Facciamo sbocciare il ‘fiore’ delle competenze democratiche!

Nel corso dell’ultimo decennio il Consiglio d’Europa si è speso con un impegno particolare nell’ambito dell’Educazione alla Cittadinanza Democratica, ai Diritti Umani e dell’Educazione Interculturale, e ha delineato, sviluppato e definito nel 2018, all’interno del Progetto Democratic Competences via Digital Challen, un Quadro di Riferimento delle Competenze per una Cultura Democratica (QRCCD) attorno a un nuovo modello di competenze[1].

Il modello, articolato in 20 competenze, è presentato graficamente come un fiore con quattro petali: i valori, gli atteggiamenti, le abilità, le conoscenze e la comprensione critica, che ogni cittadino dovrebbe possedere per poter partecipare attivamente in una società democratica e culturalmente complessa e per poter contribuire allo sviluppo della cultura democratica.

Lo scopo del QRCCD è sostenere gli Stati membri nei loro sforzi volti a creare società aperte, tolleranti e culturalmente diversificate, facendo leva sull’educazione. L’imperativo sociale per tutto il mondo della formazione viene identificato proprio con la necessità di equipaggiare i giovani con una dose resistente di anticorpi democratici, con un corredo di competenze utili, anzi necessarie, per vivere da protagonisti in società democratiche, multietniche e globali. Proprio la partecipazione giovanile è cruciale  «for a vibrant and healthy democracy»[2] e «la società oggi richiede imperiosamente al processo di formazione scolastica che il discente non giunga inerme e immotivato rispetto a una nuova assai rilevante esigenza sociale: contribuire alla democrazia contemporanea e promuoverne il successo. E’ anche attraverso la scuola che il singolo bambino o ragazzo è naturalmente allenato alla democrazia. La democrazia non si insegna, vi si partecipa» – afferma con passione il prof. Luigi Berlinguer [3].

L’attenzione del Consiglio d’Europa si è concentrata in particolare su come i professionisti del settore educativo dovrebbero gestire la dinamica fra il contesto dell’attuale mondo digitale  e le Competenze per una Cultura Democratica (CCD), per garantirne lo sviluppo. Le CCD sono infatti ora più che mai necessarie nel mondo digitale tanto quanto lo sono nel mondo reale; ora che la vita del cittadino è ridisegnata continuamente da innovazioni tecnologiche e mutamenti del mondo, ognuno deve essere consapevole della portata, del significato e delle conseguenze delle innovazioni della rete, in modo da misurarsi responsabilmente con il cambiamento.

Il Quadro costituisce uno strumento ad alto potenziale nel campo educativo e per questo è importante farlo conoscere agli insegnanti e ai formatori, dalla scuola dell’infanzia alla educazione degli adulti, in modo che possano adattarlo liberamente  alla specificità del proprio contesto locale, rileggere alla luce di esso la pratica didattica corrente, e tradurlo in approcci didattici, progetti multidisciplinari e in un nuovo curriculum educativo che sappia promuovere un’effettiva partecipazione democratica, mitigando il superficiale ‘attivismo del click’ e promuovendo una cittadinanza digitale degna di questo nome.

Un contributo in tal senso è offerto dalla Nuova Associazione Culturale Ulisse, partner del progetto europeo, attraverso un percorso formativo per insegnanti coordinato da Lavinia Bracci[4], che –- oltre ad offrire chiavi di lettura del QRCCD – propone un repertorio di attività orientate a educare all’ascolto, al dialogo, al confronto con altre tradizioni e culture e al riconoscimento della dignità di ogni persona anche se diversa, valorizzando il senso di ogni identità culturale; a saper tradurre i valori e i principi in comportamenti; a orientare verso la solidarietà e la pro socialità; a promuovere azioni che contribuiscano al ben-essere individuale e collettivo; a affinare sensibilità, senso di responsabilità e  rispetto verso l’ambiente in cui si vive, sensibilizzando alla tutela del territorio attraverso la promozione di  stili di vita sostenibili[5]. Le attività sono improntate alla pianificazione riflessiva, ovvero al modello di apprendimento noto come ‘ciclo di Kolb’, scomponibile in quattro fasi dall’esperienza concreta, alla riflessione, alla concettualizzazione, alla sperimentazione attiva in una nuova situazione.

L’approccio pedagogico è in particolare quello del service-learning (SL), metodologia didattica che integra la didattica con l’impegno a favore della comunità in cui la scuola è situata: grazie alla partecipazione e al protagonismo delle realtà locali e territoriali, attraverso i patti educativi territoriali, gli studenti  possono essere accompagnati dagli insegnanti a partecipare attivamente a un’esperienza di servizio che risponda ai bisogni della comunità. In altri termini ‘Scuole Aperte’ al territorio, partecipate e diffuse, come quelle dell’esperienza pluriennale milanese dettagliatamente descritta e analizzata dal prof. Del Bene, che in prima persona ha contribuito a diffonderne il modello anche a livello nazionale[6].

L’approccio pedagogico del service-learning si coniuga con la didattica laboratoriale dell’inquiry-basedlearning e della didattica esperienziale in piccolo gruppo, del coaching e del cooperative learning,  leve strategiche per la costruzione di una comunità educante, come abbiamo letto anche in contributi recenti pubblicati su questa rivista[7].

La sfida per la costruzione di patti educativi territoriali che sappiano costruire legami sociali davvero inclusivi e democratici è in corso ed è necessario il contributo di tanti soggetti per generare filiere di collaborazione a partire dalla scuola come punto di snodo. Questa è la via non soltanto per introdurre le giovani generazioni a una piena partecipazione democratica, ma anche per far sì che si traduca e si esprima in una partecipazione attiva e consapevole al voto. La tendenza a un astensionismo sempre più diffuso dal voto è infatti un male da non sottovalutare, in quanto la nostra Costituzione ci rammenta all’articolo 48 di assolvere a quello che non soltanto è un diritto, ma anche un dovere  del cittadino democratico.

[1] Presentato nel 2018 nella pubblicazione Reference frame work of competences for democratic culture in tre volumi: vol. 1 Context, concept and model; vol.2 Descriptors of competences for democratic culture; vol. 3 Guidance for implementation. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A32018H0604%2801%29

[2] State of democracy, human rights and the rule of law. A democratic renewal for Europe. Report by the Secretary General of the Council of Europe 2021.https://rm.coe.int/annual-report-sg-2021/1680a264a2

[3] Dalla introduzione di Luigi Berlinguer al saggio di G,  Del Bene, A.L. Rossi, R, Viaconzi, La comunità educante. I Patti Educativi per una scuola aperta al futuro, Fabbrica dei Segni, 2021.

[5] Lavinia Bracci è fondatrice e direttrice della Siena Italian Studies – Intercultural Study Abroad https://www.sisstudyabroad.com/ e socia fondatrice della Nuova Associazione Culturale Ulisse https://www.nuovaassociazioneulisse.com/democratic-competences-via-digital-channel/

[6]G, Del Bene et al. , Op. cit.,pp. 17-115.

[7] http://www.educationduepuntozero.it/tecnologie-e-ambienti-di-apprendimento/lesperienza-di-padova-i-patti-educativi-di-comunita-presentazione.shtml; http://www.educationduepuntozero.it/tecnologie-e-ambienti-di-apprendimento/una-scuola-in-comune-scuola-e-territorio-per-una-nuova-stagione.shtml; http://www.educationduepuntozero.it/wp-content/uploads/2020/10/Bramante%20patto%20educativo.pdf