Autonomia, curricolo verticale, competenze
Qual è il senso dell’autonomia scolastica? È garantire a tutti gli alunni il successo formativo, e già nel comma primo del DPR 275 del 1999 c’è scritto che lo si può raggiungere migliorando l’efficacia del processo di insegnamento/apprendimento. Le interpretazioni prevalenti, date invece in questi 10 anni all’autonomia scolastica, non tengono affatto conto di questa finalità. È un’autonomia che si è persa per strada perché è stata interpretata, spesso, come autonomia organizzativa fine a se stessa e/o come ampliamento dell’offerta formativa, la cosiddetta scuola dei progetti, o “progettificio permanente”. Se queste scelte non sono collocate all’interno di un processo finalizzato a elevare gli esiti formativi degli studenti, non sono strategicamente utili.
Per innovare costantemente il modo di far scuola e assicurare a tutti gli studenti la formazione di base in tutte le materie scolastiche è necessario progettare nell’ottica del curricolo verticale. Le educazioni vanno quindi abolite? Assolutamente no. Anzi alcune di queste, quali l’educazione ambientale e l’educazione interculturale, dovrebbero costituire le strutture portanti del curricolo. Esse sono talmente importanti che non possono essere relegate in progetti aggiuntivi. Quando ciò si verifica rimangono marginali. Mentre la sfida è particolarmente impegnativa, così come indicato dalle linee guida del congresso mondiale di Torino: “Un primo asse di ricerca è dunque in quale ethos e in quale oikos l’educazione ambientale trova il suo posto. L’etica che deve ispirare ad ogni livello l’educazione ambientale è un’etica della nostra relazione con la Terra e con gli altri esseri umani e con tutti gli esseri viventi, quindi è un’etica della solidarietà, della partecipazione democratica, del riconoscimento dell’alterità e delle differenze, del pluralismo, del rispetto dei diritti delle minoranze e della diversità di tradizioni, culture ed ambienti naturali. Questo quadro etico tiene insieme le problematiche della sostenibilità e di uno sviluppo umano purtroppo iniquo (Linea guida, p. 25)”.
Ma quali sono le caratteristiche fondamentali del curricolo? Quale è la differenza principale tra scuola del curricolo e scuola del programma? Che relazione c’è tra scuola del curricolo e scuola delle competenze? Se la scuola del programma era la scuola del canone prestabilito e rigido, la scuola del curricolo è quella consapevole che: a. occorre essenzializzare i saperi e renderli adeguati alle strutture cognitive e motivazionali degli studenti delle varie età. La scuola del programma seguiva una logica enciclopedica che la scuola del curricolo deve abbandonare definitivamente, coniugando la gestione dei saperi essenziali con l’organizzazione di un processo di insegnamento/apprendimento efficace; b. è necessario praticare metodologie e modalità relazionali innovative, capaci di motivare gli studenti, rendendoli attivi nella costruzione della propria conoscenza. Indicheremo questi due aspetti come didattiche laboratoriali. In sintesi saperi essenziali e didattiche laboratoriali costituiscono i cardini della scuola del curricolo.
Le competenze costituiscono indubbiamente una delle principali novità ministeriali e scolastiche degli ultimi dieci anni. A partire dall’esperienza ministeriale di Berlinguer esiste un patrimonio di riflessioni ampio, ma ciò che si verifica nella maggior parte delle scuole, spesso a partire da proposte di esperti nostalgici della programmazione per obiettivi, costituisce, purtroppo, la negazione di tutto ciò. La problematica delle competenze è stata nella maggior parte dei casi banalizzata, è diventata sostanzialmente una pratica burocratica consistente nella scrittura di elenchi di competenze di vario tipo (generali, di base, trasversali, specifiche, competenze chiave ecc.), che non ha modificato minimamente il modo di insegnare.
Invece “… l’aspetto importante da sottolineare è che quando parliamo di un apprendimento che fa diventare competente, noi ci riferiamo a qualcosa che si apprende fino in fondo, di cui si prende possesso, che si padroneggia. Non si tratta di memorizzare soltanto un’informazione che può esser subito dimenticata, che si assume magari per dovere o per benevolenza nei confronti dell’insegnante, informazione che si può verificare con un test oggettivo; parliamo invece di un apprendimento acquisito in profondità … Non è quindi apprendere per competenze, ma apprendere diventando competenti” (A.M. Ajello, in M. Spinosi, “Sviluppo delle competenze per una scuola di qualità”, Napoli, Tecnodid, 2010).
In conclusione scuola del curricolo e scuola delle competenze coincidono, o detto meglio, la scuola del curricolo costituisce il dispositivo culturale e metodologico che è in grado di realizzare la scuola delle competenze.
Per approfondire:
• M. D’Onofrio, M. Piscitelli, C. Fiorentini, “Percorsi curricolari di educazione linguistica, matematica e scientifica”, in Dossier Insegnare, 2008, n. 1.
• C. Fiorentini (a cura di), “Il curricolo verticale”, Rassegna, 2008, n. 36.
Carlo Fiorentini