Una storia di… ordinaria buona volontà

Cinque anni fa questa scuola media (ultima rimasta nel nostro Comune non inserita in un Comprensivo) aveva un tasso di ripetenza molto alto, casi di pluri-ripetenza grotteschi, alunni-adulti costretti a una frequenza improbabile, insegnanti disperati, impotenti e frustrati…

Neo-preside entusiasta, anche se inesperta, ho avuto la fortuna di incontrare un collegio docenti pronto a tentare la via del cambiamento, rimboccarsi le maniche e mettere in moto il cervello…

Oggi, questa stessa scuola ha ridotto drasticamente il livello di ripetenza al di sotto dell’1%, ha tutte le aule cablate con connessione a internet, è dotata di laboratori di ceramica, di mosaico in marmo (siamo a Carrara), di scienze, ha due biblioteche, un laboratorio di informatica e uno linguistico, ha un Comitato Genitori attivo e collaborativo che fiancheggia la scuola in tutte le iniziative e partecipa a molte delle attività di aggiornamento e formazione insieme ai docenti (sulla dislessia e la discalculia, sulla comunicazione adulto-preadolescente ecc).

Non siamo più bravi degli altri… ci siamo soltanto gettati anima e corpo in una piccola rivoluzione che, sfruttando quel poco di autonomia della scuola italiana, ha perfezionato in questi anni un modello di organizzazione didattica e una offerta che mettono al centro il successo formativo, il contrasto al disagio e alla dispersione, l’attenzione all’individualizzazione dell’insegnamento, l’ascolto dei ragazzi e delle famiglie.

Ecco alcune delle modifiche che abbiamo realizzato:
• Abbiamo concentrato il tempo scuola in cinque giorni, da lunedì a venerdì, con rientri pomeridiani (uno fino alle 17,00, per tutti, due in più fino alle 16,10 per il tempo prolungato). In questo modo, tutti i docenti sono presenti a scuola tutti giorni e si incontrano anche in modo informale con grande facilità, l’orario delle lezioni risulta più “didattico”, la segreteria è aperta anche il pomeriggio con evidente vantaggio per l’utenza.
• Abbiamo introdotto unità orarie di 50 minuti e due intervalli in un orario mattutino che arriva fino alle 13.20.
• I tempi di concentrazione dei ragazzi (e non solo) sono brevi, noi insegnanti siamo spesso verbosi, logocentrici, spinti da una autentica, ma non per questo efficace, passione che ci spinge a “spiegare”, a volte, per ore… I moduli orari di 50 minuti hanno costretto ognuno di noi a rivedere criticamente il proprio approccio alla “lezione”, a strutturarla e a calibrarla, ottimizzando tempi e metodologie. Abbiamo, inoltre, accorpato i moduli orari per quelle discipline che hanno bisogno di tempi più distesi.
• Il modello flessibile ha consentito anche di potenziare le aree di italiano, storia e geografia, matematica, inglese e di mantenere in orario curricolare un modulo di laboratorio informatico (eliminato dall’orario ministeriale con la riforma Gelmini), di garantire a tutte le classi alcuni moduli di compresenza per il recupero e il potenziamento delle competenze fondamentali.
• A questo modello organizzativo si affianca, poi, il lavoro per classi parallele, divenuto ormai una prassi consolidata. Il tentativo è quello di spezzare la rigidità del gruppo classe (almeno per qualche ora a settimana) per introdurre gruppi di livello, interesse o elezione. Si impiegano in genere tre docenti su due classi (con ricorso al Fondo d’Istituto), con gruppi meno numerosi per il recupero e più consistenti per le attività di potenziamento – consolidamento.
• Abbiamo accolto e valorizzato il lavoro di alcuni volontari, che ci aiutano a organizzare e gestire un’attività di doposcuola per tutti quei ragazzi che non hanno in famiglia chi può “sostenerli”. Abbiamo scoperto (l’uovo di Colombo) che il fatto di arrivare il mattino a scuola con i compiti eseguiti, aumenta quasi automaticamente l’autostima e la motivazione di tanti alunni in difficoltà, migliorando di conseguenza anche la capacità attentiva.
• Il rapporto stretto con il territorio, con le associazioni e con le scuole secondarie superiori fanno parte integrante del nostro modo di lavorare.

Non è stato facile, soprattutto durante il primo anno: molti docenti, pur avendo accolto la “riforma” (il Collegio aveva votato all’unanimità il nuovo POF), faticavano a sfruttare pienamente le compresenze e vivevano con ansia le “novità”. Le buone pratiche di alcuni Consigli di Classe hanno però funzionato da apripista e ora il modello organizzativo è ben rodato e comincia a incuriosire altre scuole vicine.

Insomma, abbiamo dimostrato che flessibilità può non essere una parolaccia…

La prossima meta che ci siamo proposti è portare l’esperienza del “Book in Progress” anche nella scuola media. Siamo già al lavoro!

Luciana Ceccarelli