Il fondamento filosofico del fare musica tutti nel sistema formativo
Il convegno è stato organizzato dal Comitato nazionale per l’apprendimento pratico della musica, dal MIUR e dal Dipartimento di Filosofia dell’Università Roma Tre, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Studi Germanici, la Federazione CEMAT e, da quest’anno, al fine di valorizzare il confronto con diverse realtà italiane ed europee, con il Kunsthistorisches Institut, il Florenz-Max Planck Institut, la Fondazione Résonnance (Centro Internazionale di Studi della Pedagogia Résonnance), la casa editrice “Ut Orpheus” di Bologna, la rivista internazionale “Itamar” di Valencia. Il Convegno ha sviluppato quegli aspetti della speculazione filosofica che riguardano la possibile interazione tra la musica, le arti e i processi creativi, nei diversi livelli di formazione, di esperienza pratica e di riflessione teorica. Seguendo il “fil rouge” degli incontri passati, i filosofi si sono confrontati con pedagogisti, psicologi, musicologi, musicisti, storici dell’arte e della musica, sul tema della creatività – caratteristica fondamentale della specie umana – da un lato per mettere in luce le relazioni tra i diversi saperi e costruire quella rete di conoscenze su cui poggiare la sfida del fare musica tutti nel sistema formativo italiano; dall’altro per porre in evidenza il ruolo fondante dell’aspetto creativo e innovativo nella prospettiva di una concezione dell’istruzione primaria, secondaria e universitaria più complessa, attenta anche alle modalità emotive e immaginative della formazione. All’apertura dei lavori, nella Sala della Comunicazione del MIUR sono intervenuti il Direttore per gli ordinamento scolastici e l’autonomia scolastica, Prof.ssa Carmela Palumbo, il Capo Dipartimento per la Programmazione, Prof. Giovanni Biondi, i quali hanno posto l’attenzione sul ruolo della musica come componente essenziale della formazione degli studenti in quanto linguaggio trasversale, che, come testimonia il recente Decreto Ministeriale n.8 e l’appuntamento ormai consolidato tra musica e filosofia, sta entrando in modo decisivo e verticale all’interno del curricolo scolastico.
L’introduzione al Convegno ha visto la presentazione da parte dei professori Berlinguer, Brezzi e Matassi del volume “Musica e Bildung – Saper suonare e imparare ad ascoltare”, Mimesis, Milano 2010, che raccoglie le relazioni della prima edizione della manifestazione, nelle quali emergono gli intrecci fecondi tra filosofia e musica nel corso della storia, anche se declinati con voci e percorsi differenti. La prima sessione “Musica, formazione, creatività”, presieduta da Emanuele Beschi e introdotta dalla relazione di Elio Matassi, ha messo in evidenza il ruolo della creatività artistica oscillante tra costruzione formale secondo regole trascendentali come nella lezione kantiana e dimensione trasgressiva e folle come nel paradigma dell’inizio dell’Ottocento. Tale rapporto limite-illimitato ha trovato sponda nel testo di Donà, interpretato musicalmente da Paolo Damiani, nel quale la dialetticità tra i due opposti si è mossa sul concetto di spazio, inteso in modo assai differente dal senso comune e dall’esperienza artistica: nel primo caso è la presenza dell’orizzonte a indurci a conquistare e abitare lo spazio; nel secondo è la sua assenza a disegnare uno spazio non attraversabile che trova nella musica la massima espressione di libertà da ogni forma e logica. La relazione della Prof.ssa Gisella Belgeri, letta e commentata da Giovanni Trovalucci, richiama il lungo cammino fatto dal Comitato per portare la musica teorica e pratica all’interno dell’ordinamento scolastico italiano. Negli interventi dei Professori Ruffini e Strinati il tema della creatività musicale è stato declinato da un lato all’interno dell’espressione artistica contemporanea, attraverso il rapporto tra la musica esatta del nostro tempo e l’arte astratta e informale; dall’altro all’interno dell’espressione letteraria tra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento con un parallelismo tra la struttura compositiva della “forma sonata” in musica e quella del romanzo nella narrativa. Le sedute successive si sono svolte il giorno seguente presso l’Istituto di Studi Germanici a Villa Sciarpa.
La seconda, nella mattinata, dal titolo “Musica, fenomenologia del suono e formazione”, presieduta dal Professor Cappelletti, ha visto il confronto tra gli aspetti più squisitamente filosofici, nelle relazioni di Canonici, Lisciani Petrini, Bartolani, Pansera e Guetti – in cui è emersa l’importanza di creatività, sensibilità, esperienza e corpo come imprescindibili elementi per un’analisi filosofica teoretica, antropologica, morale, oltreché estetica, che superi definitivamente, anche attraverso la riflessione sulla musica, la separazione tra “logos” e “physis” – e le esperienze in atto nella scuola, nei conservatori, nell’università, attraverso gli interventi di Benedetta Toni, Franca Ferrari, Bruno Carioti, Quirino Principe. Nel pomeriggio la terza sessione “Musica, arti e formazione”, presieduta dal Professor Matassi, si è aperta con l’intervento di Roberto De Caro, che ha auspicato una maggiore attenzione per il patrimonio musicale italiano, unico al mondo; è proseguita con quello di Maurizio Piscitelli, che ha presentato i risultati di un progetto sulle tradizioni musicali di vari Paesi del Mediterraneo. I contributi di Raffaele Pozzi sulla figura e l’opera di Olivier Messiaen, di Annalisa Spadolini e Michele Tortolici, sul rapporto musica e poesia, con un momento di esecuzione musicale, hanno riportato l’attenzione sulla relazione tra musica, linguaggio e scrittura. Al termine della manifestazione l’intervento di Carla Ortolani sul progetto “We are the planet” ha sottolineato il valore della creatività musicale per la costruzione di un dialogo aperto che superi confini e distanze di diversa natura; mentre il testo del Maestro Azio Corghi, con in finale le parole del filosofo Vladimir Jankélévitch ha suggellato il senso e il significato dell’intera manifestazione: “La musica ha questo in comune con la poesia e l’amore, e persino con il dovere: non è fatta perché se ne parli, ma perché si faccia, non è fatta per essere detta, ma per essere messa in scena”. Il Convegno ha visto una partecipazione numerosa, attenta e interessata del personale della scuola, dell’università, della ricerca, dei conservatori, che ha contribuito ad alimentare in modo propositivo e fattivo il dialogo tra i vari soggetti, risultando fecondo sia dal punto di vista della riflessione teorica che della pratica musicale e suggerendo futuri percorsi di ricerca e di esperienza.
Tutto il Convegno è stato registrato e si può trovare a questa pagina.
Foto 2011 © photo by pellaea
Carla Guetti