Le opportunità di istruzione per la popolazione adulta italiana
Il più recente rapporto Ocse Education at a glance, (2019) fornisce questi dati relativi sullo stato dell’istruzione della popolazione italiana :
- il 14,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni lascia il percorso di studi prima del conseguimento del diploma;
- il 39% della popolazione 25/64 anni non ha un diploma ( Ocse , 21%, EU23, 18% );
- il 42 % ha un diploma (Ocse, 38% , EU23, 41%), titolo di livello terziario 18% (Ocse ,44% EU23, 40%).
Nel decennio 2008 – 2009 le cose vanno meglio:
- i 25-34 enni senza diploma sono il 24%(Ocse 15%, EU23, 14%);
- i diplomati 48% (Ocse 41%, EU 23, 44%), titolo di livello terziario 28% ( Ocse 44, EU 23, 43 %).
La distanza tuttavia persiste in modo estremamente evidente. Secondo il Rapporto Ocse Strategia per le competenze – Italia più di 13 milioni di adulti hanno competenze di basso livello. Questi adulti sono, in gran parte, lavoratori più anziani e immigrati, concentrati nelle imprese più piccole, in settori meno progrediti e nelle regioni meno sviluppate. Il 39% di chi ha un’età compresa tra 25-65 anni possiede un livello basso di competenze, sia di literacy sia di numeracy matematiche, ma solo il 14% partecipa alla formazione per gli adulti (indagine OCSE PIAAC).
Quali gli strumenti posti in atto nel sistema di istruzione italiano per rispondere al bisogno di costruire, consolidare, sostenere, creare le competenze necessarie alla popolazione adulta?
Descrizione sintetica dei percorsi di istruzione rivolti alla popolazione in età adulta in Italia.
La Legge finanziaria 2007 (legge 269 dicembre 2006) ha istituito I CPIA – Centri provinciali per l’istruzione in età adulta (nella stessa legge ha stabilito il prolungamento di due anni di istruzione obbligatoria nella secondaria superiore). I CPIA erogano corsi di primo livello, finalizzati al conseguimento del diploma conclusivo del 1° ciclo di istruzione (ex licenza media) e di una certificazione attestante l’acquisizione delle competenze di base connesse all’obbligo di istruzione della durata di 10 anni (obbligo previsto dalla stessa legge 269 /2006).
Le Scuole Secondarie di secondo grado, collegate in rete con i CPIA, che sono i capofila, forniscono corsi per adulti (ex corsi serali), finalizzati all’acquisizione di un diploma di scuola secondaria superiore, corsi scolastici a indirizzo professionale, tecnico o artistico o della qualifica professionale triennale (D.P.R. del 29 ottobre 2012 n. 263: I CPIA ed ex serali dovranno essere organizzati in forme di flessibilizzazione didattica e riconosceranno conoscenze e competenze acquisite in percorsi di studio e formazione formali e informali, sul lavoro, nella vita quotidiana, nelle relazioni sociali, ecc..) Gli stessi CPIA realizzano per gli stranieri corsi di italiano L2 volti al conseguimento delle certificazioni previste dalla normativa in materia di diritto di soggiorno.
Il «Diritto all’apprendimento in età adulta» viene sancito nell’art. 4 della legge n.92/2012 (Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro) «In linea con le indicazioni dell’Unione europea, per apprendimento permanente si intende qualsiasi attività intrapresa dalle persone in modo formale, non formale e informale, nelle varie fasi della vita, al fine di migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze, in una prospettiva personale, civica, sociale e occupazionale».
Quindi il sistema di lifelong learning (apprendimento permanente) dovrebbe garantire, entro il sistema di istruzione, titoli di studio più elevati rispetto a quelli già posseduti e trovare nelle offerte del territorio un complesso di opportunità di aggiornamento, riqualificazione ecc. Le politiche nazionali per l’apprendimento permanente trovano definizione infatti nella Conferenza Unificata Stato Regioni che la stessa legge vede aperta, per queste materie, alla partecipazione dei diversi soggetti garanti della ’interoperabilità‘ di tutte le banche dati dedicate.
Nella Conferenza Unificata del dicembre 2012 si produce l’intesa contenente la prima definizione di un sistema di reti per l’apprendimento permanente e si prevede un tavolo interistituzionale per la gestione della materia. Nella Conferenza Unificata del luglio 2014 si definisce l’accordo per l’apprendimento permanente.
Questo brevissimo excursus informativo permette di cogliere alcuni problemi sui quali si misura il lavoro di operatori, studenti, docenti, dirigenti scolastici ecc. Di seguito se ne evidenziano tre:
- la lentezza del processo legislativo e delle funzioni di implementazione (legge 269/2006, legge 92/2012, intesa Conferenza unificata siglata nel 2012, accordo 2014, ogni regione stipulerà accordi a livello locale, mentre la gestione della materia è affidata ad un tavolo inter istituzionale);
- la distinzione del percorso dei CPIA in due livelli fotografa l’assetto del sistema scolastico, che trova difficile soluzione negli accordi di rete tra CPIA e secondaria superiore ( organici di personale della istruzione di primo livello, organici di personale delle scuole secondarie superiori in rete). Però il personale docente spesso non ha esperienza di insegnamento/ apprendimento in età adulta.
- I CPIA sono parte del sistema istruzione (garanzia di acquisizione di titoli di studio). L’elevamento dei livelli dei titoli di studio degli italiani è un obiettivo importante, ma la scarsa linearità e la complessa procedura atta a mettere a disposizione dell’adulto, che riprende lo studio e la formazione, le risorse di cui potrebbe/ dovrebbe fruire, di fatto ne rende quasi impossibile la auspicata fruizione[1]. Manca un progetto politico definito, un piano rivolto ai giovani, che non completano gli studi secondari e quelli di livello terziario (abbandoni scolastici) e ai NEET.
L’educazione in età adulta è un elemento cruciale per una politica che oggi voglia affrontare il problema della lotta alle diseguaglianze, ai rischi di esclusione, e che voglia garantire a ogni cittadino, a tutte le età, opportunità di accrescimento culturale e di partecipazione consapevole alla vita sociale; in molte realtà si realizzano importanti esperienze che, sfruttando il sistema così come è e forzandone i molti limiti, costruiscono punti di riferimento importanti che devono essere conosciuti, studiati e valorizzati. Tali problematiche sono al centro dell’articolo che ospitiamo in questo numero.
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[1] il certificato d’esame di stato per i corsi IdA rischia di essere diverso da quello dei corsi diurni ( non si potranno certificare le competenze, perché non vengono somministrate le prove Invalsi …. un NON SENSE.!!!!!!!..; Inoltre dall’a.s. 2016/2017 non è più consentito ai privatisti, anche adulti, di sostenere le prove di ammissione all’esame di stato presso una scuola ex serale ( previsto fino 2016/2017 in relazione al progetto SIRIO)
Vittoria Gallina