La scuola e la formazione nella “quarta via” di Keir Starmer

Il neo-progressismo approda nel Regno Unito

Il successo del Labour Party il 4 luglio scorso è stato uno degli esiti più spettacolari della storia del partito laburista inglese paragonabile alla vittoria del New Labour di Tony Blair nel 1997. Mutata la composizione della Camera dei Comuni si è aperta la strada a una diversa élite di governo con una nuova stagione anche per l’educazione, voce al centro del manifesto elettorale. Il primo ministro si trova ad affrontare una scuola travagliata in un paese indebolito da quattordici anni di governo in mano ai conservatori. 

Stagnazione economica, qualità della vita in calo e debito pubblico

Il Regno Unito, la sesta economia mondiale, ha un reddito pro-capite di 46.125 dollari, una disoccupazione che raggiunge il 4,4% con un’inflazione al 2% e un contenuto aumento del prodotto interno lordo (GDP) a causa del basso investimento pubblico e privato. Il panorama è molto diverso da quello che aveva di fronte Tony Blair nel 1997. Alla quasi euforia, allora, per una crescita all’insegna della globalizzazione si contrappone, oggi, l’ombra della stagnazione mentre l’idea dello Stato leggero della “terza via” contrasta con la ripresa dello Stato innovatore e imprenditore di quella che è stata definita la “quarta via”. L’instabilità politica, peraltro, con la successione di cinque primi ministri in otto anni, le conseguenze della Brexit e l’impatto della pandemia rendono ragione dell’inconsistenza delle politiche adottate negli ultimi anni. 

Il confronto elettorale è stato dominato da questioni di vita quotidiana dei cittadini: dall’aggravarsi del costo della vita con il crollo del potere di acquisto al decadimento della qualità dei servizi sanitari, dalla crisi delle abitazioni all’insostenibile livello delle tasse universitarie, dal fallimentare welfare state al deterioramento dei servizi di social care, dall’impraticabile mercato edilizio per l’inaccessibile costo delle abitazioni al critico controllo dell’immigrazione, dalle perduranti disparità territoriali all’erosione dei salari e ai dati allarmanti della povertà infantile.

I segnali di sofferenza nella spesa pubblica, inoltre, rendono grandi programmi di intervento sfide difficili da sostenere. Nello scenario di un debito pubblico che a marzo 2024 ha raggiunto il 98,3% del GDP anche piani ambiziosi per il sistema scolastico diventano critici come problematico si rivela il proclamato “decade of national renewal” di Keir Starmer senza una robusta crescita del paese.

Un sistema formativo tra patologie storiche e nuove emergenze 

La scuola e la formazione nel Regno Unito sono in contrastato chiaroscuro. I traguardi raggiunti si sono fatti strada tra patologie storiche e nuove emergenze. La ritrovata posizione comparativa documentata in PIRLS 2021 come nei punteggi PISA delle ultime edizioni e i risultati raggiunti con gli studenti di background migratorio convivono con il permanere di forti disuguaglianze, sociali e territoriali, di performance e con un’offerta formativa del tutto inadeguata per il dopo 16 anni. La crisi recente della frequenza scolastica e le preoccupazioni per la salute mentale in età giovanile condizionano le scuole mentre permangono problemi di carenza di insegnanti e di abbandono della professione sullo sfondo di una spesa per l’istruzione che nel 2023 è pari a quella del 2010.

In discussione sono anche celebrate innovazioni del passato. Rivela l’usura nel tempo il regime di valutazione costruito e gestito dall’OFSTED mentre l’accademisation all’insegna della school choice e della competizione tra istituti, secondo alcune analisi critiche, ha tradito le intenzioni originarie. 

Le missioni del nuovo governo laburista

 L’arrivo al governo del partito laburista segna una svolta rispetto alle impostazioni neo-liberali incentrate sul ricorso al mercato dei servizi educativi e orientate ad una concezione strumentale del capitale umano. Soprattutto è l’emergere, in discontinuità con Jeremy Corbyn e Tony Blair, di uno stile politico, rivelatosi formula vincente alle elezioni, al banco di prova della responsabilità di governo. 

Adottando lo schema in voga del “mission approach” Sir Keir Starmer ha definito il proprio programma di azione ispirato all’everyday economy sostenuta dalla cancelliera ‘ombra’ Rachel Reeves. Cinque sono le missioni che il governo intende perseguire per rispondere ai cittadini e ricostruire il paese: dare il via alla maggior crescita economica nel G7 migliorando ovunque le condizioni di tutti non solo di pochi privilegiati, fare del paese una superpotenza dell’energia pulita, riappropriarsi degli spazi pubblici contrastando la violenza criminale e promuovendo la fiducia nella polizia e nella giustizia, spezzare le barriere alle opportunità per tutti eliminando ogni “class ceiling” alle ambizioni dei giovani,  costruire un sistema sanitario per il futuro in grado di essere presente là dove è il bisogno. All’interno di questa cornice due missioni sono particolarmente rilevanti per l’educazione.

