Bioetica tra scuola e società: imparare ad affrontare i nodi della vita

La frase “staccare la spina” rappresenta forse uno dei modi più banali e svilenti con cui si può prendere a prestito una questione bioetica per parlare di altro, e la comunicazione politica ci ha ben mostrato il livello degradante che tal espressione può raggiungere se usata come metafora per decretare la fine e interrompere un processo… Pensiamo a cosa possa suscitare nella mente dei ragazzi e delle ragazze un utilizzo indiscriminato di questa, come di altre espressioni, e chiediamoci come la scuola può fare a suscitare un dialogo responsabile attorno ai temi bioetici.

Il libro “Bioetica e dibattito pubblico tra scuola e società”, curato da Monia Andreani, da Marcello Dei e da Massimo S. Russo (Unicopli, Milano, 2012) è composto da una serie di saggi che ruotano attorno al rapporto tra bioetica, cittadinanza e scuola. Il nucleo centrale del libro è dedicato alla scuola e introdotto dal contributo di Giuseppe Deiana che ricostruisce in modo rigoroso la storia istituzionale e culturale della bioetica nella scuola. Seguono i saggi di: Marcello Dei, dedicato ai risultati della ricerca pilota, e quello di Massimo S. Russo, che entra nel dettaglio approfondendo le risposte degli studenti in merito al caso di Eluana Englaro, e propongo una bibliografia ragionata suddivisa per argomenti.

Fino a oggi – come scrive Marcello Dei: “la bioetica non è entrata nella scuola, o perlomeno non c’è entrata dalla porta principale. Non ha un proprio statuto, non ha un’identità disciplinare, né è disciplinata come argomento dotato di una propria definizione all’interno di altre materie di studio” (p. 157).
In una scuola che s’interroga attorno all’intersezione di tradizioni culturali e metodologiche, dall’interculturalità alla terza cultura, la bioetica dovrebbe avere un certo spazio. Invece, nonostante vi siano insegnanti che promuovono iniziative di approfondimento sugli argomenti bioetici, non c’è nulla che è pensato e definito come prassi.

L’interesse per la bioetica a scuola non manca e, come spiega Giuseppe Deiana, fare un bilancio del materiale pubblicato in merito – i contributi e anche libri (in tutto circa 125 testi) – ha senso se si tenta di aprire una prospettiva per il futuro. Deiana considera necessario l’ampliamento del curriculo sia in senso verticale – dalla scuola media superiore alla media inferiore e alla primaria – sia in senso orizzontale – allargare la bioetica agli istituti professionali e tecnici. Inoltre ritiene necessaria un’indagine sociologica e scientifica che faccia il punto sull’attuale offerta di didattica bioetica nella scuola italiana.

A tale proposito l’esperimento pilota condotto da Marcello Dei e Massimo S. Russo, ha il merito di aver aperto una finestra d’indagine, del tutto esplorativa e non indicativa, a livello statistico di rappresentatività sull’insegnamento e la bioetica.
Il campione del survey comprende gli studenti del triennio superiore di tre licei scientifici italiani (Urbino, Roma e Catania), di un liceo classico (Milano), di un istituto d’arte (Urbino) e di un istituto tecnico (Milano), ed è composto da 624 individui (anno 2010).
Agli studenti è stato fornito un questionario semi-strutturato, mentre con gli insegnanti il metodo è stato quello del colloquio dettagliato, contemporaneamente con gli studenti e alcuni testimoni privilegiati sono stati svolti anche dei focus group.
Gli studenti si sono espressi in merito a:
– conoscenze di biologia;
– conoscenze di genetica e bioetica;
– interesse per tali temi;
– esperienze vissute nella scuola;
– aspettative inerenti alla presenza della bioetica nella scuola;
– temi e casi noti della bioetica.

Tra i risultati ottenuti risulta che: “il 45% afferma di sapere che cosa significa la parola ‘bioetica’. In realtà “credono” di saperlo, ma spesso si sbagliano. Quando cercano di dirlo in poche parole, solo uno su tre (il 36%) riesce a rispondere in modo accettabile. Il 20% fornisce vaghe indicazioni. Il 44% dà risposte sbagliate. Meno di uno studente su dieci (per l’esattezza il 9%) dell’intero campione mostra di possedere una qualche idea dell’oggetto della bioetica” (Dei, p. 159).

Attorno al nucleo centrale, il libro si snoda in una serie di altri capitoli, a firma di studiosi di diverse discipline, che affrontano il tema della bioetica nella sua interdisciplinarietà, introdotti con cura da una riflessione sul rapporto tra bioetica e biopotere (Luigi Alfieri), in cui si trovano a dialogare i contributi di due illustri sociologi del diritto: Amedeo Cottino – che propone una visione distopica in cui l’eugenetica si mostra come lo spazio occulto dietro ogni discussione politica sulla vita, e Valerio Pocar, che scrive a proposito della spettacolarizzazione e del sensazionalismo dell’informazione riguardo alla bioetica.
Umberto Cortoni pubblica un saggio dedicato a un’antropologia teologica cattolica non scontata in termini riflessioni bioetiche di stampo confessionale; Debora Spini dedica il suo intervento al dibattito teorico biopolitico e legislativo attorno alla questione della “sofferenza”. Monia Andreani scrive un saggio sulla riflessione bioetica nel pensiero delle donne e propone un glossario a uso didattico. Infine, Federico Losurdo interviene con un testo giuridico sull’introduzione della bioetica nell’ordinamento europeo e italiano, tra dimensione di giustizia e diritto positivo.

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Monia Andreani