Il “programma” non basta più
La scuola superiore è caratterizzata per un forte centralismo organizzativo e gestionale: è fondata sui programmi ministeriali e i docenti non si sono mai sentiti liberi di scegliere un proprio percorso didattico, l’ansia del programma ha spostato l’attenzione sulle discipline trascurandone le applicazioni concrete.
All’origine vi erano buone ragioni per una scelta di questo tipo. L’Italia si era da poco unita ed era necessario uniformare le lingue, le tradizioni e le culture dei vari popoli della penisola perciò era necessario costruire una base linguistica e culturale comune, perciò è nato il sistema scolastico nazionale. I problemi da affrontare non erano pochi:
1. impossibilità di fare affidamento su una omogenea formazione pedagogico didattica dei docenti
2. scarsità delle risorse economiche
3. in un secondo momento: forte presenza di precari e continuo turn over dei docenti
L’utenza naturalmente selezionata e ben “motivata” era un elemento facilitante. In questo quadro:
1. richiedere poca professionalità pedagogica permise di risparmiare sul capitolo stipendi
2. l’utenza ben disposta allo studio e con forti aspettative faceva si che bastassero le competenze disciplinari necessarie per sviluppare il programma
3. il continuo passaggio di testimone da un docente all’altro è potuto avvenire solo tenendo come riferimento comune il programma.
Negli ultimi anni, soprattutto nelle scuole erroneamente definite di basso livello, nuovi problemi hanno messo profondamente in crisi questo modello organizzativo, la società è cambiata e gli studenti con essa.
L’Italia ha abbandonato la spinta verso lo stato unitario e crescono le idee federaliste, la scuola nazionale spesso è vissuta come un ostacolo al cambiamento.
La trasformazione in società dell’informazione fa crescere in modo vertiginoso i saperi e i saper fare necessari al cittadino, nessun ente formativo può essere esaustivo nell’insegnamento di saperi e saper fare.
La scuola non è più l’unico ente formativo dei giovani, i mass media sono concorrenti potenti che utilizzano linguaggi moderni e accattivanti, godono di notevole prestigio sociale, sono fruibili in modo autonomo e, spesso, sono liberi da ogni controllo sociale e familiare.
L’uso massiccio dei media ha prodotto grandi differenze negli stili cognitivi, ciò si evidenzia in una maggior fatica a reggere lunghi tempi di concentrazione e nella difficoltà a seguire percorsi lineari che sono alla base della didattica trasmissiva.
Ma porta anche vantaggi, quali maggior intuizione, maggior autonomia di ricerca, capacità di seguire percorsi paralleli e contemporanei.
La diminuzione di motivazione allo studio rende necessaria una strategia didattica che curi anche questo aspetto e ciò può avvenire solo mediante una didattica in cui lo studente ha un ruolo attivo.
Sergio Pea