La prima, rivolta alla ripresa economica del Paese, assegna una chiara priorità alla formazione delle competenze indispensabili. Necessario, sostiene Keir Starmer, è porre fine alla contrapposizione tra educazione e formazione professionale frutto della “sheep and goats mentality that’s always been there in English education”. Lo stereotipo popolare “The ‘academic’ for my kids; vocational for your kids” è radicalmente incompatibile con il rilancio del paese. Si afferma, così, l’investimento nella formazione inteso come strumento per la crescita delle persone, delle comunità e del paese: una posizione, in verità, non esente da annotazioni critiche

Direttamente centrata sull’educazione è la missione che riguarda la promozione delle pari opportunità a prescindere dal territorio, dalla scuola, dal genere e dal background familiare e socio-economico. Rimuovere le barriere per tutti spezzando il legame tra successo e background è la filosofia che ispira le misure proposte per il sistema educativo e formativo. 

L’agenda per la scuola e per la formazione

Nella campagna elettorale del Labour Party si ritrova un policy mix di proposte, alcune centrali altre secondarie, alcune di immediato impatto altre con effetti a medio e lungo termine, alcune tradotte in decisioni tempestive altre posposte nel tempo, altre ancora via via rimosse o escluse nonostante le pressioni se non abbandonate. Dopo il clamore del marketing nel programma di governo confluiscono interventi puntuali a comporre un’agenda pragmatica fuori da ridondanze retoriche ma incisiva, se non radicale, al di là delle apparenze. Le tracce di ‘ideological quietism’ rilevate da alcuni osservatori e la presunta “Ming vase strategy” delle fasi pre-elettorali sono state smentite da scelte dirompenti compiute da Keir Starmer anche in campo educativo, come l’abolizione delle agevolazioni fiscali per le scuole indipendenti o l’obbligatorietà del National Curriculum in tutte le scuole senza alcuna eccezione.
Nell’agenda la priorità è data ad interventi che hanno un diretto impatto sugli studenti e sulle classi, mentre le misure concernenti le strutture e il sistema di quasi-mercato sono puntuali ma indirette.

Una buona partenza per tutti

Le evidenze di ricerca sul valore aggiunto dell’Early Child Education and Care (ECEC) sono abbondanti e convincenti così come l’importanza della regolare frequenza scolastica a partire dai primi anni. Con la creazione di oltre 3.000 nuove classi nella scuola dell’infanzia utilizzando gli spazi lasciati liberi per il calo demografico nelle scuole primarie il governo laburista intende colmare le lacune del servizio in alcune aree svantaggiate o sostenere fasce deboli della popolazione. Alla necessità di flessibilità sul lavoro per i genitori il partito laburista, inoltre, risponde impegnandosi a rivedere il sistema di parental leave

Considerando l’impatto positivo di esperienze già condotte dal 2019 sulla regolarità di frequenza e sul comportamento degli alunni il governo prevede la generalizzazione nella scuola primaria della prima colazione gratuita (“breakfast clubs”), già presente, peraltro, nei due terzi delle scuole. 

Reclutamento di insegnanti e promozione delle professioni educative

Il governo laburista intende reclutare 6.500 nuovi insegnanti, soprattutto specialisti disciplinari con particolare attenzione ai territori svantaggiati. Prevede, inoltre, il superamento dell’insegnamento senza qualifica che attualmente riguarda il 3% dei docenti. L’Early Career Framework (ECF) tende ad assicurare che ogni docente che entra in classe abbia (o stia lavorando per raggiungerla) la qualifica professionale. A questo scopo sono previsti due anni a inizio carriera dedicati alla preparazione alla pratica didattica, all’acquisizione delle conoscenze necessarie e alla socializzazione professionale. Questo ambizioso obiettivo si accompagna all‘investimento per lo sviluppo professionale continuo (CPD) onde migliorare le competenze di tutti i docenti, variabile determinante per i livelli di apprendimento degli studenti. L’abbandono dell’insegnamento, oggetto di preoccupazione politica, verrà contrastato con incentivi per nuovi insegnanti e misure di potenziamento della professione docente.  

Per il personale di staff delle scuole, in stato di crisi e con forte turnover, il governo intende re-istituire lo School Support Staff Negotiating Body, organismo creato dall’ultimo governo laburista ed abolito nel 2010, per la contrattazione sindacale delle condizioni di lavoro, della formazione e della progressione nelle carriere.

