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Non solo eccellenza: l’altra via dell’Università di Manchester

Pubblicato il: 17/12/2012 14:55:37 -


Giovane rispetto ai “leoni” inglesi ma ricca, dinamica e focalizzata sulle discipline umanistiche. È l’Università di Manchester, capace di attirare un numero importante di studenti (soprattutto “bachelor”).
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L’Università di Manchester è un ateneo relativamente giovane se comparato con altre importanti università inglesi. È nata nel 1824 e, poco alla volta, è diventata la più grande università del Regno Unito per numero di studenti. La sua collocazione geografica è stata molto importante per la strategia messa a punto da questa istituzione negli anni. Nell’Inghilterra nord-occidentale mancava un importante centro di “higher education”. Perciò la “mission” fondamentale di questa istituzione, a partire dalla sua fondazione e dai primi sviluppi, è stata diventare un punto di riferimento per gli studenti nell’Inghilterra settentrionale. Un grande aiuto in questo senso è stato dato dalla presenza di un importante aeroporto nella città, il più grande nel Regno Unito dopo quelli londinesi, e dunque dalla possibilità di essere ben connessa al resto del Paese. Parlando di Manchester, non va dimenticato che questa è stata la città dove ha avuto inizio la Rivoluzione Industriale, insieme ai primi movimenti operai. Ciò ha creato in questo contesto una “working class” tradizionalmente forte, che in un primo momento non era molto interessata all’educazione universitaria. Tale dato potrebbe costituire una spiegazione al perché questo ateneo, a differenza di Oxford o Cambridge, sia nato “solo” a metà del diciannovesimo secolo.

Oggi questa università è molto conosciuta e rispettata dentro e fuori il Regno Unito. Essa ha una grande quantità di studenti e offre molti corsi “bachelor”; quest’ultimo elemento può fornire un’indicazione su quale sia il profilo di questa istituzione. Il suo successo è correlato anche alla quantità di offerta didattica in materie come quelle umanistiche, particolarmente importanti per la loro ampiezza e fama. Ci sono anche aree scientifiche importanti, ma in facoltà più piccole.
Un fatto fondamentale da sottolineare, per quel che concerne questa istituzione, è la fusione avvenuta nel 2004 a partire dalla dissoluzione della Victoria University of Manchester (comunemente conosciuta come University of Manchester) e la UMIST (University of Manchester Institute of Science and Technology), che ha dato immediatamente luogo alla formazione di una singola istituzione, l’attuale University of Manchester, inaugurata il primo Ottobre 2004. Questo evento ha portato a una riorganizzazione delle strutture dell’università, che è oggi divisa in quattro facoltà, e ciascuna facoltà è divisa in un certo numero di “schools”. L’università ha anche stabilito alcuni istituti di ricerca, per mettere a fuoco e sviluppare aree interdisciplinari.

Alcuni dati importanti: l’ateneo ha circa 37.000 studenti e 11.400 dipendenti, di cui 5.600 accademici; un bilancio di circa 780 milioni di euro in entrata e quasi altrettanti in uscita. Nell’anno accademico 2009/2010 l’Università di Manchester ha offerto 506 corsi “undergraduate” e 322 “postgraduate”.
Questo ateneo non è una “top-ranking university”. Oggi figura nelle classifiche internazionali intorno al quarantesimo posto. Non è dunque competitiva con i “leones” del settore (Cambridge, Oxford, Imperial); tuttavia è un’istituzione solida, non puramente una “research university”, e ha anzi il suo punto di forza proprio nella grande attrattività che esercita nei confronti degli studenti “bachelor” con i tanti corsi che offre. Tale “appeal” è dovuto prevalentemente a due fattori: la natura ancora operaistica della subcultura dominante nell’area di Manchester e più in generale del Nord Inghilterra, che porta gli studenti a pensare se stessi come immediatamente collocabili nel mondo del lavoro senza bisogno di Master o PhD; l’estrema varietà dei corsi di “bachelor” proposti che, sia per numero che per ricchezza, costituiscono un unicum nel sistema inglese. In più la punta di diamante di questa istituzione è la facolta di “Humanities”, che la rende al tempo stesso originale e affascinante, dato confermato dall’essere diventata in breve tempo un “hub” per l’ “higher education” del Nord dell’Inghilterra. La grandezza e la popolarità di questa facoltà è stata data nel tempo anche da una precisa volontà della dirigenza di questo ateneo di caratterizzarsi in termini di specificità rispetto ad altre offerte universitarie di eccellenza, puntando più a corsi di forte interesse culturale che a insegnamenti più meramente tecnici. Questa scelta, in un contesto particolarmente largo e generalista come quello di Manchester, si è rivelata molto azzeccata. Dunque è possibile diventare competitivi anche essendo originali e in apparente controtendenza con il concetto di eccellenza dominante? Si direbbe di sì…

Damiano De Rosa

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