La storia della Principessa Mary

C’era una volta, o forse due, o forse tre… Non si sa bene quante, tutti i Re avevano perso il conto. Ogni anno, sempre nello stesso periodo, la Principessa Mary White del regno di Incantevolandia cadeva in una brutta malattia. Ogni anno una malattia diversa si impossessava di lei, ma fortunatamente dopo ne usciva sempre bene.

Tuttavia in quest’ultimo anno non fu così.

La malattia imperversò sulla povera principessa per ben due mesi ed essa cadde in un lungo sonno. I suoi erano incubi, persone gigantesche la assalivano, grandi, profondi cerchi rossi la rinchiudevano dentro i suoi pensieri ancora più profondi.

Il padre di Mary, il Re Destino III, chiamò tutti i migliori dottori di Incantevolandia, ma ognuno se ne usciva senza aver concluso niente.

Qualche mese dopo si presentò a corte un Principe. Il suo nome era Rudolph Juan Restvoil, veniva dal regno di Malcantevolandia. Disse che si sarebbe occupato lui della principessa, d’altronde chi oltre ad un Principe avrebbe svolto meglio il compito di farla risvegliare?

Ma il caro Principe non aveva in mente di far risvegliare la Principessa bensì di farla morire. La malattia era una maledizione mandata dagli altri regni, ma visto che non aveva funzionato a portarla alla morte avevano escogitato questo stratagemma.

Mary era invidiata da tutte le Principesse degli altri regni per la sua bellezza e per il suo modo di fare così dolce.

Rudolph si era portato da Malcantevolandia una pozione che avrebbe dovuto utilizzare per togliere la vita alla Principessa. Lui era il prescelto selezionato dagli altri regni per uccidere Mary.

Ma ogni giorno, per una scusa o per l’altra, non ci riusciva mai e per questo motivo riceveva numerose minacce dagli altri regni: “Tu, tu, tu! Se non ti dai una mossa sceglieremo un altro incaricato! Sei un incapace!”.

Ma qualcosa bloccava il Principe nel compiere quel gesto fatale.

Ogni giorno che passava trovava sempre più “dolce” la Principessa e non riusciva a toglierle la vita. Se si doveva compiere quel gesto non voleva esserne complice.

Nel frattempo molti altri Principi mandati dagli altri regni si presentavano a corte per compiere loro il gesto tanto atteso.

Ma a Rudolph, ogni istante che passava con Mary sembrava uno dei momenti più belli della sua vita, anche se la Principessa continuava a dormire.

Il Principe decise di mettere tutto il suo impegno per far risvegliare la Principessa.

Non era di Rudolph la scelta ma del suo cuore.

Si impegnò tantissimo.

Piano piano, giorno dopo giorno, la principessa si riprese, ma ancora non aveva aperto gli occhi.

Rimaneva ancora una cosa da fare… c’erano gli altri Principi che volevano a tutti i costi compiere quel gesto fatale!

Rudolph, in preda al panico, decise di offrire da bere ai Principi. Ma in quella strana acqua era presente la pozione che si sarebbe dovuto utilizzare per uccidere la Principessa.

Una volta che i Principi furono tutti morti il lavoro fu più semplice.

Rudolph intuì che l’unico modo per far risvegliare la Principessa era l’odio.

Tutti l’amavano e quindi il contro incantesimo sarebbe stato l’odio. Ci provò, le parlava male, la insultava… Ma niente.

Forse doveva solo essere se stesso…

E fu così, che pian piano la Principessa si svegliò.

La chiave per essere amati da tutti è essere se stessi e il povero Principe l’aveva capito solo ora.

Al risveglio della Principessa i suoi occhi erano illuminati di gioia.

Mary, appena vide il Principe, si alzò in piedi. Capì subito che anche lei si era innamorata del Principe.

Il Re Destino permise ai due innamorati di andare a vivere insieme in una stanza del castello.

Due anni dopo ebbero una bellissima bambina di nome Stella. Era brillante come la madre.

E così, belli e brutti, bravi e cattivi, innamorati e non, vissero felici e contenti.

O quasi…

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Debora ha inventato questa storia per il compleanno di Chiara Longoni, che il 27 ottobre compirà 8 anni.

Auguri carissimi per i tuoi splendidi 8 anni! Un abbraccio grande dalla Pediatria del San Carlo e in particolare da Federica, Jussef, Riccardo, Jonatan, Beatrice, Asia, dai Vigili della Polizia Municipale di Milano e dalle volontarie ABIO.
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La scuola in ospedale San Carlo di Milano fa parte dei progetti Soave Kids:
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Debora Lombardo