Oltre Babele
Una parte ormai consistente della produzione letteraria italiana contemporanea è opera di scrittori non italiani o meglio non totalmente italiani: migranti arrivati in Italia da adulti o di seconda generazione. È una letteratura interessante per sperimentazione linguistica, frutto di una ricerca che tenta di mettere insieme modelli letterari alti con un retroterra culturale “altro” e con i linguaggi mutuati dalla TV o dalle culture giovanili. È una letteratura ricca di spunti per l’attività didattica disciplinare e interculturale.
Lo scontro di civiltà esiste, eccome! In quotidiani, apparentemente innocui atti linguistici: apostrofare con “negri” accomunando senegalesi e filippini, zingari e albanesi, storpiare Ahmed in Amede’ o Kamla in Camilla in un intrico di bengalesi che odiano pakistani, di milanesi che non sopportano Roma, di tutte le possibili combinazioni di fraintendimenti linguistico-culturali. Una vera, inestricabile babele. Che diventa però poetica della relazione, laboratorio di cerniere e di ponti, nella lingua italiana della letteratura scritta da non italiani (o da figli di migranti). Una lingua rinnovata, persino “liftata” grazie a restyling sintattici, a trasfusioni dalle culture pop giovanili e a “innesti” di neologismi, metafore, proverbi, rime, citazioni poetiche delle culture di provenienza di scrittori bi- o triglossi. Mentre l’inglese di comunicazione si impoverisce, l’italiano degli scrittori “non italiani” dialoga nella lingua di Dante con gli italiani: medesime parole che evocano immaginari nuovi e diversi. Un patchwork stilistico che delinea una storia vicina nel tempo e una geografia lontana nello spazio: il mosaico multietnico che è l’Italia ricca di una migrazione variegata e composita come nessun altro paese europeo. Una letteratura in cui è dominante il tema dell’identità, della costruzione di una nuova identità: di frattura rispetto al passato, di sperimentazione di una vita nuova, di ricerca del giusto posto: cioè la condizione esistenziale della modernità, dell’adolescenza.
Una letteratura ancora troppo poco conosciuta (per ulteriori informazioni si rimanda al sito: Basili, Banca Dati sugli Scrittori Immigrati in Lingua Italiana, il responsabile è il prof. Armando Gnisci. Si vedano anche i siti: www.storiemigranti.org, www.el-ghibli.org) e troppo poco proposta a scuola e che, invece, proprio per le caratteristiche specifiche può attrarre alla lettura molti ragazzi, catturati dall’energia, dall’ironia e dal ritmo a volte “rap” di una scrittura che non abbisogna di mediazioni iniziali per il primo approccio. Una miniera di possibili attività e percorsi. Anche per conoscere meglio la propria lingua: “Mi dispiace dirvi che non sono l’unico che non conosce l’italiano in questo paese. Ho lavorato nei ristoranti di Roma con molti giovani napoletani, calabresi, sardi e siciliani e ho scoperto che il nostro livello linguistico è quasi lo stesso.” (In A. Lakhous, “Scontro di civiltà a Piazza Vittorio”, Roma 2006, p. 15).
Una letteratura dove l’intercultura è già realizzata, dove “buono come il pane” diventa “buono come il succo di mango”.
English abstract: A considerable amount of contemporary Italian literature is now being produced by non-Italian, or rather not fully Italian, authors – immigrants who came to live in Italy as adults or second-generation immigrants. Their literary production is of linguistic interest because it experiments with, and fuses, classical literary models with new cultural backgrounds, while adopting the languages of TV or youth cultures. This literature can therefore offer a lot inspiration for cross-disciplinary and cross-cultural teaching activities.
Maria Katia Gesuato