Cambia la prima prova scritta dell’Esame di Stato – di Marco Camerini
Alcune considerazioni sull'esame di stato 2019.
Nel più ampio contesto della revisione dell’Esame di Stato – avviata dal Ministero dell’Istruzione e affidata, in attesa di approvazione, al Documento di lavoro redatto dalla specifica Commissione nominata con DM 499/2017 – meritano una breve riflessione le nuove tipologie della prima prova scritta (che acquisisce, fra l’altro, con 20 punti, un maggior peso nel voto finale complessivo). Sempre in numero di sette, prevedono un non secondario mutamento di struttura e una diversa definizione dei criteri valutativi che impongono, evidentemente, l’adozione di nuovi parametri, alcuni dei quali, peraltro, non dissimili rispetto al passato, soprattutto per la tipologia A. Quest’ultima, in particolare, esce decisamente valorizzata con due tracce in luogo di una, opportunamente rispondendo all’esigenza, per uno studente giunto al termine del ciclo di studi superiore, di comprendere con sicurezza e in profondità un testo letterario in prosa o in poesia, interagire con esso inserendolo nel proprio orizzonte formativo ed esistenziale, (passaggi e frasi tratti dal citato Documento di lavoro verranno riportati in corsivo) e di contestualizzarlo nel panorama della storia letteraria italiana. Spiace, semmai, desumere che entrambe le proposte di lavoro riguarderanno brani/liriche comprese nel periodo che va dall’Unità ad oggi (evidentemente imprescindibile l’attenzione al ‘900, ma l’opportunità delle due opzioni consentiva di non escludere – magari saltuariamente – sondaggi ottocenteschi su autori quali Leopardi) e di cogliere una minor attenzione agli aspetti formali e stilistici: il ridimensionamento del peso di domande inerenti quesiti metrici e retorici potrebbe favorire un eccessivo impressionismo critico nell’approccio testuale, anche se, certamente, l’applicazione di tali strumenti di analisi non deve tradursi, a livello di ciclo liceale, in sterile tecnicismo.
La novità più evidente, è la scomparsa del saggio breve: novità che farà discutere i professori (numerosi i perplessi della prima ora, fra i quali chi scrive), meno gli studenti che non l’hanno mai molto amato, né tanto meno veramente capito: la tipologia B (tre tracce) consisterà nell’interpretazione/comprensione di un singolo passo di ambito artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico-sociale seguita da un commento in cui il candidato esporrà le sue riflessioni intorno alla (o alle) tesi di fondo avanzate: di fatto un’ulteriore prova di analisi testuale, semplicemente applicata a contesti non letterari, che rimangono quelli della vecchia tipologia. In proposito, la Commissione stessa, sia pure in una nota, ha dovuto ammettere che nel saggio breve l’indicazione di citazioni disparate, talvolta numerose, induceva lo studente a redigere un centone, dal quale non si poteva evincere in nessun modo la sua capacità di sviluppare un discorso autonomo e ben strutturato. Il termine stesso, pretenzioso e ingombrante, di “saggio” escludeva – nel suo riferirsi a una scrittura oggettiva di estrazione accademica – giudizi di valore personale del discente, spesso diffidato (nelle sin troppo numerose “guide alla composizione”) dall’inserire valutazioni soggettive, se non addirittura dal ricorrere a espressioni quali “secondo me”, “a mio avviso”, “credo”. Va da sé che ben pochi docenti, in sede di correzione, erano disposti a penalizzare un candidato quando esprimeva opinioni e impressioni magari assai originali e colpevoli solo di esulare da un sistematico ricorso alle fonti (quanto e come andavano citate? Querelle infinita), determinando un’indubbia confusione, pur con il supporto di specifiche griglie, al momento della valutazione conclusiva collegiale.
Più dolorosa l’eliminazione del tema storico “tradizionale” (tipologia C) che, al contrario, avrebbe anche incontrato i favori di tutti, se non fosse che – con il passare degli anni – il livello di difficoltà degli argomenti proposti è esponenzialmente aumentato e i titoli dei più recenti Esami di Stato risultavano pertinenti più a un concorso universitario per un dottorato di ricerca che a un contesto scolastico, sia pure di ultimo anno. Basterà ricordare, citandole sommariamente, alcune tracce eclatanti: “I processi e le prospettive di sviluppo delle attuali macro-economie emergenti: Cina, India, Giappone” o “Le foibe: una ferita umana e storica aperta, su cui anche il Governo italiano si è espresso sin dagli anni ’60 con interventi autorevoli e decreti legislativi”, con la conseguenza che questa tipologia è statisticamente la meno scelta, anche da parte di ragazzi sinceramente appassionati al fatto storico.
Rimane, infine, con due tracce invece di una, la ex tipologia D (attuale C): riflessione critica su tematiche di attualità, sin dalla prima riforma la più simile al tema classico con suggestioni vicine all’orizzonte esperienziale delle studentesse e degli studenti, libera comunicazione del proprio vissuto e della propria sensibilità. Retaggio del vecchio saggio breve/articolo di giornale il fatto che si potrà chiedere al candidato di fornire un titolo coerente allo svolgimento e di organizzare il commento attraverso una scansione interna, con paragrafi muniti di titolo, il che finisce con l’alterare un po’ lo spirito e il senso di una prova particolarmente cara agli alunni proprio nella misura in cui era l’unica a non imporre alcun tipo di vincolo all’espressione della personale creatività.
Al di là, comunque, di una riforma in cui prevalgono sicuramente apporti e spunti positivi, crediamo sia essenziale che la composizione scritta possa (tornare a) essere, per chi la redige prima che per quanti la valutano, un piacere interiore, lo stimolo ad un proficuo, arricchente, sincero confronto con se stessi, l’esaltante scommessa di affrontare e vincere ogni timore verso la “pagina bianca”. Tanto più seducente e preziosa di un freddo, asettico display.