Riflessioni di una  insegnante, che sente di dover parlare da remoto al mondo della scuola

 Vorrei proporre  alcune riflessioni dettate soprattutto dalla condizione speciale, unica direi, che coinvolge la scuola italiana  dalla fine della Seconda Guerra mondiale: la  chiusura di tutti gli istituti a causa di un evento gravissimo e imprevedibile, la pandemia dovuta a un virus sconosciuto che ha costretto l’intero pianeta a ripensare alle proprie certezze, abitudini, stili di vita. La chiusura forzata delle scuole, che in Italia si protrarrà ancora per molto tempo, è un danno gravissimo per tutte le generazioni future, dai bambini della materna fino agli universitari: la scuola è insieme educazione e formazione, e la presenza fisica in aula degli insegnanti, il rapporto diretto tra docente e allievi è un patrimonio psicologico, emotivo, passionale, difficilmente sostituibile con un tablet o uno smartphone da lontano, o meglio con un rapporto da remoto, che sembra essere diventata  la nuova espressione chiave. 

Mentre infatti vi sono materie, pezzi di sapere, per i quali la tecnologia è utile, anzi spesso indispensabile, e ben venga la grande pratica che se ne è fatta in questi mesi,  ve ne sono altre per le quali la competenza, la passione, la motivazione etica dell’insegnante sono ancor più preziose e  insostituibili. Vi sono, per esempio, alcune date significative della nostra storia a  partire dal secolo scorso,  attraverso le quali è possibile ricostruire la memoria della nostra storia: il 4 novembre 1918, il 25 luglio e l’8 settembre del 43, il 16 ottobre, il 24 marzo del 44, il 27 gennaio, il  25 aprile del 45, il 2 giugno del 1946. Sono momenti fondamentali della nostra storia che non sono semplicemente  date riportate da un libro di testo, rintracciabili in internet,  ma appuntamenti che in classe possono diventare occasioni di approfondimento, di discussioni,  di letture, di visione di film, di visite a musei, di incontro con testimoni, con scrittori, giornalisti, storici, registi, uomini di cultura. Il lavoro dell’insegnante di lettere soprattutto, ma non solo, è  davvero insostituibile: la sua testimonianza attraverso resoconti e racconti anche personali, la passione con la quale fa rivivere agli studenti questi momenti fondanti della nostra storia recente, sono l’unico modo per costruire una memoria collettiva del nostro Paese, così diviso ancora oggi da troppe divisioni dovute a  particolarismi, regionalismi, campanilismi. 

La letteratura e la poesia, la storia e il cinema, l’architettura e l’arte costituiscono un linguaggio che, mescolato con efficacia, può rendere coinvolgente, interessante, attuale un racconto della nostra vicenda collettiva a ragazzi di ogni età: tutto questo è possibile solo se il docente è autorevole, ha costruito nel tempo  un rapporto di fiducia e di affetto con gli alunni. Non importa se sia la maestra della scuola dell’infanzia o la professoressa  del liceo: quanti insegnanti sono diventati l’unico tramite per una consapevolezza, una maturazione, una crescita positiva nella storia di tanti di noi. La letteratura è piena di questi bravi maestri, di protagonisti di buone pratiche, di personalità che hanno lasciato  un  segno indelebile. 

Saper raccontare, leggere ad alta voce, suggerire letture, condividere la visione di film, ascoltare musica insieme, visitare i monumenti, conoscere la storia locale, sapersi mescolare con il mondo e le esperienze degli alunni, accettare i loro insuccessi, incoraggiare le loro mancanze, accogliere le differenze linguistiche e non farne uno strumento di discriminazione, saper ascoltare: questo è un modo valido di essere insegnante, e a questo sistema di rapporto quotidiano, fisico ed emotivo, che è necessario tornare quanto prima: la scuola è un bene necessario, indispensabile per il progresso di un Paese, e deve tornare quanto prima ad essere la vera, grande priorità economica e sociale del nostro.

Elisabetta Bolondi  Ha insegnato materie letterarie negli Istituti tecnici. Si è occupata sempre  di lettura, con il sito www.sololibri.net e con la libreria indipendente Koob di Roma.