Ricordo di Giancarlo Cerini

Giancarlo Cerini ci ha lasciato qualche giorno fa. Ne sono rimasti sorpresi in tanti, anche tra chi sapeva della sua malattia, perché fino all’ultimo non ha mai smesso di programmare riviste scolastiche, rilasciare interviste, partecipare a incontri  e attività di  formazione. Presidente dal 2018 della Commissione nazionale infanzia, il 15 marzo scorso ha presentato  le Linee guida pedagogiche per il sistema integrato 0-6, da cui è partita il 30 marzo la campagna nazionale di diffusione e di consultazione di tutti gli attori coinvolti. Giancarlo ci ha sempre tenuto molto  a promuovere e gestire anche di persona  la mobilitazione delle energie culturali, professionali, amministrative, politiche  necessarie perché innovazioni e  riforme non restino sulla carta. Ed era capace di farlo, misurandosi anche con i cori più stonati, con lo stile mite, il linguaggio pacato, il sorriso disarmante  di chi ha sempre fiducia nella possibilità di convincere e comunque di tirar fuori il meglio da tutti gli interlocutori, dentro e fuori la scuola. Perciò il vuoto che ha lasciato nel mondo dell’educazione è in questi giorni affollato di ricordi, apprezzamenti, ringraziamenti di insegnanti, dirigenti scolastici, associazioni, amministratori, e  sono molti quelli che lo salutano come un indimenticabile maestro. Colto, competente, esperto lo era davvero l’ispettore Cerini, che è stato insegnante nella scuola primaria, direttore didattico, laureato in pedagogia, autore  di numerosissimi testi sull’educazione e sulla didattica, a lungo capo degli ispettori dell’Emilia Romagna, con frequenti  incarichi nazionali presso il Ministero. Nella storia recente delle scuole primaria e  per l’infanzia ci sono sempre i segni delle sue riflessioni, anche in passaggi delicati come la valutazione dei dirigenti scolastici, il portfolio docenti, i piani nazionali di formazione degli insegnanti. 

Nelle riviste che ha guidato ha sempre dato voce anche alle proposte più controverse e  meno popolari: una carriera docente basata su meriti ed impegno, il middle management, l’articolazione di funzioni e figure professionali. Ma non è di sicuro solo questo  il motivo  di tanto rimpianto. Ciò che soprattutto lo rendeva speciale era, tra tanti bambinologi improvvisati, l’intelligenza  profonda dei bisogni educativi dei più piccoli e la convinzione che la scuola ha bisogno dell’impegno educativo delle comunità e delle istituzioni locali ( la sua Rivista dell’istruzione è la sola rivista scolastica capace di interessare anche i sindaci ). Tratti che rimandano ai padri nobili della pedagogia non accademica di qualche decennio fa: Loris Malaguzzi, Mario Lodi, Bruno Ciari, Sergio Neri, i suoi maestri. Ricordare Giancarlo Cerini è ricordare anche loro. 

 

Fiorella Farinelli Politica e saggista,  docente esperta di  istruzione e formazione, componente dell’Osservatorio nazionale per l’Integrazione degli alunni stranieri