Carla Accardi: la donna dell’astrattismo
Con Carla Accardi esce di scena la più rappresentativa artista italiana del secolo scorso.
Nel 1947, quando a ventitré anni si trasferisce a Roma, vi trova una piccola colonia di artisti siciliani che facevano parlare molto di sé. Il più noto è Renato Guttuso, a Roma dal 1937, comunista militante e già pittore ufficiale del partito; ma dal ‘44 a Roma c’è anche Pietro Consagra, che Guttuso ospita nel suo studio di Via Margutta, e c’è anche Antonio Sanfilippo, altro protagonista di quella stagione, conosciuto a Firenze e che poi diventerà suo marito.
I giovani artisti ben presto mordono il freno e con il “Manifesto di Forma” – firmato da Accardi, Consagra, Perilli, Sanfilippo, Turcato, Guerrini e Attardi – fanno un gesto di rottura e si dichiarano marxisti e formalisti prendendo definitivamente le distanze dal realismo di “Corrente” e della “Scuola romana” e rompendo definitivamente con Guttuso e le direttive del partito.
Con loro l’arte italiana esce dai confini e dialoga con le più attuali tendenze internazionali europee e d’oltreocano.
Carla Accardi si orienta verso una pittura in cui il gesto diventa segno elegante e forte al tempo stesso, con una predilezione nei primi anni cinquanta verso una riduzione cromatica di bianco e nero. Il colore poi ritornerà e verranno altre sperimentazioni: i rotoli di sicofoil, le tende in cui i rapporti luce/superficie/ambiente diventano più complessi e anticipano le installazioni dell’arte povera.
Ma negli anni ‘70 il suo impegno più importante diventa quello dei collettivi femministi in stretto sodalizio con Carla Lonzi: “Rivolta femminile” è il nome del collettivo, del “Manifesto” e di una piccola casa editrice a cui l’artista dà un significativo contributo. Una serie di questioni, ancora attuali, sulla relazione tra arte e creatività femminile sono nate in quella stagione .
Questa militanza tuttavia nel 1971 le costa l’interdizione dall’insegnamento per aver distribuito alle sue allieve i fascicoli di “Rivolta femminile”.
Quegli anni e quel dibattito saranno ricordati martedì prossimo, 11 marzo a Palazzo Mattei di Giove dove sarà presentato, in collaborazione con la Società italiana delle storiche, il volume “Arte e femminismo a Roma negli anni 70”.
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Teresa Calvano