I CPIA al termine di un decennio verso prospettive future
A cinquant’anni esatti dal contratto dei metalmeccanici, nel 1972, in cui per la prima volta si individuava il diritto allo studio dei lavoratori come un pezzo importante all’interno della contrattazione sindacale, e a 10 anni dall’Istituzione dei CPIA (DPR263/2012) e Lg. 92/2012 che ha istituito il sistema nazionale dell’apprendimento permanente e la rete nazionale RIDAP, a Fierida, gli insegnanti accompagnati da alcuni studenti, i Dirigenti, gli Ata, i ricercatori INDIRE, RIDAP e RUIAP, il Forum del Terzo settore e gli Enti privati e pubblici, si sono trovati all’interno dei generosi spazi dell’Opificio Golinelli per scambiare le buone pratiche, le idee, i dubbi, le difficoltà attraverso workshop, laboratori multimediali, ricerche, studi, pubblicazioni e tanta voglia di costruire un segmento sempre più importante del sistema d’istruzione italiano. La presenza del Ministero si è fatta davvero significativa attraverso gli interventi del Direttore generale della Direzione degli ordinamenti scolastici e la valutazione di sistema, Dott. Fabrizio Manca, del Dirigente dell’Ufficio IV, dott. Gianluca Lombardo e del Dirigente distaccato, Dott. Giuseppe Colangelo che, accompagnato anche da un docente distaccato con oltre vent’anni di esperienza nei Ctp/Cpia (segno tangibile dell’attenzione sul comparto), ha partecipato all’intera manifestazione, intervenendo più volte nella ricchissima carrellata di interventi in programma con partecipazione attenta e viva.
Con 2 Convegni, 3 Tavole rotonde e 42 panel formativi/informativi e un’area espositiva ricca di proposte editoriali e progetti elaborati dalle studentesse e dagli studenti dei CPIA, Fierida si conferma anno dopo anno come luogo d’incontro sempre più vivo e partecipato. In un tempo storico particolarmente difficile, in cui la scuola sembra perdere smalto, argento vivo, nei tre giorni di Fierida le sale piene e ricchissime di storie, racconti, esperimenti, progetti, hanno diffuso e profuso un luminoso rilancio a 360°.
Già nel ’75 il sindacato ottenne che i docenti, a domanda, chiedessero di insegnare nei corsi delle 150 ore e che gli insegnanti venissero dalle graduatorie e, a domanda volontaria annuale, insegnassero in quei corsi. Ogni anno la domanda andava ripresentata. Ci furono allora dei problemi enormi che riguardavano la carriera degli insegnanti che anche oggi rappresenta uno dei grandi problemi nel contrasto alla dispersione scolastica. Come emerso nella Tavola rotonda finale della manifestazione, infatti, “Uno sguardo al passato per orientare il futuro. Idee e proposte per il rilancio e il potenziamento del sistema di istruzione degli Adulti”, la Prof.ssa Vittoria Gallina e il Prof. Pasquale Calaminici, nel riordinare i tanti passi che l’Istruzione degli Adulti ha fatto dagli anni ’70 ad oggi e l’estrema necessità di avere dei riferimenti dell’andragogia chiari e delle indagini statistiche che restituiscano dati sempre aggiornati sui corsi, hanno entrambi posto l’accento sull’importanza di avere personale qualificato, che abbia competenze specifiche nell’Educazione/Istruzione degli adulti. “E’ un modello che va riempito che deve trovare due centri: uno quello dei soggetti che ogni anno facciano un’indagine su quelli che sono i bisogni formativi e che organizzi i servizi nella scuola di Stato”, dice Vittoria Gallina, e ancora: “Oggi si parla tanto di carriere degli insegnanti, ma esistono oggi insegnanti che fanno funzionare i Centri per l’Istruzione degli adulti a cui non è riconosciuta alcuna competenza. Ci sono carriere presenti non riconosciute. La carriera degli insegnanti che lavorano nei CPIA, dai CTP ad oggi, sono portatori della cultura dell’insegnamento, formazione ed educazione degli adulti che è un lavoro totalmente diverso dalla carriera del docente delle scuole del mattino rivolte ai bambini e adolescenti”.
