L’orientamento per un futuro sostenibile

Le recenti crisi economiche e l’emergenza sanitaria hanno messo sotto i riflettori questioni come povertà, disuguaglianze, cultura dell’individualismo (basti pensare al motto ‘Nessuno si salva da solo’), ha acuito il senso di incertezza verso il futuro: una fenomenologia pre-esistente per la quale l’ONU nel 2015 aveva lanciato al mondo un appello, mostrando l’urgenza di un cambio di passo nelle abitudini di vita, nelle scelte politiche per un futuro sostenibile[1]; in questo modo evidenziando l’interdipendenza tra benessere personale e bene comune.

«Nel pensare e costruire il proprio futuro è inevitabile non pensare al contesto in cui si vive. […] per assicurare al nostro contesto un futuro […], nel quale vi siano condizioni e opportunità per rendere possibile il futuro di ciascuno»[2].

Fare i conti con risorse e scelte personali vuol dire divenire consapevoli di cosa mettere a disposizione per quell’utilità che travalica il ‘personale’, ma lo rende possibile: un ruolo tutt’altro che subalterno al contesto.

Indirizzare le scelte o educare a scegliere?

Se la scuola vuole esercitare la sua funzione orientativa, e centrare gli obiettivi dell’Agenda ONU (ridurre le disuguaglianze, offrire un’istruzione di qualità, …), deve abbandonare le pratiche, ancora diffuse, di un orientamento che seleziona e canalizza in base al rendimento[3], o a pre-giudizi[4], o che indirizza verso determinate realtà lavorative; ma anche inteso come unica causa della dispersione scolastica[5].

L’orientamento è dispositivo che accompagna e supporta le persone ad avere aspirazioni per il futuro, ad acquisire competenze per scegliere quali percorsi intraprendere per la realizzazione personale e lo sviluppo sostenibile sociale, economico, ambientale. E per la sua funzione preventiva ed evolutiva, l’orientamento deve essere fatto precocemente.

Moduli di orientamento

Il PNRR e i documenti correlati prevedono opportunità e fondi per l’orientamento a scuola[6]: percorsi orientativi, piattaforme digitali, riforma del sistema di orientamento a partire dal primo ciclo.

In questo scritto mi soffermo sui moduli di orientamento, il monte ore annuale (non inferiore a 30 ore) integrato nei curricoli, per favorire le scelte nella transizione tra primo e secondo ciclo e in quella postdiploma. Ovviamente metodologie e contenuti vanno calibrati sul ciclo di studi, età degli allievi/e, presenza o meno di interessi professionali, livelli di conoscenza e consapevolezza posseduti.

Scopo dei moduli dovrebbero essere: sviluppare/rafforzare aspirazioni e interessi anche in nome della sostenibilità, comportamenti esplorativi, competenze orientative (cercare informazioni pertinenti ai propri scopi, ideare piani di azione), promuovere speranza e un atteggiamento positivo verso il futuro.

A questo fine sarebbe utile trattare tematiche quali il lavoro (concetto di lavoro dignitoso, di inclusione) e professioni (quelle prevedibili nel futuro e proprie dei settori dello sviluppo sostenibile); le aspirazioni e caratteristiche personali nella prospettiva del futuro.

Focalizzarsi su filiere professionali/produttive aiuterebbe a contrastare la licealizzazione in atto nel nostro Paese, e ad ampliare il repertorio delle carriere cui aspirano gli adolescenti, ora focalizzato su professioni tradizionali magari a rischio di estinzione o automazione[7].

Penso a laboratori che adottino metodi e strumenti quali, per esempio, schede di attivazione per la ricerca, scoperta e rielaborazione, in piccoli gruppi nell’ambito-classe o tra classi diverse, con momenti di riflessione guidata.

Una condizione indispensabile per il loro buon esito è un’adeguata formazione degli insegnanti[8]. Non sarebbe serio pensare di saper fare orientamento contando sulla lettura di un libro, su qualche convegno, sul sentito dire di colleghi appassionati.

Oltre i moduli

Meriterebbero attenzione altre questioni, il consiglio orientativo, i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento), la riforma del sistema di orientamento. Qui mi limito a elencare alcune priorità:

  • introdurre nei curricoli attività opzionali, anche a scopi orientativi;
  • affrontare l’anomalia del nostro sistema scolastico che colloca la scelta per gli studi successivi alla fine del primo ciclo (14 a.), prima del conseguimento dell’obbligo scolastico a conclusione dei bienni (16 a.), differenziati e tali da rendere irreversibile la scelta;
  • inserire attività di ri-orientamento nei moduli dei bienni per coloro che non hanno fatto una buona scelta e reintrodurre la possibilità di passaggi “seri” tra indirizzi.

 

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[1] Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, Risoluzione delle Nazioni Unite, 25 settembre 2015.

[2] Scandella O. (2019), Il futuro oggi, FrancoAngeli, p. 188.

[3] Ottimo-buono=liceo, discreto=tecnico, sufficiente o quasi=professionale, insufficiente=formazione professionale regionale.

[4] «Il Liceo non è opportuno per persone con disabilità, sono più consigliabili i Professionali (e i CFP), per i Tecnici occorrono solide basi logico-progettuali, nei Professionali la dimensione operativa facilita gli apprendenti deboli, nei Licei si richiedono robuste capacità astrattivo-deduttive, […]», D. Trovato, Un orientamento sostenibile nelle prassi scolastiche per promuovere giustizia sociale, in Newsletter SIO, Giu 28, 2021.

[5] Il mismatsh si può affrontare innalzando la qualità della formazione e attraverso la programmazione dell’offerta formativa. Le cause della dispersione scolastica possono essere molte, oltre a una scelta sbagliata: inadeguatezza dei metodi di insegnamento, povertà educativa, ecc..

[6] Linee programmatiche del Ministero dell’Istruzione, 4 maggio 2021; Atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2022, Ministero dell’Istruzione.

[7] Dream Jobs? Teenagers, Career Aspiratios and the Future of Work, OCSE, 2018.

[8] Tale formazione è prevista dalle Linee programmatiche del Ministero dell’Istruzione “[…] per consentire loro di acquisire competenza nelle diverse tipologie di orientamento […]”, p. 7.

Ornella Scandella Pedagogista, esperta di orientamento , counselor sistemico relazionale; già professore a contratto di Scienze dell’Educazione; ha svolto attività di ricerca presso il Cisem e l’Isfol; ha diretto la prima ricerca nazionale sull’orientamento nei progetti realizzati con FSE e Programmi europei negli anni ’90; è socia del Centro Studi Riccardo Massa e membro del CDA della Fondazione Zaninoni di Bergamo; autrice di numerose pubblicazioni (libri, articoli e saggi in volumi collettanei), su temi pedagogici, didattici e sull’orientamento, tra cui “Tutorship e apprendimento”, insignito nel 1995 de “Lo stilo d’oro”, primo premio nazionale di Pedagogia e didattica.