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Un passo importante verso l’autonomia didattica – di Arturo Marcello Allega

Pubblicato il: 07/03/2018 10:51:03 -


Il Piano di ricerca e formazione per le Scienze e le Tecnologie.
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L’innovazione didattica, se intesa come autonomia didattica, è questione complessa, esattamente come tutto ciò che riguarda l’autonomia. Intanto, perché è lo stesso concetto di autonomia un concetto complesso. Per autonomia si intende un grande e delicato equilibrio tra indipendenza e libertà. L’autonomia può essere definita come quella condizione governata da un insieme di regole che consente di esercitare le propria libertà in relazione con gli altri nel rispetto delle libertà altrui. Il cuore di questa definizione è la “relazione con gli altri”. I membri di una comunità autonoma non sono tra loro indipendenti ma legati da una relazione funzionale che rafforza le loro proprie libertà in quanto consente alle stesse di potersi realizzare laddove sarebbe impossibile se fossero ‘indipendenti’. Quindi, il potere dell’autonomia è nella forza dei legami presenti nella comunità: l’individuo si unisce agli altri per ottenere quello che da solo non potrebbe mai avere.

La didattica in sé (e ancor più quella autonoma), quindi, è questione complessa, perché è al centro dell’intero impianto educativo e vive il disagio di essere ancora fortemente legata alla didattica trasmissiva, nonostante tanti tentativi coraggiosi, proprio in quanto, spesso, oggetto di semplificazioni e banalizzazioni.

Una didattica autonoma dovrebbe quindi, in primo luogo, garantire un processo interattivo che per la sua stessa natura impedisca spontaneamente il ricorso alla didattica trasmissiva. Sono possibili processi di questo tipo? Interattivo significa appunto fondato su relazioni dinamiche dove ogni elemento interagisce con l’altro, e non semplicemente ‘flipped’ ma, ad esempio, “laboratoriale” nel senso di “Pensare e fare scienza” del Comitato nazionale per lo sviluppo della cultura scientifica e tecnologica. La risposta è si.

In questo momento è stato avviato un processo che avrà profonde conseguenze sulla didattica perché rappresenta la prima vera proposta di didattica autonoma: il piano di ricerca e formazione su una didattica innovativa delle STEM (DM 850/16) per le classi di concorso della scuola secondaria di primo grado A28 (matematica e scienze) e A60 (tecnologia).  Questo piano si fonda su un modello culturale e strumentale  (il “modello a shell” e “la tavola sinottica dei processi di apprendimento”) che pone il proprio interesse ed i propri obiettivi intorno a due fondamenti. Il primo consiste nella constatazione che gli apprendimenti si evolvono e si sono evoluti in diverse direzioni e pertanto ogni concezione di autonomia didattica deve spontaneamente nascere e svilupparsi nel loro contesto per assicurare con essi “forti correlazioni”; il secondo, è fortemente legato al fatto che ogni processo di questo tipo deve nascere e svilupparsi all’interno di un nuovo ambito di azioni e, cioè, quello della ricerca di base della autonomia didattica svolta dai protagonisti dell’insegnamento, questa volta, in una nuova veste, quella di “docenti ricercatori” che costruiscono una didattica dell’autonomia “consapevoli che una didattica fortemente innovativa non può che essere concepita nella profondità di una didattica interattiva, interdisciplinare ed integrata” fondamento di ogni società democratica. In questo modo il risultato del processo è un cittadino democratico e autonomo, un cittadino, in primis, che apprende e, poi, un cittadino democratico perché apprende.

Il Piano ha una struttura ad albero: formatori senior sviluppano il modello con un gruppo di insegnanti qualificati opportunamente individuati, i quali a loro volta fanno ricerca con insegnanti motivati e selezionati con evidenza pubblica da ogni ambito del territorio nazionale, in seguito, i ricercatori formati assisteranno nella ricerca i docenti delle discipline A28 e A60 di ogni ambito mediante le scuole polo di formazione.

Lo scopo di questo approccio è quello di costruire percorsi di apprendimento idonei a riscrivere i curricoli in modo tale da garantire la continuità in un ambiente di didattica autonoma. Il modello culturale adottato assicura la centralità degli apprendimenti nel processo di ricerca e la “ricerca” assicura la produzione di percorsi didattici in condizioni di alta interattività dove l’apprendere ad apprendere è la competenza chiave della didattica autonoma.

Arturo Marcello Allega

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