Il ‘caso’ di Andrea
Andrea è arrivato da noi in un momento difficile. Al V anno delle superiori si è trovato in prossimità dell’Esame di Stato e la scuola in cui stava non sapeva come “gestire” il caso. Che fare di lui? E’ venuto da noi. Lo abbiamo accolto.
Agli inizi, è stata dura. Tre anni fa, Andrea non comunicava, non socializzava, era chiuso in se stesso. Totalmente e completamente isolato. Non leggeva e non scriveva.
Tutto è iniziato pian piano, i compagni hanno “sentito” il bisogno di Andrea e si sono messi in gioco. Un ragazzo, ritrattista bravissimo, disegnava il volto dei compagni, un altro scriveva, sotto il volto tratteggiato di ogni compagno, l’iniziale del nome e, così via, fino a scrivere il nome completo. Con il tempo Andrea cominciò a chiamare ognuno di loro per nome e fu una gioia immensa per ognuno di loro sentirlo pronunciare.
I numeri fecero progressivamente capolino nel mondo di Andrea. I compagni cominciarono a disegnare un ‘uno’ con dei contorni per essere riempiti di colore, e così fecero con i numeri naturali. Andrea disegnava i numeri e li memorizzava, senza volerlo, come disegni. All’improvviso li riconobbe sulla pagina di un libro e capì che erano numeri e con essi si poteva contare.
Nessuno dei compagni e degli insegnanti si tirò indietro. Nulla si faceva in aula senza il coinvolgimento di Andrea. E tutto questo, con le difficoltà poste dal terrore dell’imminente Esame di Stato per tutti gli altri studenti del gruppo classe, per la tempistica degli adempimenti e la dovuta preparazione necessaria. Degno di nota è che, in quell’anno, due studenti di questa classe uscirono dall’Esame con il massimo dei voti e molte ore di tirocinio in azienda.
La famiglia, incredula e travolta dalla inaudita sorpresa degli sviluppi avvenuti, pregò tutti noi affinché tenessimo un altro anno ancora il ragazzo in Istituto. Al termine del primo anno, i genitori ci chiesero di bocciarlo e riammetterlo ancora. Erano certi che sarebbe cresciuto quel tanto che bastasse per uno sviluppo cognitivo appena sufficiente ad orientarsi nel mondo.
Il secondo anno è stato ricco di nuovi esperimenti. Comparve un nuovo aiuto di grande valore: Simone. Un ragazzo dolcissimo, con un cuore e una sensibilità umana non comuni: il suo insegnante di sostegno. Allo stesso tempo abbiamo avuto il supporto di un AEC (Assistente Educativo Culturale) per il tempo scuola non coperto da Simone. Queste due presenze hanno dato un impulso alla crescita di Andrea, e di tutti noi coinvolti, dalle speranze inattese.
Simone si era posto due obiettivi (tra i tanti): lavorare sull’autonomia di Andrea nella mobilità da uno spazio all’altro (da una classe all’altra, dalla classe al laboratorio…fino all’estrema possibilità di un percorso dalla scuola a casa); e un salto in avanti nella capacità di Andrea di esprimere (tirar fuori) emozioni in e per una relazione qualunque.
Nel primo caso, lavorò con tutto il personale (incluso i collaboratori scolastici) e la famiglia; nel secondo caso coinvolse una struttura operante nella ‘pet therapy’. L’AEC, dal canto suo, coprendo le ore in cui non si aveva un insegnante di sostegno, ha coinvolto Andrea nel laboratorio creativo, luogo pensato per fornire percorsi idonei allo sviluppo della manualità e del gioco (a fini didattici).
Il terzo anno è stato dedicato ad integrare le attività precedenti con due particolari iniziative. Al fine di aprire uno spaccato di vita sul versante dell’inserimento al lavoro, il titolare del bar interno ha coinvolto Andrea in una serie di attività di servizio ‘assistito’ (dall’AEC) che hanno provveduto ad una fusione del bisogno di esprimersi all’operazione di “toccar con mano” il valore di una attività di lavoro al servizio di una relazione (un terzo). Restava la difficoltà di affrontare la barriera dell’autorità (la Presidenza). Andrea aveva un cruccio continuo dovuto alla fragilità di pensare all’autorità come ad una ‘presenza’ impossibile da sostenere (si rifugiava in un atteggiamento chiuso ed autoprotettivo anche per un semplice saluto). Abbiamo organizzato un servizio in Presidenza, di supporto ed aiuto alle ‘difficoltà’ della dirigenza. Andrea ha colto con gran favore questo suo ruolo e ha cominciato a frequentare la presidenza come un ‘luogo altro’, semplicemente un luogo ‘aperto’, come lo è sempre stato per tutti, sia studenti che docenti.
Siamo tutti molto compiaciuti e fieri del progresso fatto da Andrea e, nei momenti di depressione più acuti, pensiamo alla differenza che la scuola può fare nella cura e nello sviluppo di molti “casi” difficili. Un ruolo insostituibile al quale contribuiscono tutti: gli studenti che senza difficoltà si fanno carico delle “abilità diverse”, i docenti che si spendono fino all’inverosimile per i propri ragazzi (a prescindere dai casi particolari), il personale non docente che dona la sua carica umana ogni qual volta se ne presenta l’occasione, gli AEC pronti a svolgere il loro compito in ogni “situazione” e gli insegnanti di sostegno, cuore nevralgico del coordinamento delle relazioni dentro e fuori la scuola.
La famiglia di Andrea lo ritiene pronto ad uscire ed affrontare un percorso di vita. E noi, all’unisono, gli auguriamo tutto il bene possibile.
***
Immagine in testata di Ability Channel
Arturo Marcello Allega