Valorizzazione della empatia e dell’assunzione di responsabilità da parte degli studenti – di Alessia Gargano

L’articolo presenta  alcune riflessioni sul tema dell’empatia, quale indicatore di qualità del lavoro che si sviluppa nei contesti scolastici.

La redazione

 

L’educazione quando si propone lo sviluppo delle persone e della comunità dovrebbe consentire a ciascuno, senza eccezioni, di scoprire e coltivare i propri talenti, di realizzare il proprio potenziale creativo e di assumersi la responsabilità per la propria vita. 

Lo studente all’interno dei processi educativi dovrebbe essere aiutato a sviluppare qualità come la solidarietà e la partecipazione responsabile alle attività in cui è coinvolto per costruire comunità efficaci e inclusive. Queste qualità implicano la valorizzazione dell’empatia, da ritenersi una dimensione essenziale per consentire agli studenti di sviluppare consapevolezza del Sé in relazione al proprio vivere sociale.

A partire dagli anni Ottanta all’interno delle discipline pedagogiche e psicologiche è stato sviluppato il concetto di empatia, soprattutto in relazione alle esperienze emotive e di apprendimento reciproco.  L’empatia si basa sulla capacità dell’individuo di reagire ad esperienze osservate che coinvolgono altre persone (Davis, 1983). La parola deriva dal greco empàtheia, ed è composta da em (dentro) e pathos (emozione, sofferenza). Theodor Lipps assegna al termine un’accezione diversa ed invita ad immaginare un acrobata che cammina su un filo e uno spettatore che guardandolo si immedesima al punto da sentire la propria identità confluire in quella dell’acrobata (Lipps, 1905). Secondo Lipps, l’uomo prova empatia nel momento in cui va oltre il punto di vista individuale ed entra in contatto con i sentimenti dell’altra persona.

Maria Chiara Levorato, nel libro Emozioni della lettura, offre un ulteriore riflessione sulle concezioni di empatia legate al concetto del Sé: “il lettore non si identifica con tutti i personaggi, ma solo con quelli consonanti con le proprie concezioni del mondo e del Sé. Quando il lettore percepisce una somiglianza con il personaggio può provare un coinvolgimento che lo fa entrare nella vicenda, la vive virtualmente, agisce in modo vicario attraverso le azioni del personaggio” (Levorato, 2000, p. 197). L’identificazione empatica, quindi, avviene ad un livello di consapevolezza che permette a due o più attori di partecipare attivamente all’esperienza, in particolare con gli individui che hanno caratteristiche più affini alle proprie.

L’empatia in ambito scolastico si riferisce a diverse situazioni; per quel che riguarda la relazione fra pari essa svolge una funzione importante in quanto aiuta ad instaurare rapporti di fiducia e quindi di maggiore collaborazione tra gli studenti. L’assunzione di consapevolezza del Sé da parte degli studenti contribuisce a stabilire nelle classi un clima positivo, favorevole allo sviluppo delle relazioni empatiche. Arianna Giuliani argomenta come “l’utilizzo delle attività individuali che stimolano la riflessione potrebbe facilitare lo sviluppo positivo di alcuni processi tra i quali la conoscenza tra docenti e studenti, la competenza comunicativa, il clima di classe e l’empatia” (Giuliani, 2019, pp. 48-49). All’interno del contesto scolastico, inoltre, anche le attività di gruppo possono aumentare la possibilità dello sviluppo di comportamenti pro-sociali e di empatia. L’empatia è una risorsa sia per insegnanti sia per studenti in quanto permette di prendersi cura l’uno dell’altro e di sviluppare un’autoconsapevolezza di Sé.
Come si raggiunge la consapevolezza di come si comunica un’emozione?
Secondo Maria Grazia Contini un ruolo determinante lo ha il feedback. In questo contesto il
il feedback è concettualizzato come un’informazione fornita da un’insegnante o da uno studente riguardo agli aspetti della propria performance o comprensione. Per assumere uno scopo didattico, il feedback dovrebbe fornire indicazioni specifiche che migliorino la comprensione dell’attività o del processo di apprendimento. Nel libro “Pedagogia delle emozioni” (1998), l’autrice sostiene che all’interno delle classi gli studenti sono abituati a ricevere sollecitazioni sulle proprie emozioni attraverso il feedback. Il ruolo dei feedback nella didattica sembra essere determinante sia quando riguarda i rapporti tra docenti e studenti sia quando abbiamo a che fare con i rapporti tra pari. Attraverso la restituzione del feedback, che è una delle strategie più potenti di apprendimento, possiamo rendere più efficace l’azione didattica e aiutare gli studenti a maturare maggiore consapevolezza delle proprie emozioni  (Hattie & Timperley, 2007). Tale consapevolezza permette la costruzione di un clima positivo all’interno delle classi e rende migliori i risultati dei ragazzi sia in termini di apprendimento sia di autonomia e assunzione delle responsabilità. In questa prospettiva, la scuola dovrebbe coltivare una formazione coinvolgente e partecipativa che stimoli negli studenti la capacità di osservare il mondo anche attraverso il punto di vista delle altre persone.

 

  

Per approfondire

Contini, M. (1998). Per una pedagogia delle emozioni. Firenze: La nuova Italia.

Davis, M. H. (1983). Gli effetti della disposizione emotiva sulle reazioni emotive e sull’aiuto: un approccio multidimensionale. Journal of personality51(2), 167-184.

Giuliani, A. (2019). La Leadership diffusa degli studenti. Utilizzare dispositivi per una progettazione didattica engaging. Roma: Anicia.

Hattie, J., & Timperley, H. (2007). Il potere del feedback. Review of educational research77(1), 81-112.

Levorato, M. C. (2000). Le emozioni della lettura (Vol. 447). Bologna: Il Mulino.

Lipps, T. (1905). Psychologische studien. Leipzig: Dürr.

 

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Alessia Gargano