L’Istruzione degli Adulti, il secondo livello (ex serali)

Le proposte educative per gli adulti

Nel quadro dell’articolata offerta formativa dell’istruzione di secondo grado esiste un piccolissimo segmento di proposte educative destinate agli adulti[1]. Sono gli ex corsi serali o i percorsi d’istruzione di secondo livello, ossia percorsi di studio, a indirizzo tecnico, professionale o liceale, che permettono di conseguire in fasce orarie non convenzionali, presso scuole superiori organizzate e strutturate per attività diurne, un diploma d’Istruzione Superiore o di “Maturità” .

Dal 1° settembre del 2015 in Italia è a regime il nuovo sistema di Istruzione degli Adulti (IdA).  Esso eredita le esperienze delle cosiddette 150 ore (inserite nel contratto dei metalmeccanici del 1973) e dei CTP (O.M. 455 del 1997) che avevano il compito specifico di «lettura dei bisogni, progettazione e governo delle iniziative di istruzione e formazione per adulti».

Dall’anno scolastico 2015/2016 si assiste a un cambiamento radicale: il sistema, completamente rinnovato e con un suo ordinamento, è ora rivolto all’istruzione degli adulti con l’obiettivo di innalzare il livello di istruzione dei    cittadini, permettendo il conseguimento del titolo di Istruzione secondaria superiore.

Tale scelta del legislatore risponde all’esigenza di adeguare il nostro Paese agli standard europei, facendo propri gli impegni assunti in materia di Istruzione e Formazione in ambito comunitario. La garanzia formativa si inquadra come risposta adeguata a fronteggiare nuove e complesse criticità: a) un elevato numero di cittadini che ha solo il diploma di terza media (41% nella fascia di età 25-64)[2]; b) un numero crescente di NETT (persone per lo più giovani che non sono impegnate nello studio, nel lavoro e nella formazione)[3]; c) un bassissimo numero di adulti in formazione; d) la crescita del numero di immigrati con minori possibilità di accedere a gradi più elevati di istruzione.

L’educazione degli adulti in Lombardia

In Lombardia, e in particolare nelle province di Milano, Monza Brianza  e Brescia, la presenza di un’offerta pubblica di istruzione tecnica superiore per adulti (ex serali) è da sempre storicamente radicata e collegata con la rete di imprese presenti sul territorio[4]. Nell’area milanese, coerentemente con i processi di terziarizzazione in corso, prevale l’indirizzo di studi economici (Amministrazione, Finanza e Marketing e Turismo), nelle altre province, concordemente con la forte presenza di imprese manifatturiere, l’indirizzo tecnologico (meccanica e meccatronica, Elettrotecnica, Elettronica, Informatica e Telecomunicazioni, Costruzioni, Ambiente e Territorio).

Sul territorio regionale circa un istituto su cinque (77 su 343) ha attivato percorsi IdA (tecnici, professionali o liceali) di secondo livello, per un totale di diecimila iscritti (Tav.1) .

Tav. 1 – L’Istruzione degli Adulti, secondo Livello, Lombardia_a.s.2018/2019
Istituti di istruzione superiore 343
CPIA 19
Istituti di istruzione superiore, punti di erogazione compresi gli ex serali 746
Istituti di istruzione superiore con percorsi IdA (ex serali) 77
Dimensione degli ex serali, Istruzione Tecnica
> di 500 iscritti 1
> di 300 iscritti 2
> di 200 iscritti 6
> di 100 iscritti 16
Totale iscritti 2018/2019 10.010
Iscritti nei percorsi Tecnici 55%
Iscritti nei percorsi Professionali 40%
Iscritti nei percorsi Liceali 5%
Fonte: CPIA-CRRS&S, elaborazioni su dati USR Lombardia, 2019

 

La criticità più rilevante rimane la dimensione dei percorsi IdA (in termini di iscritti) per istituto scolastico. Prendendo ad esempio solo l’Istruzione tecnica, che in Lombardia, in termini di iscritti, rappresenta oltre la metà della popolazione adulta frequentante: essa è presente in 42 Istituti su 77 complessivi ma solo in 6 si può dire che raggiunge la soglia di iscritti (più di 200) che permette la piena applicazione dei dettami della normativa vigente con docenti stabili e consapevoli della differente tipologia di utenza. Segue una seconda criticità: la scarsa visibilità a livello di sistema. Per fare un esempio, gli Istituti superiori che accolgono corsi Ie FP sono 79 per un totale di 9.894 frequentanti, mentre gli alunni diversamente abili frequentanti le scuole di secondo grado sono 8.798. Valori leggermente inferiori alla dimensione del segmento IdA secondo livello (10.010 frequentanti)  ma molto più visibili, noti, rappresentati e seguiti dal mondo istituzionale e politico.

Sicuramente c’è molto da fare. Per esempio, è possibile immaginare delle scuole ’polo‘ di secondo livello o di riferimento (per dimensione organizzativa, per innovazione didattica, per buon pratiche, ecc.) per tutte le altre con meno di 7/8 gruppi classe; è possibile, di concerto con la rete regionale dei CPIA, immaginare una politica di comunicazione verso l’esterno più efficace e mirata sia verso il mondo delle imprese sia verso l’università.

Tenendo ben presente tale scenario di riferimento (la situazione del nostro Paese nel contesto europeo, la normativa fondante il nuovo sistema[5], la realtà territoriale), nel nostro Istituto l’arrivo (dopo anni di reggenza) di una nuova figura di dirigenza ha innescato un processo virtuoso di valorizzazione della cinquantennale esperienza del Giorgi nell’Istruzione Tecnica Superiore Serale.

Di tale processo il pdf qui linkato fornisce un’analitica documentazione.

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[1] Per avere un ordine di grandezza reale, stiamo parlando di circa settantamila unità su oltre due milioni e seicentomila iscritti nelle scuole superiori ossia del 2,6% del totale.

[2] Istruzione e formazione degli adulti in Europa, Rapporto Eurydice, Febbraio 2015

[3] I NEET (Not in Education, Employment ot Training) sono giovani dai 15 ai 29 anni e rappresentano un certo “prodotto” dei profondi mutamenti sociali, economici e culturali degli ultimi decenni. Nel nostro paese, nella classe di età indicata, rappresentano 1 giovane su quattro. Valori percentuali ampiamente superiori alla media nazionale ed europea (17,2%) si registrano in alcune regioni del sud del paese. Tuttavia, vari studi, all’interno del mondo NEET, individuano un universo molto variegato costituito da almeno cinque categorie di soggetti: i disoccupati; gli indisponibili (per ragioni di salute o per responsabilità familiari); i disimpegnati (che per scelta passiva  non cercano lavoro né occasioni formative; i cercatori di opportunità (che sono alla ricerca attiva di opportunità di lavoro o di formazione che reputano più adeguate per loro); i volontari. In breve, ci troviamo di fronte ad un segmento di popolazione giovanile molto eterogenea che va dall’’”hikikomori (che non esce mai di casa) al neolaureato che si prende un anno o più di tempo per girare il mondo.

[4] Per l’area di Brescia si veda G.Boccingher, Dal Moretto all’I.T.I.S. Castelli,F.ne per l’istruzione tecnica ee professionale industriale “Federico Palazzoli”, brescia 2014.

[5] DPR 263/2012 e Linee guida D.I. 12 marzo 2015.

Francesco Muscella