A proposito delle Indicazioni nazionali per i Licei: Lingua e letteratura italiana
Coloro che (come è non solo lecito, ma necessario e urgente, visto che la Riforma della scuola secondaria di 2° grado va a regime con l’inizio del prossimo anno scolastico), volessero approfondire le Indicazioni relative ai Licei, hanno a disposizione due documenti fondamentali: il primo è il Regolamento recante “Revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico dei licei ai sensi dell’articolo 64, comma 4, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133”, insomma il Regolamento dei Licei che, in particolare nell’Allegato A, descrive “il profilo culturale, educativo e professionale” o, detto in altri termini, gli esiti in uscita dal percorso liceale; il secondo è costituito dalle “Indicazioni nazionali per i Licei”, contenenti gli OSA per le varie discipline, proposte come bozza alla fine di marzo e che ora dovrebbero essere definitivamente approvate, si suppone senza molti cambiamenti.
Omogeneità o eterogeneità tra i due documenti?
Chi analizza il Regolamento e le Indicazioni naturalmente si attende una sostanziale omogeneità tra i due documenti: infatti il ragionamento è del tipo “i risultati attesi in uscita dai Licei (profili) dovranno essere raggiunti attraverso il graduale conseguimento degli obiettivi specifici per ogni disciplina e area pluridisciplinare”. Ma le cose non stanno affatto così: infatti, mentre i risultati di apprendimento nel Regolamento sono correttamente espressi in termini di competenze, abilità e conoscenze e declinati per aree pluridisciplinari (metodologica, logico-argomentativa, linguistica e comunicativa, storico-umanistica e scientifica, matematica e tecnologica: si veda ALL. A), nelle singole discipline, in particolare per quanto riguarda Italiano, le competenze sono sinteticamente enunciate in una sorta di “cappello” iniziale, mentre negli Obiettivi di apprendimento prevalgono nettamente non le abilità, ma i contenuti. Ciò, già evidente per gli OSA di Lingua, è addirittura macroscopico per la Letteratura, in cui le Indicazioni si limitano a definire un elenco di autori di fatto obbligatori, secondo la buona tradizione del Liceo gentiliano di quasi novant’anni fa. L’unica indicazione di obiettivi è quella (riferita al biennio) di “non compromettere il gusto della lettura” (non dunque di promuoverlo, ma almeno di non soffocarlo).
Altre due osservazioni: mentre nei “Profili” si indica correttamente tra i risultati di apprendimento dell’area linguistica quello di “riconoscere i molteplici rapporti e stabilire raffronti tra la lingua italiana e altre lingue moderne e antiche”, nelle Indicazioni di Italiano questo importante aspetto comparativo manca del tutto (mentre è presente nelle Indicazioni di Lingua straniera e anche in quelle di Latino). Analogamente, manca del tutto nelle Indicazioni di Italiano il riferimento a una competenza fondamentale inserita, dal Profilo, nell’area linguistica e comunicativa: “Utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione per studiare, fare ricerca, comunicare.”
Non Indicazioni, ma Programmi
In realtà, i due documenti sembrano discendere da matrici anche culturali diverse: i profili hanno una maggiore apertura, una prospettiva più ampia ed europea, in particolare nell’attenzione data alle competenze, ma anche alle metodologie (sia pure, per queste ultime, con alcuni evidenti limiti, per esempio rispetto alla metodologia laboratoriale). Le Indicazioni hanno invece un’impostazione ristretta, angusta, strettamente monodisciplinare (salvo una generica raccomandazione, per il primo biennio, a valorizzare “l’apporto di altre discipline con i loro specifici linguaggi”). Al centro sta “lo studio storico della nostra letteratura”, per il quale viene dato un minuzioso elenco di autori, perfettamente aderenti al canone tradizionale.
In sintesi, non di Indicazioni si tratta (il che comporterebbe un percorso sostanzialmente “libero”, entro un quadro condiviso di esiti finali), ma di veri e propri Programmi, con contenuti scanditi per anno. L’affermazione apparentemente “soft”, formulata per quanto riguarda la letteratura “l’insegnante valuterà di volta in volta il percorso didattico più adeguato al tipo di liceo e alla singola classe e anche più rispondente alla propria idea di letteratura, ma appare opportuno suggerire che l’attenzione si soffermi sui testi più significativi” va letta nell’ottica dei contenuti specifici proposti (imposti?) dagli OSA: dalla “letteratura religiosa, i siciliani, i siculo-toscani” attraverso Dante, Petrarca e Boccaccio, fino al tardo Ottocento e Novecento, con Verga, Pascoli, Carducci ecc., e “autori a scelta delle lirica post-ermetica” e “dalla stagione neorealistica ad oggi” (per quest’ultima parte il canone è ancor oggi meno definito e quindi è possibile la scelta del docente).
Il formato di “Programmi”delle cosiddette Indicazioni è probabilmente il problema più grave e di fatto inemendabile, che da una parte consolida vecchie prassi, dall’altra offre un alibi a chi non intende innovare (tipicamente: “con tutto quello che il Programma prescrive, non si possono certo fare altre cose”: e nelle altre cose rientrano sia letture più motivanti per gli studenti sia esperienze metodologiche “che portano via troppo tempo”, come quelle di apprendimento cooperativo).
Per approfondire:
• Per un’analisi più precisa delle Indicazioni di Italiano (che ne sottolinea anche i pochi, ma pur esistenti aspetti di positività) si vedano sul sito www.giscel.org i due documenti del GISCEL “Parere sulle Indicazioni nazionali per i Licei” e “Sulle Indicazioni nazionali per i Licei”.
Daniela Bertocchi