti vedere che sta inventando sull’Uomo mascherato! L’abbiamo coinvolto nella produzione di un fumetto.”
“Francamente è la spiegazione più probabile.”
“E se ci fossero di mezzo affari sporchi e spionaggio?”
Natis rise. “I soliti servizi deviati? Se ci pensi, adesso ne parlano sempre meno… deviati da chi? A Hollywood ci sono pure i servizi deviati dalla parte del bene… lo avrei visto il grande Redford in Spy Game…”
“Il vecchio Condor rinuncia ai risparmi di una vita per liberare il suo amico Brad Pitt con un’azione privata.”
“… insomma fa deviare l’apparato della CIA per fare qualcosa di buono… Mi dirai solo che in Italia siamo sempre indietro rispetto agli USA! No, Linda, non ce li vedo proprio i nostri poveri servizi che fanno piaceri ai ruandesi! E poi te l’ho detto, va contro il rasoio!”
La donna fece una smorfia “Il rasoio? Oggi, scusa, mi vuoi prendere per il culo?”
“Il rasoio di Occam! Entia non sunt multiplicanda sine necessitate! A parità di fattori la spiegazione più semplice è da preferire. E qui ci sta che Didier è un cacciaballe!”
Linda guardò ancora l’orologio e scappò via.
Dopo che se ne fu andata l’uomo rimase a lungo a guardare la porta, poi fece una telefonata.
(continua)
(La storia di ClanDESTINI è frutto della fantasia degli autori: qualsiasi riferimento con la realtà, fatti, luoghi e persone vive o scomparse, è puramente casuale).
Calcerano e Fiori: il viaggio di Didier, un video riassunto che svela scenari inediti sulla storia di Clandestini
È in libreria “Teoria e pratica del giallo“, la nuova fatica di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori per le stampe di Edizioni Conoscenza.
Qui le modalità per l’acquisto del libro.
Le puntate precedenti
L’intervista agli autori, Il giallo d’appendice
La video presentazione di Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, Un giallo prezioso: ClanDESTINI
Luigi Calcerano e Giuseppe Fiori, narratori e saggisti, vivono e lavorano a Roma. Hanno scritto insieme numerosi romanzi polizieschi. Per ulteriori informazioni si possono consultare:
http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Calcerano
http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Fiori_(narratore)
http://www.luigicalcerano.com
http://www.giuseppefiori.com
Calcerano e Fiori