L’aspetto che emerge chiaramente dai tanti panel formativi è che in tutt’Italia, i CPIA stanno davvero esprimendo quella sussidiarietà orizzontale e verticale che ancora resta parzialmente inespressa nelle scuole del mattino. Davvero i CPIA stanno concretizzando l’idea della formazione come valore sociale. Le esperienze del CPIA di Catania ad esempio, dal titolo “L’accoglienza finalizzata anche ai percorsi professionali e agli avvisi regionali”, come quella del CPIA 4 di Torino “Adriano Olivetti” dal titolo “No Problem, le mie competenze, il lavoro, il mio futuro”, dimostrano che il CPIA sta costruendo dal basso con il terzo settore reti territoriali in grado di rispondere concretamente al bisogno di reinserimento lavorativo delle persone. Il CPIA è protagonista dunque di quel processo di orientamento in formazione, che consente ad un cittadino di riconoscere un luogo in cui iniziare una storia nuova, un percorso chiaro, che gli consentirà, in tempi definitivi ed effettivamente fruibili, di ottenere la formazione necessaria e i titoli per inserirsi o reinserirsi in quel determinato lavoro. La REMAP, appena nata a Bologna rappresenta un passaggio decisivo verso questa nuova prospettiva. Una nuova rete territoriale, partecipata da enti locali, scuole, enti di formazione accreditati, università e associazioni, per realizzare sinergie nel campo dell’apprendimento permanente e aiutare in questo modo le persone ad accrescere le conoscenze e competenze lungo l’intero arco dell’esistenza, ampliando le prospettive di crescita personale, civica e occupazionale. Co progettare con soggetti del terzo settore significa costruire patti educativi territoriali che attraverso il riconoscimento delle competenze formali, non formali e informali promuovano veramente la formazione in età adulta. Solo operazioni sistemiche integrate possono aiutare il nostro Paese ad uscire dallo stallo. Solo attraverso le connessioni tra mondo della scuola, della formazione, dell’Università e del lavoro è possibile ridare linfa vitale ai talenti enormi che il nostro sistema produttivo detiene in ogni parte d’Italia. Come disse un uomo come Giuseppe Di Vittorio, il pane è Libertà e nel mondo interconnesso di oggi non ci si può più permettere di farsi ciascuno il proprio orticello.
Dunque i Centri, conclude ancora Vittoria Gallina, devono essere visibili, riconoscibili, devono funzionare tutto l’anno e devo offrire alle persone gli strumenti utili alla formazione e alla spendibilità nel contesto lavorativo e culturale e del Paese. E’ necessario riconoscere la natura flessibile negli orari, nei calendari scolastici, perché è assurdo far aspettare gli studenti anche due tre mesi prima di fargli iniziare i corsi che seguono i calendari del mattino. Così non si può prescindere dalla formazione specifica del personale impegnato. Non si possono prendere insegnanti o presidi che hanno sempre fatto un’altra cosa perché dequalifica decenni di istruzione degli adulti, di ricerca, di sperimentazioni, di battaglie sindacali, di formazione e di studi. E’ necessario un osservatorio permanente e che ogni tre anni almeno il Ministero del Lavoro e Ministero dell’Istruzione facciano un’analisi del lavoro che si svolge. Sarebbe utile anche una giornata all’anno dell’educazione degli adulti in cui aprire le scuole alla cittadinanza per farle conoscere, per renderle visibili, ma questo è ancora poco praticabile perché moltissimi CPIA non hanno ancora una sede propria.
Antonello Marchese Centro Regionale Ricerca Sperimentazione e Sviluppo del Piemonte