Appunti di cultura della sicurezza (6)
PERCHÉ UNA COMUNICAZIONE DEL GENERE?
Semplice! In questi giorni sono frequenti i casi in cui su giornali, siti web (e non solo) ci si imbatte in “racconti di scuola” offerti al nuovo Ministro, con la fiducia che l’avvicendamento a Viale Trastevere, pur nei limiti che un governo tecnico ha, sia l’occasione di un cambiamento non solo di volti, ma anche di metodi di lavoro e di attenzione alla complessità del sistema scolastico.
PERCHÉ FARLO DA QUESTA RUBRICA?
Perché la materia della sicurezza sui luoghi di lavoro offre un originale punto di vista, capace di fornire sia una restituzione d’insieme del sistema sia di declinare la minuta realtà di un momento di vita scolastico particolare e denso di problemi.
COME COLLEGARE UN CONSIGLIO AL MINISTRO E LA CULTURA DELLA SICUREZZA NELLE SCUOLE?
Perché affrontare i temi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro induce ad osservare una realtà fatta di edifici e di spazi, di persone che vi operano dentro, di principi che regolano la vita dell’organizzazione.
QUALE CONTRIBUTO POTREBBE PORTARE AL LAVORO DI UN MINISTRO IL PARLARE ANCHE DI SICUREZZA NELLA SCUOLE?
Perché parlare di sicurezza in modo autorevole e coerente non è una cosa che si impronta all’improvviso. Richiede studio e riflessione, percezione e sensibilità, partecipazione e responsabilità, consapevolezza e rispetto di sé e degli altri
QUALI OBIETTIVI UN MINISTRO POTREBBE DECLINARE IN QUESTO PARTICOLARE SETTORE?
Da un lato è troppo facile dire ci vogliono più soldi, reclamare interventi finanziari, benché sacrosanti, suona come una qualcosa che stride con il particolare momento in cui vive la scuola pubblica in Italia. Però non ci si può esimere che occorra dare anche in questi delicato settore un senso nuovo di prospettiva, un cambio di passo basato proprio sulla percezione della scuola reale … della scuola normale … di quella scuola silenziosa che quotidianamente continua il suo onesto lavoro.
Quella scuola a cui quest’anno non riusciranno a pervenire neanche quelle risorse minime da destinare al miglioramento della sua sicurezza, attuata con i piccoli interventi di manutenzione, con la formazione degli addetti, con il pagamento di quegli esperti individuati per legge, con la partecipazione allo sviluppo di quei progetti di diffusione di quella cultura della sicurezza capaci, nei diversi contesti di apprendimento, di diventare cultura del lavoro, pratica di legalità, terreno di confronto reale delle specifiche discipline.
Troppo frequentemente si è assistito in questi tempi ad un discutibile utilizzo delle risorse economiche (tra l’altro in progressiva diminuzione), un utilizzo che, motivato da un’idea di selezione non applicabile in questo contesto, denota una non-percezione della dimensione reale del problema.
Infatti questo è un problema che presenta alcuni aspetti tra loro confliggenti, dei quali occorre avere piena consapevolezza e ai quali occorre dare contemporanea risposta. E’ vero che ci sono istituzioni scolastiche che presentano diversi gradi di problematicità strutturale ma è anche vero TUTTE le scuole si confrontano contemporaneamente e continuamente con la “questione-sicurezza”, es: Documento di valutazione dei rischi da aggiornare, addetti da individuare e formare, intervenire in quella manutenzione minuta ma che necessita di rapidità di intervento risolutore (tanto per citare gli adempimenti più ricorrenti).
La scelta di indirizzare le risorse sull’esclusivo versante “edilizio” le poche risorse di bilancio MIUR reclama risposte a tante domande, tra le quali:
• quanto giova un intervento “ad adiuvandum” estremamente limitato nel numero in rapporto all’interezza del sistema generale di edilizia scolastica che deve investire le competenze diffuse di spesa di Comuni e Province (a bilancio “atrofizzato” nelle quantità e nei modi di esercizio)?
• nel momento di operare la scelta si aveva consapevolezza dell’effetto che sarebbe “rimbombato” sul tutta la rete delle scuole?
• quali ragioni possono giustificare tutte le limitazioni intervenute sugli stanziamenti riconducibili alla “sicurezza nelle scuole” nel corso del 2011?
SI POTREBBERO TROVARE SOLUZIONI CHE POTREBBERO ESSERE PRATICATE DA UN TECNO-MINISTRO GIÀ DAI PRIMI GIORNI DI INSEDIAMENTO?
Certamente! Poche parole riguardo ad alcune “possibili” soluzioni che possono essere attuate: alcune di queste praticabili già dal 1 gennaio 2012 (o giù di lì) altre con maggiore dilazione nel tempo.
1 – “liberare” le risorse del bilancio 2012 in favore delle scuole (TUTTE) nel minor tempo possibile (cercando cioè di affrancarsi, data l’urgenza e la delicatezza della materia, dai limiti temporali esistenti sulla possibilità di spesa), si avrebbe così modo di salvaguardarle, tra l’altro dai ricorsivi “accantonamenti” di bilancio;
2 – adoperarsi affinché gli investimenti sull’edilizia scolastica siano esclusi dal patto di stabilità in modo tale da costituire una voce di bilancio pienamente praticabile dagli Enti locali;
3 – praticare gli ambiti di esclusiva competenza ministeriale non delegabili come quelli dell’art. 3 del D.Lgs 81/2008 riferiti a dare norme certe e veramente regolanti la specificità scolastica.
CI SONO PAROLE-CHIAVE SU CUI FOCALIZZARE UNA RIFLESSIONE SULL’ARGOMENTO?
Percezione e ascolto, partecipazione e responsabilità, continuità di azione, valorizzazione e rispetto del lavoro e del benessere di tutti.
Sono poche considerazioni, il tempo non mancherà per approfondirle ancora.
Tonino Proietti