Anagrafe degli studenti e interventi per il loro benessere

Una proposta di legge menzionata nel King’s Speech del 18 luglio (Children’s Wellbeing Bill) prevede l’obbligo per le autorità locali di costituire registri di chi non è a tempo pieno nella scuola o è assente persistente (> 50%) , una proposta condivisa dai conservatori e dei liberali-democratici e già raccomandata in passato. 

Un disegno di legge dedicato (Mental Health Bill) rinnova, inoltre, il Mental Health Act del 1983, mai completamente aggiornato per più di 40 anni. Una barriera all’apprendimento, infatti, può dipendere da fragilità di salute mentale. In questa prospettiva i Mental Health Support Teams (MHSTs) da un terzo delle scuole (40% degli studenti) raggiungeranno il 50% entro il 2025. In ogni scuola verrà introdotta la figura del mental health worker

Un National curriculum rivisto e obbligatorio per tutte le scuole

La scuola deve offrire tutto quello che gli alunni e gli studenti delle classi meno avvantaggiate non possono permettersi. In questa ottica negli impegni elettorali del Partito laburista è inserita la revisione del curriculum che deve essere più esteso includendo gli sport e le discipline artistiche, con la focalizzazione sulle competenze orali e digitali accanto ai fondamentali della numeracy e della literacy soprattutto a livello della scuola primaria. 

In questo contesto il National Curriculum, come richiamato espressamente nel King’s Speech, diventa obbligatorio per tutte le scuole senza le esistenti esclusioni. 

Riforma delle valutazioni OFSTED e loro estensione ai Multi-academy Trusts (MATs)

All’abolizione dell’OFSTED delle proposte elettorali di Jeremy Corbyn il Changed Labour preferisce un intervento di riforma allineandosi alle posizioni condivise da tempo da esperti e rispondendo alla lunga sequela di critiche accumulatesi negli anni. La nuova impostazione prevede l’abbondono del modello gerarchico ed esterno a favore di soluzioni ibride capaci di coniugare valutazione esterna e valutazione interna e  la sostituzione delle singole voci riassuntive (“outstanding … inadequate”) con un nuovo sistema di report card. Si intendono così per superare i limiti attuali delle ispezioni, dall’inefficacia informativa agli effetti secondari negativi, dal rischio di un approccio punitivo e sanzionatorio al pericolo di stigmatizzazione delle scuole in difficoltà. 

Con il processo di academisation ormai molte scuole sono parte di Multi-academy Trusts (MATs)  per cui il governo ritiene indispensabile prevedere che i trusts stessi, non solo le scuole che ne fanno parte, siano soggetti ad ispezione da parte dell’OFSTED. 

Integrare competenze e skills

Con l’introduzione nei traguardi per i 16 anni di almeno una disciplina creativa e di una materia vocazionale il governo intende operare, fin dalla scuola, per l’integrazione tra competenze e skills correggendo le distorsioni esistenti. Nonostante, infatti, già ora sia consentito l’inserimento di una gamma più ampia di insegnamenti, nella realtà tendono a prevalere le discipline accademiche. 

Per contrastare i NEET (12,6 nel 2024) e accrescere l’occupazione giovanile sono previsti il reclutamento di più di 1.000 consulenti di orientamento e la costituzione di un network of “Youth Futures hubs” soprattutto per i giovani più fragili. Nel piano del governo, inoltre, è compresa anche la esperienza di almeno due settimane di lavoro per tutti I giovani nella prospettiva di aumentare la varietà di opzioni disponibili dopo i 16 anni. 

La “Growth and Skills Levy” e la “Youth Guarantee

Di fronte al calo degli investimenti (27% in termini reali dal 2011) per la formazione da parte degli imprenditori e al quasi 4% dell’imposta non speso (circa £ 550m su circa 3,5b annuali incassati), il governo introduce flessibilità nell’uso dell’Apprenticeship Levy convertita in una Growth and Skills Levy consentendo agli imprenditori di utilizzare, accanto all’apprendistato, fino al 50% delle risorse disponibili per azioni formative approvate.

La ripresa della Youth Guarantee per giovani della fascia 18-21 avviene per offrire opportunità di formazione e di apprendistato e supporto per trovare un’occupazione. 

L’istituzione di Skills England

Tutta la politica per la promozione delle competenze per la crescita sarà sotto la supervisione di una nuova istituzione nazionale, Skills England. L’organismo dovrà identificare le opportunità di investimento per lo sviluppo delle skills, coordinando gli imprenditori, I fornitori della formazione e le organizzazioni sindacali, oltre a tutti i livelli di governo e promuovendo linee settoriali di azione. Skills England, inoltre, curerà il collegamento con le aree locali agevolando il decentramento del budget per la formazione degli adulti e la regionalizzazione della formazione. 

In questo contesto diventerà operativo il Lifelong Learnig Entitlement (LLE) deciso, ma non implementato, dal precedente governo. Saranno riformati i centri per l’impiego (Job centres). 

