Appunti di cultura della sicurezza (7)
L’Emilia (e non solo) continua a essere scossa. Pur non vivendo nella zona, basta leggere le mappe dell’INGV per avere la percezione dell’impossibilità della gente di ritrovare, al momento, una dimensione tendente alla normalità.
Era naturale che il boato ripetuto del sisma facesse aumentare l’attenzione della comunicazione sulle 1000 questioni relative alla sicurezza evidenziando alcuni fatti, come l’intervento, risalente alla fine del maggio scorso, di Raffaele Guariniello all’Università di Torino. In quella sede, il PM di processi storici come quelli contro Thyssenkrupp e Eternit, ha rinnovato la sua richiesta di attivare una task force per i controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, con una procura nazionale dedicata solo a questa materia. Per contro era stato segnalato solo dalla stampa di settore l’audizione sul tema medesimo dello stesso PM presso la Commissione del Senato del 15 febbraio.
È naturale che i mass-media ne parlino in questo modo, però qualcosa che lascia perplessi c’è, e riguarda proprio “la scuola”. Troppe domande possono venire in mente alle quali non viene spontanea la risposta.
Comincio con quelle che derivano dalla lettura delle misure (le prime?) prese con il Decreto legge 6 giugno 2012 n. 74 (decreto dell’emergenza-terremoto in Val Padana) in special modo l’art. 5 (“Ulteriori interventi a favore delle scuole”) dove i primi due punti riguardano la possibilità di articolare diversamente i programmi di edilizia scolastica (sia quelli prossimi che quelli già in corso).
Il terzo punto consente all’U.S:R. Emilia Romagna (solo?) di adottare per il prossimo anno scolastico (rigorosamente senza oneri) interventi di adattamento del calendario scolastico, di flessibilità dell’orario e della durata delle lezioni, di articolazione e di composizione delle classi o sezioni.
L’ultimo punto autorizza il MIUR a intervenire in deroga alle disposizioni su scrutini ed esami finali.
Si può ben immaginare che è molto difficile predisporre strumenti normativi durante una emergenza, ma è normale chiedersi: “Tutto qui?”, “Le pregresse esperienze non insegnano nulla?”. I due primi punti permettono di rieditare, secondo una logica di emergenza, uno o più programmi di “qualcosa” che dovrebbe già essere “in corsa”. Per chi volesse approfondire il discorso riguardante la questione nazionale dell’edilizia scolastica, che suona come un romanzo di cui si ha contezza dell’inizio ma non della fine, rimando ai contributi dei cultori dell’argomento. Sul terzo punto la frase “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica” rende alquanto scettici sulla possibilità di incidere sull’apporto di azioni di sostegno “spendibili” sul territorio in assenza di soluzioni compensative di altra natura (es: spostamento risorse umane e finanziarie).
Inquietano di più altre questioni che provo a sintetizzare:
Lo “stile” costruttivo dei capannoni industriali crollati rispondeva a delle indicazioni vigenti in aree di cui non si supponeva, a quel tempo, che fossero in zona sismica. Allora è lecito domandarsi (come analoga questione fu posta in occasione del crollo della scuola di San Giuliano): ci sono scuole in quella zona che sono state costruite con lo stesso “stile”? Lo stesso particolare stile costruttivo è rinvenibile nelle altre scuole italiane?
Lo stato emergenziale ha riguardato gli ultimi giorni della vita del dell’A.S. 2011-2012. Vogliamo parlare dell’A.S. 2012-2013 ormai alle porte?
Questo terremoto, purtroppo, sta continuando a scuotermi perché le domande connesse all’emergenza si affiancano a quelle, irrisolte, della vita ordinaria, di cui avevo avuto modo di parlare precedentemente su queste pagine dove non ci si limitava a porre questioni ma anche a fornire risposte alcune delle quali (come l’intervento sul patto di stabilità ampiamente richiamato e reclamato in questi giorni dagli amministratori locali).
Lo scuotimento fa avvertire ancora di più la carenza di una gestione evoluta e sistematica della materia. Come Guariniello reclama un procura specifica, anche nel settore scolastico si avverte la carenza di un sistema capace di rispondere alle questioni poste, magari iniziando proprio da quelle più semplici che rientrano nella diretta capacità normativa e regolamentare del Ministero dell’Istruzione. A riguardo invece si registra, a tutt’oggi, la mancata pubblicazione del decreto Ministeriale attuativo dell’art. 3 del D.Lgs. 81/2008 regolante la specificità della scuola nell’applicazione delle norme di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. All’assenza del provvedimento si può affiancare la valutazione che il Consiglio di Stato fa del testo in fase di rilascio giudicato in più punti “generico”, “superfluo”, “riproduttivo” e/o “confermativo di obblighi di legge” se non addirittura “privo di un preciso contenuto dispositivo”.
È viva quindi l’esigenza che la Questione Sicurezza sia affrontata in modo sistematico, per l’emergenza e per la quotidianità, per la parte normativa e per la parte finanziaria, per l’adempimento e per la questione culturale.
Vale la pena l’investimento di risorse umane e finanziarie in “sicurezza nella scuola”, perché, come stanno ripetendo a Cavezzo (comune del modenese colpito dal terremoto e destinatario di parte della raccolta fondi organizzata dal Corriere della Sera e dal TG La7 per la ricostruzione di una scuola), “Senza la scuola, un paese muore”.
Tonino Proietti