ITS Academies: come uscire dalla dimensione di nicchia?

Non c’è da stupirsi se Mario Fierli, nel suo articolo su Education 2.0 dedicato allo stato di attuazione del PNRR[1] ha documentato come per lo Sviluppo e Riforma delle ITS Academies sia stato utilizzato alla fine del 2023 solo il 2,4% delle risorse previste, pari a 37 milioni di euro sui 1500 assegnati dal Piano.

Non c’è da stupirsi perché, nonostante l’enfasi politica posta su questo canale, enfasi che ha portato nel 2022 anche ad un intervento legislativo che ha ribattezzato gli ITS in ITS Academies, nell’anglofila speranza di conferire un maggiore appeal a questa offerta formativa, il numero di iscritti a questa istituzione rimane sempre molto basso, lontanissimo dai numeri di coloro che dopo il diploma secondario si iscrivono alle facoltà universitarie, nonché dai numeri di coloro che negli altri Paesi europei, Francia e Germania in primis, accedono all’istruzione superiore non universitaria per conseguire una specializzazione.

Il problema del mancato decollo degli Istituti Tecnici superiori non si pone da oggi: già nel 2015 Treellle e Fondazione Rocca mettevano in risalto che “la principale criticità riguarda senza dubbio l’esiguità dei numeri degli iscritti a questa nuova offerta formativa: l’Istruzione Tecnica superiore, a sette anni dalla sua istituzione, continua a rimanere un’attività di nicchia, e rimane ben lontana dall’obiettivo, che era stato prefissato, di rappresentare la via maestra per la specializzazione dei diplomati di scuola secondaria ed una reale alternativa all’Istruzione universitaria, come avviene negli altri Paesi europei, dove questa tipologia di offerta formativa annovera centinaia di migliaia di iscritti”. [2]

Qualche anno dopo, nel 2023, il problema del mancato sviluppo dell’Istruzione Tecnica Superiore non è stato risolto, come ricorda la Fondazione Agnelli nel rapporto ITS Academy: una scommessa vincente?, che rammenta, in premessa, che mentre in paesi come Germania e Svizzera i corsi professionalizzanti riguardano il 40% degli studenti provenienti dalle secondarie, in Italia il contributo eccede di poco l’1%.[3]

Non ci sono dubbi che il complesso assetto istituzionale previsto per la governance degli ITS (Fondazioni di partecipazione con la presenza di almeno un istituto di scuola secondaria di II grado, di una struttura formativa accreditata dalla Regione, di una o più imprese, gruppi, consorzi o reti di imprese del settore produttivo, di un’università o un’istituzione dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) o un ente di ricerca) e l’ancora più complesso intreccio di competenze tra Stato e Regioni per l’autorizzazione ed il finanziamento dei corsi abbiano giocato un ruolo centrale nel mantenere in una dimensione di nicchia un’offerta formativa da tutti definita fondamentale. Come fare allora a sviluppare l’offerta e la domanda di Istruzione Tecnica Superiore?

Il Rapporto di Treellle-Fondazione Rocca propose di individuare un più snello modello organizzativo, utilizzando in fase di avvio la più agile modalità consortile; nella prima fase di attività i Consorzi ITS che rispondono ai requisiti indicati nei bandi potrebbero godere di un regime giuridico di tipo privatistico, per semplificare gli aspetti gestionali, favorendo l’aggregazione dei soci e l’avvio delle attività formative sul territorio. Dopo la verifica della qualità dei corsi erogati, potrebbe seguire alla prima fase una successiva fase di stabilizzazione della struttura di governance, con il passaggio alla forma giuridica propria delle attuali Fondazioni di partecipazione. Le associazioni consortili che si dimostrano in grado di conseguire i risultati prefissati potrebbero dunque consolidarsi assumendo il modello della Fondazione e ricevendo finanziamenti stabili, anche se soggetti ad una valutazione quinquennale; questo modello svincolerebbe le Fondazioni ITS dall’obbligo di partecipare ai bandi regionali per essere finanziate, obbligo che mantiene queste istituzioni in un perenne stato di precarietà che impedisce loro di consolidarsi sul territorio.

Anche la Fondazione Agnelli ha proposto di rendere più certi e permanenti i meccanismi di finanziamento, per consentire agli ITS Academy di contare su un ammontare stabile di risorse nel corso del tempo. La certezza delle risorse almeno nel medio periodo è difatti fondamentale per rafforzare l’impianto organizzativo e amministrativo degli ITS e dare continuità all’offerta formativa.

Ma la Fondazione Agnelli si spinge oltre, mettendo in discussione il mantra del distacco strutturale degli ITS rispetto alla scuola secondaria superiore e proponendo:

  • la condivisione con gli ITS delle strutture amministrative e fisiche degli istituti tecnici e professionali;
  • un maggiore coinvolgimento del personale docente delle scuole secondarie per affiancare quello di provenienza dal mondo produttivo. La presenza non episodica dei docenti degli istituti tecnici e professionali, oltre a dare maggiore continuità alla didattica soprattutto per quel che concerne le materie di base, consentirebbe di sfruttare appieno il potenziale di orientamento della scuola secondaria, permettendo finalmente agli ITS di acquisire visibilità e rilevanza.

Molte altre sono le proposte, importanti, presentate nel suo rapporto dalla Fondazione Agnelli, ma qui ci interessa ricordare le due precedenti perché consentirebbero agli ITS di uscire dalla dimensione di nicchia, mitigando quel complesso modello paraistituzionale che ha caratterizzato, unico in Europa,  gli ITS fin dalla loro istituzione nel 2008, ed il cui risultato è stata la faticosa creazione di monadi scarsamente replicabili ed espandibili sul territorio nonostante i molti proclami politici.

 

[1] M. Fierli, Il punto sul PNRR-Istruzione. Criticità di investimenti e riforme, Education 2.0 n.

[2] Associazione Treellle – Fondazione Rocca, Innovare l’istruzione tecnica secondaria e terziaria, per un sistema che connetta scuole, università e imprese Collana I numeri da cambiare, n.3 2015

[3] Fondazione Agnelli: ITS Academy: una scommessa vincente? L’istruzione terziaria professionalizzante in Italia e in Europa, a cura di Matteo Turri, Milano University Press, 2023.

Giorgio Allulli Vicepresidente della Rete europea della qualità dell’Istruzione e formazione professionale (EQAVET); già direttore delle aree sistemi formativi del Censis, dell’Isfol e della Conferenza dei Rettori.