Abolizione di agevolazioni fiscali nelle scuole indipendenti

Secondo gli impegni presi nella campagna elettorale il governo laburista prevede di abolire l’esenzione dal pagamento del VAT sulle rette per le scuole indipendenti. La misura non è, ha precisato il premier, un attacco punitivo al settore< privato, ma è imposta dallo stato di necessità. Il Paese non può rimanere inerte “… about the appalling state of our schools” ed ha bisogno di risorse finaziarie.”I’m very comfortable with private schools,” ha precisato il primo ministro, “but I want our state schools to be just as good, so it doesn’t matter whether you send your child to private school or to state school because you’ll get equal chances in life“. Nel 2022-23 la retta media annuale di £ 15.200 per le scuole private (6-7% degli studenti) ha superato del 90% la spesa annuale per studente di £ 8.000 del settore statale, mentre il gap nel 2009-10 era del 40%. 

In un documento del Labour Party si specifica puntualmente l’utilizzo delle risorse annuali stimate derivanti dall’annullamento dell’esenzione fiscale  (£1,6 miliardi) distribuite negli anni: £ 3.450 milioni per l’assunzione di 6.500 nuovi insegnanti, £ 270 milioni per la formazione di insegnanti e dirigenti di scuola, £ 85 milioni per l’esperienza di lavoro e la consulenza di orientamento dei giovani, £ 5 milioni per l’alfabetizzazione linguistica nella scuola primaria, £ 45 milioni per la riforma dell’OFSTED, £ 35 milioni per gli oltre 3,000 nuovi nidi, £ 175 milioni per il supporto alla salute mentale in ogni scuola e £ 95 milioni per Young Futures Hubs.

La strategia laburista alla prova della realtà

Dopo la parabola neoliberale di Margaret Thatcher, il ciclo della “terza via” di Tony Blair e l’appannata stagione dei conservatori a Downing Street, la parola d’ordine del Changed Labour è “la crescita economica come pietra basilare per ogni cambiamento”. Allo stereotipo del partito delle tasse (“the first place a Labour government goes is to tax”) subentra l’immagine del partito per la crescita (“The first place the next Labour government will go is to grow”), afferma Keir Starmer. La devoluzione delle decisioni, la rinazionalizzazione mirata, l’accresciuto ruolo dello Stato, il rispetto della responsabilità fiscale e l’affermazione della “every day economics” sono le componenti della strategia neo progressista.

Si tratterà di vedere i dettagli delle singole misure annunciate, i tempi della loro implementazione e la quantità delle risorse realmente a disposizione prima di esaminarne la coerenza con gli obiettivi dichiarati e l’impatto rispetto ai problemi del paese. La raffica di proposte di legge contenute nel King’s Speech (40 circa il doppio della media dal 2010) sarà alla prova nella messa in opera e per la compatibilità finanziaria.

La continuità di alcune proposte con l’esistente e con il passato, il consenso degli esperti su alcune ipotesi di cambiamento e la forte maggioranza di cui il governo dispone nella House of Commons sono senza dubbio condizioni favorevoli, unitamente ad un’attesa sensibilità per la scuola statale dei componenti del nuovo Gabinetto per la quasi totalità con un background non di scuole private (il 37% nel governo di Rishi Sunak e il 68% in quello di Margaret Thatcher proveniva da scuole private).

Il futuro prossimo non sarà, inoltre, indipendente dal contesto di instabilità nazionale e di turbolenze internazionali. Il partito laburista ha raccolto solamente 1/3 dei voti e l’elettorato si è rivelato volatile con la comparsa di un partito anti-immigrazione con più di 4 milioni di voti. La diminuzione del peso dei due maggiori partiti e il più basso livello di partecipazione degli ultimi decenni, peraltro, rendono incerta la categorizzazione politica dei risultati elettorali. Con la vittoria schiacciante del Labour Party il Regno Unito, comunque, si è sottratto all’ondata di destra crescente in Europa. 

Decisiva per il futuro della nuova stagione laburista sarà la capacità del governo di riuscire a raggiungere risultati di crescita evidenti già nel breve periodo. All’andamento dell’economia è, infatti, legata la possibilità di investimenti sulla scuola e il ritorno di quella fiducia la cui mancanza, secondo Keir Starmer, è stata all’origine della stagnazione. I prossimi anni sveleranno il profilo dello Starmerism su cui già si sono esercitati giornalisti ed esperti alla ricerca di una comprensione profonda di quanto il 2024 ha introdotto nel panorama politico del Regno Unito. Espressione di un “radical incrementalism”, le misure sulla scuola e sulla formazione smentiscono la lettura di una virata verso destra del Changed Labour o la loro riduzione ad un mero “return to centrist sobriety”.

 

Mario Giacomo Dutto MIUR – già Direttore Generale saggista, esperto politiche formative